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Giovedì, 18 Aprile 2024
Politica

La beffa di Nardò, le primarie, il partito della nazione. Tre domande al segretario Pd

Per Salvatore Piconese la sconfitta di Marcello Risi è frutto anche di una certa sottovalutazione. A Blasi che chiede le primarie replica: "Non decide lui"

LECCE – Il segretario provinciale del Pd, Salvatore Piconese, chiude con soddisfazione il bilancio delle elezioni amministrative, nonostante l’imprevista battuta d’arresto a Nardò, secondo comune per numero di abitanti dopo il capoluogo.

“Il dato  a Lecce è in controtendenza rispetto a quanto succede in Puglia e a livello nazionale. Il Pd ha portato a casa oltre la metà dei comuni chiamati al voto, il risultato è forse tra i migliori d’Italia. E’ chiaro che il risultato di Stefano Minerva è straordinario, rimane un sincero rammarico per Nardò”.

Quali sono le ragioni di quella sconfitta?

“Sicuramente il tasso di astensione che è stato più alto rispetto al primo turno. Poi credo che sia mancata una spinta finale del partito e di alcuni dirigenti a favore di un’amministrazione che in cinque anni aveva costruito un percorso importante. C’era stato uno sforzo importante del gruppo dirigente nella ricostruzione del centrosinistra”.

Tra un anno si torna al voto per la maggior parte dei comuni, tra questi Lecce: il consigliere Blasi chiede insistentemente le primarie. Cosa avete intenzione di fare?

“Per prima cosa bisogna costruire il perimetro della coalizione partendo da una sorta di stati generali con chi, assieme al Pd, vuole aprire una nuova stagione di cambiamento. Per quanto riguarda le primarie saranno il partito e la coalizione a decidere, non certo Sergio Blasi”.

Ma lo schema che avete in mente è quello del partito della nazione?

“E’ un termine usato dai giornalisti in modo strumentale. Per partito della nazione intendo quello che intendeva Alfredo Reichlin nel maggio del 2014, un partito che ha come orizzonte politico l’interesse generale del paese, non quello che fa riferimento a situazioni parlamentari”.

E in effetti lo storico dirigente del Pci così si espresse all’indomani degli ottimi risultati ottenuti dal Pd alle elezioni europee, ma non troppo tempo dopo aggiunse che Renzi aveva tradito, adottando una linea trasformista, quell’idea di un grande partito riformista in grado di affrontare le questioni nazionali irrisolte, a partire dal Mezzogiorno

“Io credo che comunque il perimetro del centrosinistra debba essere quanto più inclusivo possibile – chiude il segretario -, non possiamo rinchiuderci all'interno di quello che è stato in questi anni il centrosinistra, ma dobbiamo aprirci a nuove forze, a chi considera possibile un’alternativa alla maggioranza attuale che governa la città”.

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