rotate-mobile
Sabato, 20 Aprile 2024
LeccePrima

"Gran Torino", Clint Eastwood colpisce ancora

Clint Eastwood, a pochi mesi dall'uscita di "Changeling", torna sul grande schermo con il suo ultimo film, "Gran Torino" nel doppio ruolo di regista e interprete

Clint Eastwood, a pochi mesi dall'uscita di "Changeling", torna sul grande schermo con il suo ultimo film, "Gran Torino" nel doppio ruolo di regista e interprete. Era dai tempi di "Million dollar baby" che Eastwood non si sceglieva come protagonista delle sue opere. Il coriaceo Clint è Walter Kowalski, un reduce della guerra di Corea, che ha appena perso la moglie e che non riesce a trovare conforto dalla vicinanza di figli e nipoti. Troppo diversi da lui, Walter non ha alcun punto di contatto con i suoi consanguinei che preferisce vedere il meno possibile.

Vive nei sobborghi di Detroit, città capitale dell'industria automobilistica americana, e trascorre le giornate da misantropo, come sola compagnia il suo cane Labrador e una birra fredda, unica passione una Ford modello Gran Torino che egli conserva gelosamente nel garage. Ex dipendente Ford (Kowalski ha, infatti, assemblato da solo i pezzi dell'amata auto), è uno dei pochi yankees rimasti nel suo quartiere, ormai culla di una molteplicità di etnie. Freddo, distante e pieno di pregiudizi razziali, troverà un'insospettabile, lenta intesa con la famiglia di origini asiatiche che vive nella casa affianco alla sua.

Il regista, in questo film, torna a trattare un argomento già affrontato in "Lettere da Iwo Jima". Se si conoscesse meglio l'altro (che in "Lettere da Iwo Jima" era rappresentato dal nemico giapponese) forse non lo si odierebbe davvero. Per Walter Kowalski, tutti gli asiatici, senza distinzioni, rappresentano la proiezione dei coreani da lui combattuti in guerra. Egli ha ucciso tredici vite, serba il ricordo di quelle morti nel subconscio e sfoga la sua frustrazione nei confronti del vicino di casa con gli occhi a mandorla. Uomo tutto d'un pezzo con mimica alla Callahan, non privo, però, di grande ironia, Kowalski non ama il diverso da sé (che sia tale per etnia, credo o per età), sarà il progressivo avvicinarsi dei vicini Tao e Sue, in seguito ad uno specifico avvenimento, a fargli allentare le difese, fino a portarlo alla catarsi finale.

Questo film etichettato come eccessivamente buonista negli Stati Uniti, è stato, invece, molto più apprezzato in Italia. Con un'ottima sceneggiatura, la pellicola risente un po' della statica interpretazione del vecchio Clint che, nonostante una nomination per "Gli spietati", non è mai stato un attore da Oscar.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Gran Torino", Clint Eastwood colpisce ancora

LeccePrima è in caricamento