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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

“Benvenuti al Sud”. Non è un film, ma un addio all’Università del Salento

Giorgio Zavarise è delegato del rettore per l'edilizia e la manutenzione. Attacca gli "interessi baronali, sindacali e politici" che avrebbero orchestrato la campagna contro Laforgia e preannuncia il suo ritorno al Nord

 

LECCE - Il professor Giorgio Zavarise è delegato del rettore per l’Edilizia universitaria. Come altri suoi colleghi, non è rimasto indifferente alle polemiche che stanno sferzando l’ateneo come un vento freddo di tramontana e ha voluto esternare le sue riflessioni che qui riportiamo integralmente.  Indagini della magistratura, lotte di potere interne, direttore generale costretto alle dimissioni: l’Università del Salento appare sempre di più sull’orlo di una crisi di nervi.

Nato in provincia di Treviso nel 1959, Zavarise si è laureato a Padova, in Ingegneria civile, nel 1986. Ricercatore del 1993,  cinque anni dopo è diventato professore associato al Politecnico di Torino. Nel 2006, infine, ha vinto un concorso come professore ordinario presso l’Università del Salento dove è diventato uno dei più stretti collaboratori del rettore, in un comparto strategico che nei prossimi anni sarà interessato da opere per oltre cento milioni di euro.

“Bella questa terra. L'ho scoperta sei anni fa, scendendo dal profondo nord quando ho accettato una cattedra all'Università, e me ne sono innamorato. Inaspettatamente, lo confesso, qui ho trovato un vero e proprio tesoro nascosto di storia, cultura, tradizioni. La bellezza dei centri storici, delle coste e dei pianori leggermente ondulati e ricoperti di ulivi ti entra nell'animo per lasciarti senza respiro. Qui ho trovato nelle persone una gentilezza squisita e per me sconosciuta. Sono arrivato con il timore di sentirmi sperduto, e sono stato accolto con così tanto calore che mi sono sentito a casa”.

“Triste questa terra. Triste vedere come quotidianamente la squisita umanità dei singoli si dissolva nel collettivo. Qui qualsiasi pubblica istituzione funziona come se avesse sabbia negli ingranaggi. Qui tutto è più difficile, qualsiasi pratica, qualsiasi pezzo di carta deve essere sorvegliata a vista di passo in passo, per evitare che si perda. Qui il senso civico della collettività è inspiegabilmente al di sotto del senso civico dei singoli”.

“Terribile questa terra. Terribile vedere come spesso e volentieri il rispetto per le istituzioni venga ignorato, e l'interesse privato di pochi squallidi figuri non si fermi davanti a niente. Terribile vedere come la dignità di persone e istituzioni possa essere infangata e calpestata per meschini interessi personali che tutti sanno e vedono, e tutti tacciono. Per questo, di fronte allo scempio in atto sull'Università, il silenzio di tanti che lasciano che tutto questo accada è diventato assordante”.

“A fronte di una campagna palesemente orchestrata ad arte da un coacervo di squallidi interessi sindacali, baronali e politici, ben pochi hanno avuto il coraggio di parlare in difesa dell'istituzione universitaria. Terribile leggere certi comunicati encriptici, che dicono e non dicono, in perfetto stile mafioso, rivolti a scoraggiare una trasparente raccolta di firme e favore del rettore. Terribile vedere squallide persone che con ignobili mezzi ottengono altrettanto ignobili risultati, e per questo vengono assunte alla gloria degli altari mentre, tantissimi docenti, tecnici, amministrativi e studenti, che non meritano tutto questo fango, lavorano tutti i giorni con serietà e dedizione”.

“Quanto fatto dal rettore Laforgia in questi anni per cambiare in meglio la nostra università è sotto gli occhi di tutti. Ovviamente, nessuno ha mai preteso un consenso bulgaro su tutte le sue scelte. Io stesso talvolta non ne ho condivise pienamente alcune, e penso sia giusto così, poiché sono un suo delegato, ma non per questo un suo servo, e rivendicherò sempre la mia autonomia di pensiero. Mai però, anche di fronte a ipotetiche, accese divergenze, mi permetterei di infangare l'università cui appartengo per questioni personali; per mia fortuna non appartengo a questa cultura e a questa scuola di pensiero”.

“Angosciante questa terra. Angosciante vivere in una terra che riesce a produrre tutte queste mostruosità. Qualche giorno fa ho detto ai miei studenti che me ne voglio andare. Ho scelto tanti anni fa di fare l'universitario per passione, e questa mia passione non è compatibile con quello che accade da queste parti. Voglio tornare nel mio profondo nord, dove questi attacchi scriteriati all'università per meschini interessi personali sono semplicemente inimmaginabili. Qualche giorno fa ho detto anche ai miei studenti che spero che fra vent'anni, quando l'età li avrà portati a ricoprire ruoli di rilievo in questa società, sapranno cambiarla profondamente, in meglio. Io da ieri me ne voglio andare, ma penso che tornerò in vacanza da queste parti... magari fra vent'anni”.

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