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Giovedì, 28 Marzo 2024
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La Taranta spicca il volo. A ballare in più di 100 mila

Orchestra brillante e trascinante, danze strepitose e ospiti immedesimati nella parte. Per Ludovico Einaudi un altro successo dopo quello del 2010. Grande commozione per l'omaggio a Uccio Aloisi

MELPIGNANO - La XIV edizione della Notte della Taranta si è conclusa alle 3.30 tra i fragorosi applausi della marea umana che ha affollato il piazzale dell'ex convento degli agostiniani. Non è possibile, a occhio, fare una stima realistica e allora ci si deve affidare ai dati ufficiali. Sia l'organizzazione che le forze dell'ordine concordano sul punto: quella di 100 mila spettatori è una stima per difetto. Ma se anche così non fosse, poco importa. Il ragno è vivo e vegeto, grazie soprattutto alla sapienza musicale del maestro concertatore Ludovico Einaudi, che conferma il successo della sua prima direzione.

Le defezioni dell'ultima ora - di Diego El Cigala e dei Chieftains - non hanno intaccato la quasi perfezione di un'architettura sonora che poggia sulle solide spalle di una orchestra completa, matura, trascinante, impreziosita dalle splendide voci femminili di Alessandra Caiulo, Alessia Tondo, Anna Cinzia Villani, Ninfa Giannuzzi, Stefania Morciano, Enza Pagliara, Maria Mazzotta. Strepitoso l'effetto scenico ma anche l'accuratezza tecnica delle danzatrici Maristella Martella, Lucia Scarabino, Silvia De Ronzo, Veronica Calati, Laura De Ronzo, Chiara Dell'Anna, Laura Boccadamo, Silvia Perrone (senza dimenticare Andrea Caracuta).

L'ampio spazio concesso al ballo è stato, insieme ad un preminente tocco di rosa, il tratto distintivo di questa edizione che consegna alla storia della manifestazione una certezza: non servono i nomi di grido né le apparizioni estemporanee. Einaudi, un anno addietro, ha trovato molti giovani talenti, li ha coltivati, li ha coccolati e ne ha tirato fuori artisti di primo livello. Dal primo all'ultimo elemento, a partire dal suo giovane assistente, Mauro Durante. Sulle gambe di questi giovani salentini la tradizione non corre il rischio da sperimentazioni fini a se stesse e questa consapevolezza è ancor più consolante nel primo anno senza Uccio Aloisi.

Commovente il suo ricordo: un giglio e un tamburello hanno fermato il tempo, mentre il gruppo che lo ha accompagnato per tanti anni, Robba de smuju (insieme ad Antonio Melegari, compaesano di Uccio) si esibiva sul palco. Chissà cosa avrà pensato poi quando, durante il Concertone, si sono levati fino in cielo quegli stornelli che tanto adorava, più della pizzica. Una Notte particolare, dunque, che ha dato il giusto spazio anche a questioni sociali - caporalato e deturpamento del territorio - rispetto alle quali la classe dirigente locale e, in seconda battuta, l'opinione pubblica, non possono più far finta di non sapere.

Come nel 2010, la scaletta si è rivelata coerente con il "ritorno" all'essenzialità del ritmo della tradizione popolare e gli innesti, ancora una volta, sono stati fecondi. Lo scorso anno i Tambours du Burundi convinsero pubblico e critica con la profondità delle loro percussioni, stavolta è toccato a Joji Hirota e The Taiko Drummers, alle prese con il tradizionale tamburo giapponese. Continenti diversi, strumenti simili, timbro identico che ti entra nella testa come un martello ma che non fa male.

Un derviscio rotante, come telecomandato da Mercan Dede in consolle, ha ripercorso le orme della danzatrice sufi che fu una delle rivelazioni della passata edizione. Di ottimo livello anche l'esibizione di Justin Adams e Juldeh Camara, impegnati in un lunghissimo Rillollalla. Confermarsi era difficile, si era detto alla vigilia. La prova dei fatti ha cancellato ogni dubbio: nella mani di Ludovico Einaudi la taranta può dormire notti d'oro. Fermarsi adesso per un anno sabbatico - al proposito circolano delle voci -, non avrebbe molto senso. Qualche anno addietro, forse, lo avrebbe avuto.

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