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Area ex Massa, tutto dipende dal responso sui reperti

Si attende il parere della Soprintendenza su quanto ritrovato nel sottosuolo. Ma già nel '97 una relazione dell'Università smentiva la rilevanza archeologica del sito. Intanto il cronoprogramma slitta

LECCE - Sui reperti ritrovati in piazzetta Tito Schipa aleggia un piccolo mistero. Solo dopo averlo svelato i lavori per la realizzazione della nuova struttura, un centro direzionale e una zona mercato, con parcheggi annessi, potranno partire. i resti e i reperti ritrovati hanno valore archeologico? La zona è recintata dal 7 marzo ma nel cantiere fino ad ora si sono svolte le operazioni di carotaggio, indispensabili per dare alla Soprintendenza le indicazioni utili per la redazione delle prescrizioni che dovranno essere recepite nel progetto esecutivo.

Una vicenda dai molteplici risvolti, che va oltre la querelle tra la ditta De Nuzzo, che si è aggiudicata l'appalto, e l'architetto Gianni Francia. Inizialmente avevano firmato insieme il progetto preliminare ma si sono successivamente separati per divergenze sulla versione definitiva, tanto da presentare due elaborati diversi (per il Comune vale quello della De Nuzzo). Infatti, fino al completamento dei lavori non si potrà chiudere il cerchio attorno al Piano della viabilità fortemente voluto dall'assessore Giuseppe Ripa e che, proprio in quella zona, ha un suo snodo fondamentale. E' chiaro che lo slittamento del cosiddetto cronoprogramma nuoce a tutti: istituzioni, commercianti, cittadini.

Proprio del rispetto dei tempi si è discusso a Palazzo Carafa in commissione Lavori pubblici, presieduta da Gigi Valente, e richiesta dal consigliere del Centro Moderato Wojtek Pankiewicz. Presente anche l'assessore competente, Gaetano Messuti, che non più tardi di marzo aveva parlato di fine giugno come termine per l'avvio del cantiere (https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=26176). L'amministratore ha dichiarato che ora la palla è nelle mani della Soprintendenza: se i reperti (alcuni dei quali sono stati trasportati presso l'Università del Salento) verranno considerati di rilevanza archeologica allora il progetto dovrà essere necessariamente adeguato, altrimenti si darà via libera alla versione definitiva che diverrà tale e quale esecutiva.

Eppure una valutazione c'è già stata, circa quindici anni fa, Messuti ha ricordato infatti che nel 1997 il Dipartimento dei beni culturali dell'Università di Lecce (allora si chiamava così) consegnò una relazione che, sulla base di cinque saggi in profondità, escludeva la presenza di un'area archeologicamente interessante e che l'anno successivo vennero fatti i rilievi georadar per capire se valesse la pena effettuare altre verifiche. "Sono stati fatti fino ad ora tutti gli accertamenti richiesti da Università e Soprintendenza", ha precisato Claudia Branca, responsabile del settore Lavori pubblici del Comune.

Pankiewicz, al termine della seduta, ha chiosato così: "Le solite calende perroniche". Alla commissione hanno assistito anche Beppe D'Ercole, dell'associazione Vivere Lecce, Giovanna Falco, studiosa di beni culturali e Oronzino Invitto, dell'associazione culturale "Mario Perrotta" che chiede che gli scavi vengano approfonditi e che, senza rinunciare alla riqualificazione dell'area, venga valorizzata la parte sottostante nell'ottica di inclusione in un percorso a vista di storia dell'architettura in luogo del mega parcheggio "che non farebbe altro che attirare altre auto nella già collassata viabilità del rione San Lazzaro a ridosso di Piazza Mazzini".

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