rotate-mobile
Mercoledì, 17 Aprile 2024
Eventi Giurdignano

Terzapagina. La tradizione popolare delle Tavole di San Giuseppe nel Salento

Una cerimonia antichissima che risale all'epoca medioevale, quando i nobili locali offrivano dei banchetti per i più bisognosi: col tempo si è evoluta in onore del santo. Epicentro l'hinterland otrantino, con Giurdignano capofila

GIURDIGNANO - Una tradizione popolare che da qualche anno è tornata prepotentemente alla ribalta: il 19 marzo di ogni anno in molti comuni del Salento, da Otranto ma più in particolare in realtà limitrofe come Giurdignano, Uggiano la Chiesa, Minervino di Lecce, Giuggianello si celebra il rito delle "Tavole di San Giuseppe".

Si tratta di una cerimonia antichissima che alcuni fanno risalire all'epoca medioevale quando i nobili locali offrivano dei banchetti ricchi di pietanze ai più bisognosi. Col tempo si è evoluta divenendo la celebrazione in onore a San Giuseppe di oggi.

In cosa consiste. È un rito particolarissimo che consiste nella preparazione, a casa di ogni devoto al Santo, di tavole ricche di pietanze, alcune delle quali legate esclusivamente a questa ricorrenza. Il 19 marzo, intorno a mezzogiorno, si da avvio ad una cerimonia che si conclude con il dono dei piatti ai "Santi", ovvero persone invitate dal devoto alla celebrazione e che ricoprono il ruolo di una delle tredici figure sacrali previste.

Chi prepara la tavola. Si tratta di persone che hanno ricevuto una grazia da San Giuseppe e che con questo rito, che molto spesso li accompagnerà per tutta la vita, danno compimento al voto fatto.

I "Santi". Il devoto alcuni giorni prima della celebrazione individua le persone che dovranno poi ricoprire il ruolo di un Santo. Le Tavole, a seconda del voto espresso, possono essere composte da un minimo di tre fino ad un massimo di tredici Santi; non possono però essere in numero pari. Le tre figure "sacre" minime, presenti quindi in ogni tavola, sono la Vergine Maria (ruolo quasi sempre ricoperto da una giovane vergine), Gesù bambino (solitamente un bambino o un giovane) e San Giuseppe (spesso una persona anziana). A questi si aggiungono, per la tavola da cinque elementi, Sant'Anna, e San Gioacchino; a quella da sette Sant'Elisabetta e San Giovanni; a quella da nove San Zaccaria e Santa Maria Maddalena; da undici Santa Caterina e San Tommaso; infine da tredici San Pietro e Sant'Agnese.

La tavola. Nei giorni che precedono la celebrazione, nelle case domina la frenesia dei preparativi. La tavola deve essere curata nei minimi dettagli ed imbandita con i prodotti della terra e i piatti tipici della tradizione contadina. Tra le varie pietanze un ruolo importante è ricoperto da un grosso pane (visibile in foto) di forma circolare e vuoto al centro. Sulla crosta riporta dei simboli che identificano il "Santo" a cui è destinato il pane; le tre sfere simboleggiano Gesù bambino, il rosario la vergine Maria, il bastone San Giuseppe.

Il rito. Il pomeriggio antecedente le celebrazioni il Parroco si reca nelle famiglie che hanno imbandito una tavola e provvede alla benedizione. Anche i "Santi" avranno cura di redimere i propri peccati attraverso la confessione e di arrivare alla celebrazione puri. Giunge così il 19 marzo. Intorno a mezzogiorno, subito dopo la fine della celebrazione religiosa in chiesa, i vari "commensali" si riuniscono intorno alla Tavola. Si dà così inizio al rito.

Il personaggio di San Giuseppe detta i tempi: inizia con l'assaggio di una pietanza accompagnata dalla preghiera. Una volta terminato tocca agli altri commensali procedere con gli assaggi, fino a che "San Giuseppe" non batte per tre volte la forchetta sul suo piatto; I commensali interrompono il pasto e iniziano con la preghiera.

Quindi un devoto introduce una nuova pietanza ed il ciclo si ripete. Tutto il rito è scandito dalle preghiere e dal rosario; tutti i partecipanti, commensali e presenti sono guidati da una voce narrante. Le pietanze che si succedono nell'assaggio sono nove e sono rispettivamente: lampascioni, vermiceddhri, bucatini al miele e con mollica di pane fritta, ceci bolliti in "pignata" (pentola in terracotta), cavoli lessi con olio d'oliva, il pesce fritto, lo stoccafisso al sugo e cipolle, le pittule e i "fritti" al miele, il finocchio. La bevanda presente è il vino.

La devozione al Santo e l'adempimento del voto può essere effettuato anche attraverso la preparazione di un pane particolare detto, appunto, pane di San Giuseppe. I devoti, nei giorni che precedono la festività, lo distribuiscono ai fedeli all'uscita dalla chiesa o procedono alla sua consegna passando casa per casa. Il ricevente del dono avrà cura di ringraziare il devoto recitando una preghiera, in genere il Padre Nostro e dedicandola al devoto. Il pane può essere accompagnato, o sostituito, da una piatto particolare del posto, una pasta chiamata "vermiceddhri".

La tradizione pare avere degli eguali in Italia, tracce sono segnalate in alcuni comuni della Sicilia e della Lucania. Proprio il comune di Giurdignano da alcuni anni, grazie all'opera dell'associazione culturale "Sant'Arcangelo de Casulis" ha avviato dei gemellaggi con questi comuni.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Terzapagina. La tradizione popolare delle Tavole di San Giuseppe nel Salento

LeccePrima è in caricamento