rotate-mobile
Martedì, 23 Aprile 2024
Politica

Nel Salento dei troppi comuni la lista civica è il nuovo carrozzone per il "buongoverno"

Tra un mese si vota per il rinnovo di 29 consiliature: solo due centri superano i 10mila abitanti. E il governo spinge per favorire le unioni e le fusioni. Intanto i partiti ricorrono a mani basse ad accordi trasversali in nome del "buongoverno"

LECCE – Sono 29 i comuni salentini chiamati al rinnovo della consiliatura in concomitanza con il voto per le elezioni europee. Di questi, sette hanno meno di 2mila abitanti, tutti meno due ne hanno meno di 10mila e solo Copertino supera la soglia dei 15mila che impone il doppio turno per la scelta del sindaco qualora nessuno candidato dovesse ottenere la maggioranza al primo.

La parcellizzazione amministrativa del territorio, retaggio di una tradizione municipalistica che in Italia è radicata da secoli, è uno dei nodi affrontati dai provvedimenti di riforma studiati dall’attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Graziano Delrio, secondo uno schema immaginato quando, con il precedente governo, era responsabile degli Affari regionali. Ci sono pochi dubbi, infatti, sulla necessità di procedere ad una riorganizzazione che punti ad una maggiore efficienza nei servizi al cittadino oltre che ad un risparmio in termini economici. L’orgoglio campanilistico, oltre che la difesa ad oltranza di qualche piccola posizione di rendita, sono ostacoli formidabili all’operazione di rinnovamento dell’architettura amministrativa che, è noto, rientra nel progetto più generale di eliminazione della funzione politica delle Province e nella creazione delle aree metropolitane.

Eppure, anche nel Salento, sono attivi da tempo movimenti che si impegnano per favorire la creazione di unioni tra Comuni o addirittura la fusione. L’associazione intercomunale “Cinque campanili” opera tra Taviano, Melissano, Racale, Alliste e la frazione di Felline. Il comitato “Pro Terenzano” sostiene la fusione tra Campi Salentina, Trepuzzi e Squinzano e infine l’associazione “Gaia” sensibilizza i cittadini sull’opportunità di accorpare le realtà di Patù, Gagliano del Capo, Corsano, Alessano, Tiggiano, Morciano di Leuca, Salve.

D’altra parte, in provincia di Lecce come altrove, le istituzioni sovra comunali si sono caratterizzate negli ultimi anni per una certa vivacità e visibilità: si pensi all’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina, a quella dei Comuni del Nord Salento o di quelli del Capo di Leuca. Coordinare l’erogazione di alcuni servizi, come la raccolta dei rifiuti o i trasporti, significa evitare sprechi. Concentrare le risorse, umane e materiali, in un luogo fisico piuttosto che in dieci, potrebbe voler dire aumentare gli standard di qualità. Perché, in fondo, si sta comunque parlando di ambiti territoriali racchiusi in pochi chilometri. Per percorrere i quali, da un estremo all’altro, ci vogliono al massimo 15 minuti.

Un altro aspetto che, in prossimità del voto, richiama l’attenzione è sicuramente quello del dominio incontrastato delle liste civiche. Dal crollo del muro di Berlino in poi, è diventato sempre più complicato presentare un programma chiaramente riconducibile a un simbolo. Il vero problema, però, non è che sono morte le ideologie, ma che sono finite le idee perché ci si è preoccupati troppo della sopravvivenza in tempi di crescente disaffezione.

E allora ecco perché, oggi, non fa più alcuna meraviglia vedere il tale amministratore dismettere una casacca, magari indossata durante una lunga militanza, e traghettare armi e bagagli dall’altra parte. Oppure stringere alleanze in nome del “buongoverno” con l’avversario di cui fino al giorno prima s’è detto peste e corna. Se bastasse la competenza, si potrebbe, a questo punto fare un concorso e mettere insieme una squadra di giovani e valenti laureati che ne capiscano di raccolta differenziata, di marketing del territorio, di mobilità sostenibile.

Le liste civiche sono diventate, nella maggioranza dei casi, il paravento dietro il quale si nasconde la pochezza della proposta  politica strutturata attorno alla forma partito. E allora ci si rifugia nella “persona perbene” per cercare di mettere la propria bandierina nella giunta, magari con l’assessorato all’Urbanistica o all’Ambiente. La partecipazione civica, intesa cioè come contributo della società che irrora nel sistema partitico stimoli e spunti di novità, ha perso oramai il suo senso complementare per diventare solo un vestito presentabile nel giorno della festa.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Nel Salento dei troppi comuni la lista civica è il nuovo carrozzone per il "buongoverno"

LeccePrima è in caricamento