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Terzapagina. "La cura dell'attesa", l'omaggio alle donne di Maria Pia Romano

La scrittrice, tornata da poco in libreria, col suo ultimo romanzo, festeggia già la prima ristampa: tra alte e basse maree, tra poesia e un "Salento nascosto", la storia di Alba dentro un percorse di trame emotive e suggestioni

LECCE - È tornata da poco nelle librerie, eppure, per chi ne ha seguito il percorso letterario, sa che da quel mondo non si è mai completamente allontanata, perché, in qualche modo, le appartiene: Maria Pia Romano, giornalista di origine campana, ma pugliese d'adozione e salentina per passione, ha dato alle stampe da poco il suo ultimo romanzo, "La cura dell'attesa", pubblicato (ed è un esordio, dopo anni trascorsi in altre case editrici) da Cosimo Lupo; eppure i circa venti giorni dall'uscita dell'opera hanno decretato un successo considerevole, visto che proprio in queste ore è stata annunciata la prima ristampa.

Dal titolo suggestivo alla scrittura semplice e diretta, "La cura dell'attesa" si presenta come un testo che si muove tra alte e basse maree, che coincidono con gli stati emotivi della protagonista, Alba (ingegnere meccanica attratta dai motori, forte in apparenza, ma allo stesso tempo interiormente fragile), con la sua ricerca dell'amore e soprattutto del suo confronto naturale con la poesia.

È quest'ultima inevitabilmente a caratterizzarsi come tratto distintivo del libro, quasi come un marchio di fabbrica dell'autrice, che per anni ha scritto e pubblicato versi, nutrendosi di letture e composizioni, nelle sue private "stanze di carta", affidando in consegna, nel romanzo, alla sua protagonista alcuni nomi del suo personale "pantheon". Da Verri a Bodini, passando per Rina Durante.

La poesia quasi come necessità a dettare i tempi alla narrazione, con incursioni accennate in figure minori (l'anziano di Ruvo che dà il benvenuto alla protagonista) ad altre presenze più decisive nel libro, come il professore maturo, con cui Alba vive una complessa storia d'amore. È un testo che trae, però, la sua forza più che dalla trama in sé dalle molte trame possibili, che Maria Pia Romano intreccia come una sapiente tessitrice.

C'è l'amore, per l'appunto, ma c'è soprattutto un omaggio al coraggio delle donne. Ci sono i luoghi, raccontati con la cifra stilistica dell'autrice, che sa renderli vivi, di carne, quasi visibili agli occhi del lettore. C'è la rappresentazione di un "Salento nascosto", più intimo ma non meno affascinante di quello raccolto nelle pagine de "L'anello inutile" (il precedente lavoro dell'autrice). C'è il senso dell'attesa, quella immediata ed annunciata sin dalle prime pagine del testo, di una nuova vita che cresce nel ventre della protagonista. Ma che è attesa del futuro, con lo sguardo rivolto al presente e con i ricordi a cullare l'ansia del domani. Un'attesa del "giorno dei giorni", quello della felicità, verso cui è quasi necessario aspirare.

Non sorprendono, pertanto, il successo immediato del romanzo, né la capacità narrativa di Maria Pia Romano: anzi, nella piacevolezza sospesa dell'attesa, la conferma è nel ritrovare una penna gradevole come la sua.

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