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Fondi per dottorati e ricerca “insufficienti”. L’Adi chiede una mobilitazione

L’associazione leccese che difende i diritti dei ricercatori punta il dito contro “l’umiliazione” della categoria. Si teme per il prossimo ciclo di dottorato

LECCE- Chiedono una grande mobilitazione contro “l’umiliazione costante dei dottorandi e dei dottori di ricerca che faticosamente provano a costruire il proprio percorso umano e professionale in condizioni precarie e in un clima di sfiducia generale”. Sono seriamente preoccupati per “le prospettive drammatiche della ricerca nel nostro ateneo: le ultime sedute del Senato accademico e del Consiglio di amministrazione, infatti, ci restituiscono una situazione allarmante”. Sono le parole di Enrico Consoli, portavoce dell’Adi di Lecce, l’associazione dei dottorandi italiani.

Oggetto del malcontento le cifre stanziate per il dottorato di ricerca e per gli assegni di ricerca derivanti dal Fur (Fondo unico per la ricerca) che, a detta dei diretti interessati, sarebbero “insufficienti”. “Anzitutto, per quanto riguarda il dottorato di ricerca, consideriamo un fatto positivo che il 32esimo ciclo venga garantito, sebbene le risorse stanziate per le borse di studio rimangono stabili rispetto allo scorso ciclo e in calo rispetto a quelli ulteriormente antecedenti (la cifra di un milione e 963mila  euro garantisce l’erogazione di 34 borse di studio, al netto di eventuali risorse aggiuntive”, proseguono.

Ma a destare maggiore preoccupazione, come si legge nella nota inviata dalla sezione locale di Adi,  la situazione del corso in Scienze del patrimonio culturale attivo presso il Dipartimento di Beni culturali, che avrà necessariamente bisogno di ulteriori fondi per incrementare le borse di studio pena l’impossibilità di far partire il 33esimo ciclo, vedendosi decurtato l’importo complessivo dell’anticipazione di circa 36mila euro disposto dal cda nel mese di aprile dello scorso anno.

“Per quanto riguarda lo stanziamento di fondi destinati ad assegni di ricerca, il livello di sottofinanziamento è palese e allarmante. Tutti i dipartimenti, infatti, finiscono per finanziare frazioni di assegni, perdendo rispetto allo scorso anno l’equivalente di un assegno di ricerca. Nonostante le manovre compensative (per garantire l'80 per cento a tutti i dipartimenti) si è comunque sotto la cifra stanziata lo scorso anno prima della rimodulazione del Fur approvata nell’aprile  2016. Una situazione molto preoccupante, che penalizza anzitutto i nuovi dottori di ricerca (che, ricordiamo, vengono monitorati per tre anni ai fini dell'accreditamento dei corsi di dottorato e sono parte attiva nella qualità della ricerca dei dipartimenti) e che può avere ricadute anche gravi nel breve periodo”, dichiarano.

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