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Sabato, 20 Aprile 2024
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"Il Salento riscopra la mobilità lenta per dare più valore al territorio"

Seconda tappa di interventi dal convegno "Laudato sii". L'ingegner Pierpaolo Cariddi invita a ripensare le infrastrutture

L’ecologia compie 150 anni. O meglio, a compiere gli anni è il concetto, formulato per la prima volta dallo scienziato tedesco Ernst Heinrich Haeckel. In realtà, le preoccupazioni per l’ambiente e lo studio delle interazioni fra organismi e habitat sono molto più antichi. Uno studio che nasce da amore e rispetto per la natura, valori che sono (o dovrebbero essere) intrinseci all’uomo stesso. Basti pensare al Cantico delle Creature di San Francesco d’Assisi, da molti ritenuto una sorta di primo manifesto ecologico della storia.

Ma qual è, oggi, lo stato dell’arte in campo ecologico? A maggio, a Otranto, s’è tenuto un convegno, significativamente intitolato “Laudato sii... per nostra sora terra - Salute, ambiente e alimentazione... il punto di vista dei cittadini”. Organizzato dall’associazione Sos per la vita onlus di Lecce, coordinata da Rita Tarantino, e dalla sezione locale della Lega Navale Italiana, presieduta da Walter Melissano, attraverso contributi di esperti del settore, ha provato a fare il punto della situazione. Sostegno e sviluppo della biodiversità, dati epidemiologici relativi all'incidenza dei tumori, il modello della dieta mediterranea, corretta alimentazione nei bambini, sono stati alcuni fra gli argomenti sviluppati. Il tutto, corredato spesso anche da dati di sicuro interesse.

C’è voluto un po’ di tempo, ma alla fine abbiamo raccolto la maggior parte di questi interventi e, piuttosto che proporre una sintesi, abbiamo deciso di pubblicarli integralmente, a puntate. Perché un riassunto rischierebbe di disperdere un sapere che, piuttosto, ha necessità di diffusione completa e senza filtri, in modo che ogni cittadino possa assumere consapevolezza. Di mezzo, c'è la salute di tutti.

Oggi, seconda tappa di questo piccolo viaggio, con il resoconto di Pierpaolo Cariddi, ingegnere di Otranto, che ha scattato una sorta di fotografia del Salento, con un racconto fitto di immagini in cui memoria , consapevolezza e difesa del territorio diventano gli elementi chiave per il sostegno e lo sviluppo della biodiversità.

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Territorio e sviluppo sostenibile: Riappropriarsi delle nostre Terre del “Buon Vivere” per un futuro sostenibile per tutti.

Quando mi hanno chiesto di intervenire in questo importante convegno sulla Salute e l’Ambiente, per una valutazione sul livello di sostenibilità degli interventi che oggi realizziamo intorno a noi, mi hanno reso un grande favore perché mi hanno dato l’opportunità di riflettere su come ogni nostro sforzo di rendere sostenibile ambientalmente ciò che facciamo sia del tutto inutile se poi non segue una nostra forte volontà di vivere le bellezze naturali che ci circondano.

La nostra visione della natura, infatti, è comunque omocentrica, nel senso che la natura per millenni, anche senza l’uomo, si è modificata: ci sono state estinzioni, formazione di nuove specie, il clima ha subito trasformazioni innumerevoli e spesso cicliche non certamente influenzate dall’uomo. Quando noi oggi ci poniamo come obiettivo quello di rispettare e mantenere il più possibile inalterato l’ambiente naturale che ci circonda, lo facciamo considerando i parametri di vivibilità dell’uomo.

E allora troviamo  il modo per godere di tutto questo, perché solo apprezzando svilupperemo maggiore sensibilità alla tutela. 

Per poter far questo, però, è ormai indispensabile ripensare i nostri ritmi di vita per cercare di sposare sempre più il concetto del VIVERE LENTO, solo così riusciremo a riscoprire che esiste ancora un mondo di valori profondi, di sensazioni, di emozioni intorno a noi.

A differenza di altri luoghi, nella nostra terra, nel nostro Salento, tutto questo possiamo ancora farlo.

Riuscire ad attuarlo significherebbe migliorare enormemente la nostra qualità della vita con notevoli benefici in termini di benessere  e quindi di salute.

Io faccio l’ingegnere e rifletto soprattutto su come le nostre scelte di pianificazione e di infrastrutturazione del territorio possano concretamente favorire questo percorso.

Un grossissimo contributo al vivere lento riusciremo certamente a darlo se saremo in grado di programmare e realizzare, sempre più, mobilità lenta.

Solo avendo la possibilità di abbandonare per alcuni momenti della nostra settimana l’automobile, e avventurarci in passeggiate a piedi o in bici, riusciremo a riosservare, riassaporare e riapprezzare quella natura che ci avvolge ma che nei ritmi frenetici del nostro tempo abbiamo sempre più allontanato da noi.

Costruire, quindi, più piste di trekking e piste ciclabili può considerarsi certamente uno dei più redditizi investimenti in termini di benessere e salute per una comunità .

Nel caso di Otranto, infatti, il tema della valorizzazione delle bellezze paesaggistiche e culturali attraverso un sistema di mobilità lenta è stato considerato come uno dei punti cardini della nuova pianificazione territoriale in fase di redazione.

Si sta lavorando sulla fattibilità di un progetto che consenta, con piste ciclabili e pedonali, il più possibile in sede propria, a volte anche sostitutive di quelle carrabili, per ridurre impatti e impermeabilizzazione di suoli, di collegare l’intero territorio comunale alla città, partendo dai laghi Alimini a nord fino a raggiungere il borgo di Porto Badisco a sud.

