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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Salvemini rilancia sui conti: "La polemica politica esasperata diventa farsa"

Il sindaco replica alle valutazioni e alle stime fatte dal centrodestra che ha voluto denunciare le presunte bugie alla base dell'aumento della Tari

LECCE - Ignorare il piano economico finanziario, non curarsi delle lacune del servizio, far finta di nulla davanti ai decreti ingiuntivi. Sarebbe bastato questo, secondo il sindaco di Lecce, per evitare la decisione certamente impopolare aumentare la tassa sui rifiuti: “Ma chi governa deve avvertire su di sé la responsabilità anche delle scelte difficili: quando esse sono assunte per rispetto delle leggi e tenendo conto dell’interesse pubblico”.

Carlo Salvemini, lette le argomentazioni fatte dai consiglieri di centrodestra nella conferenza di questa mattina, ha replicato parlando di “esasperazione della polemica politica trasformata in farsa”. Il punto di partenza è relativa alla consistenza effettiva degli incrementi del tributo, che l’amministrazione ha stimato in media del 7 per cento per le utenze domestiche: questo significa, ha ricordato il primo cittadino che c’è certamente chi paga di più ma anche chi versa meno rispetto al passato. In più ci sono oltre 2mila cittadini che hanno ottenuto una compensazione, per un totale di mezzo milione di euro, sulle quote variabili calcolate erroneamente negli anni passati (circostanza verificatasi anche in altri comuni italiani).

Se Perrone ha sostenuto l’infondatezza delle previsioni economiche – un milione e mezzo di euro - per l'allargamento del capitolato d’appalto con Monteco al fine di rendere omogeneo il servizio in tutto il territorio comunale (nelle marine, ad esempio non c’è il porta a porta), Salvemini precisa che “la revisione contratto, entro il cosiddetto quinto d'obbligo – previsto per rimediare ai buchi di un capitolato licenziato dall’amministrazione Perrone - è formalizzata in una proposta che è stata consegnata all'amministrazione comunale dalla Monteco già nella scorsa consiliatura”.

Il sindaco parla di vere e proprie incongruenze a proposito del nodo legato ai contenziosi in corso: “Nei confronti di Ambiente e Sviluppo si parla di un debito dell'ente nei confronti del privato di 200mila euro. In realtà, come già evidenziato nella relazione del 29 marzo redatta a supporto del Piano economico e finanziario del 2018 e sottoscritta dai dirigenti del Settore Ambiente e del Settore Tributi, il giudizio arbitrale definito con lodo nel dicembre 2017, relativo all'adeguamento della tariffa per lo smaltimento del rifiuto indifferenziato, indica un debito di 2,5 milioni oltre interessi e spese di legge”. Perrone ha invece citato l’importo di 200mila euro, più di dieci volte inferiore.

Anche su un’altra battaglia giudiziaria, quella relativa al conferimento nell’impianto di cdr di Cavallino gestito da Progetto Ambiente “il Comune di Lecce paga già la somma di 112 euro a tonnellata da novembre 2017, per effetto di una sentenza che ha visto la Regione Puglia soccombente nel giudizio relativo alla congruità della tariffa precedente (di 79 euro a tonnellata). Somma di 112 euro peraltro considerata  non congrua dall'azienda (che ne chiede 125 a tonnellata) che ha per questo adito il Tar Lazio”.

“Ricapitolando – aggiunge il sindaco: oggi il Comune di Lecce dovrà certamente pagare, qualunque dovesse essere l’esito del contenzioso, per le annualità fino al 2013 la differenza tra i 112 euro a tonnellata riconosciuti alla ditta e i precedenti 79. Dal 2013 al 2017 il debito è già cristallizzato e per la differenza tra i 79 e i 112 euro a tonnellata il Comune di Lecce ha già ricevuto decreto ingiuntivo. In attesa del giudizio sull'ulteriore adeguamento preteso dalla ditta, per il quale l'amministrazione non ha ancora accantonato prudenzialmente i fondi, si attende l'esito del giudizio di primo grado”.

Per quanto riguarda invece la questione ecotassa, per cui si attende il giudizio del Consiglio di Stato e che, aveva ricordato Perrone, potrebbe riportare nelle casse del Comune una somma considerevole, Salvemini chiarisce nel piano economico finanziario non può essere inserita una voce oggetto di contenzioso e che comunque si tratta di molto meno dei quattro milioni citati dall’ex sindaco.

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