La sfida è quella di riuscire a trasformare l’impostazione vincolistica che incombe sui nostri Parchi in una risorsa e opportunità per l’intera comunità, in particolare per i giovani.

Partendo dalla città, dove vari luoghi saranno attrezzati e offriranno servizi di informazione e affitto delle attrezzature,  si svilupperanno vari percorsi che, in una natura incontaminata, racconteranno la nostra storia, la nostra cultura, la nostra gastronomia.

A nord saranno indirizzati verso l’area dei Laghi Alimini, condurranno sulle rive dei Laghi, nelle pinete già attrezzate per soste, pic-nic, e percorsi salute.

I residenti potranno raggiungere le spiagge con i lidi attrezzati in bici.

I turisti che sono ospitati nelle strutture ricettive potranno andare a mare con la bici.

A sud si potrà raggiungere l’Orte, il lago di Bauxite, diventato nel tempo uno dei luoghi più ricercati.

Da li ci si potrà spingere verso il faro di Palascia, dove raccontare il nostro mare.

Il faro è stato di recente ristrutturato e potrà diventare il collegamento tra l’area a terra del Parco e l’istituenda area marina protetta, con una attività di diving per esplorare non solo l’ambiente marino ma anche i vari siti archeologici sottomarini esistenti nell’area, accompagnati da guide professionali.

Proseguendo verso sud la passeggiata potrà far tappa nella Masseria Ceppano che recuperata potrà ritornare al centro di un sistema agricolo per stimolare una produzione biologica, magari con il marchio del Parco stesso.

Lungo questo percorso potrà trovare la sua valorizzazione anche la Grotta dei Cervi di Badisco.

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Si sta facendo di tutto per inaugurare la prossima estate una sezione museale preistorica al primo piano di questo Castello che avrà come elemento di grande attrazione proprio la grotta dei Cervi, con rappresentazioni 3D, altri filmati e reperti rinvenuti al suo interno, esposti per la prima volta.

La grotta per il precario equilibrio interno e anche per la sua conformazione non potrà mai esser visitata dal grande pubblico.

La ricostruzione degli ambienti più rappresentativi, in scala reale, in un Eco-museo ipogeo, realizzato fuori dal parco ma nel comprensorio in cui sorge l’importantissimo monumento preistorico, potrà far conoscere le grotte ad un pubblico vastissimo, come già accaduto per quelle francesi di Lascaux e quelle spagnole di Altamira.

Il museo potrà diventare il contenitore ideale per rappresentare tutta la fase preistorica del nostro Salento, con laboratori didattici e  scuola di archeologia.

Una giornata trascorsa spostandosi da un luogo all’altro, da Palascia a Ceppano, dal Museo alla costa e al mare, lungo questa rete di connessione lenta, potrà consentire a noi e ai turisti di immergerci in un mondo vicinissimo ma ormai percepito come lontano, spesso trascurato, dove la natura, la cultura, la storia si intrecciano e si raccontano a noi.

Tutto ciò migliorerà certamente la qualità della  vita di noi residenti e nello stesso tempo creerà anche qualità per un turismo delle emozioni .

Un territorio di grande valenza ambientale e culturale come il nostro deve attrarre ospiti che ricercano e sanno apprezzare lo spirito del luogo.

I turisti negli ultimi anni sono sempre più alla ricerca di luoghi  delle sensazioni, meno frenetici, per trascorrere una vacanza rilassante, a contato diretto con la natura, in compagnia dei suoi colori, dei suoi suoni, dei suoi sapori.

Solo con queste azioni sinergiche tra pubblica amministrazione, operatori privati, semplici cittadini sarà possibile raggiungere livelli sempre più elevati di qualità dei servizi e dell’accoglienza.

In questo modo il Salento si attesterà sempre più come  “terra dei tanti turismi” perché non accontentandosi del clima mite e del mare cristallino, metterà in campo una politica di marketing territoriale che declinerà i diversi punti di forza che Natura e Storia ci hanno consegnato nelle innumerevoli sfumature possibili, capaci di accrescerne l’appeal turistico: il mare, i laghi, i siti naturalistici, i centri storici, la campagna, l’ospitalità, il paesaggio, i tanti beni culturali. 

Sarà in questo contesto che  anche la nostra agricoltura, che sta faticosamente sperimentando nuove produzioni di qualità (l’olio, il vino, l’ortofrutta) potrà trovare la vetrina ideale per la promozione dei suoi prodotti a “chilometrozero”.

Potremo così sostenere ogni iniziativa dei nostri produttori “contaminando” il turismo con l’agricoltura e l’artigianato che trovano in loco la propria vetrina.

Ritorneremo, quindi, a quelle attività autoctone salentine (l’agricoltura, la pesca, l’artigianato) che da sempre inducono inevitabilmente verso un atteggiamento lento e riflessivo, riconsegnando alle persone una sensibilità verso i valori veri e profondi.

Solo “vivendo”, e non semplicemente “vedendo” o “visitando”, riusciremo a riscoprire la bellezza e l’intimo piacere di ciò che ci circonda e di ciò che ci ha preceduto.

Avremo la possibilità di riappropriarci del nostro territorio recuperando una memoria che non deve essere fine a se stessa ma deve aiutarci a vivere meglio.

Concludo questo mio intervento con una citazione di una frase di un  filosofo francese del XII secolo, il quale sosteneva che se l’uomo riuscisse a fare tesoro di ciò che lo ha preceduto, anche se nano, potrebbe salire sulle spalle dei giganti delle generazioni precedenti e come nani sulle spalle di giganti, potrà vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l'altezza del suo corpo, ma perché sollevato e portato in alto dalla statura del passato.

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