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Biomasse, è bagarre in attesa del Consiglio comunale

Gli ambientalisti non ottengono Palazzo Adorno per la conferenza e parlano sui gradoni di Santa Croce. E intanto la commissione consiliare al Comune si blocca con l'arrivo di un documento di Italgest

Succede di tutto questa mattina nei pressi della chiesa di Santa Croce, nel cuore del centro storico leccese. Due gli appuntamenti previsti: il primo a Palazzo Carafa, dove la riunione congiunta delle commissioni urbanistica e ambiente sarebbe dovuta pervenire alla formulazione di un parere circa l'approvazione del progetto di costruzione di un impianto per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile "biomassa" (in parole povere ottenuta attraverso la combustione di olio vegetale grezzo), proposto dalla società Italgest Energia nel 2007, e la cui messa in atto è subordinata alla decisione che verrà presa dalla riunione del Consiglio comunale prevista martedì 3 febbraio; il secondo, presso palazzo Adorno, dove avrebbe dovuto tenersi la conferenza stampa promossa da tutte quelle associazioni locali che esprimono un giudizio fortemente critico e contrario alla realizzazione delle centrali a biomassa.

E due anche i colpi di scena: il rifiuto della Provincia, arrivato ieri sera tramite un fax firmato da Giovanni Pellegrino, alla disponibilità di ospitare all'interno di Palazzo Adorno la conferenza in cui i sostenitori del fronte contrario alla costruzione delle centrali avrebbero dovuto esporre e discutere le loro motivazioni, giustificato dal presidente con il fatto che "sull'insediamento nel territorio di Lecce della centrale a biomasse si è già tenuta una conferenza dei servizi, cui dirigenti provinciali hanno partecipato, esprimendo, nei limiti delle competenze provinciali, un parere positivo, sia pur condizionato da prescrizioni". Inoltre, aggiunge Pellegrino" non mi sembra opportuno che in una sede della Provincia si esprimano ragioni di dissenso, che gli uffici provinciali non sono stati messi nelle condizioni di valutare".

E subito dopo l'arrivo della notizia che i lavori delle commissioni comunali erano stati sospesi come conseguenza dell'arrivo, durante la riunione, di un nuovo documento, elaborato dalla Italgest, che modifica alcuni aspetti del progetto iniziale. In tutto questo, un gruppo di dipendenti dell'azienda promotrice del progetto, distribuiti lungo la strada che ospita questi due edifici, difendono e diffondono la posizione dell'azienda, la quale definisce il progetto come una grande rivoluzione verde per l'economia salentina, in quanto permetterebbe al contempo di riconvertire 20mila ettari di terreno attualmente abbandonati o caratterizzati da coltivazioni in crisi, nella produzione di energia pulita, e di sviluppare benessere sociale mediante le sue ripercussioni nell'ambito occupazionale e in quello dell'offerta dei servizi collegati alla produzione di elettricità. In questo senso - secondo Italgest - l'opposizione alla costruzione di centrali a biomasse, rappresenterebbe esclusivamente il frutto di un falso e mistificatorio ambientalismo e di una cattiva gestione politica, responsabili di aver creato un clima inutile e non scientificamente fondato di allarmismo sociale.

Si crea un clima teso, confuso e incerto, dove la discussione che infervora le due opposte fazioni dei dipendenti dell'Italgest e dei rappresentanti delle associazioni locali, si aggiunge al problema di questi ultimi di trovare un'altra sede dove tenere la conferenza, che alla fine verrà individuata nella scalinata della chiesa di Santa Croce. Mentre continuano le polemiche dei sostenitori del progetto dell'Italgest, introduce l'argomento Giovanni Seclì, dell'associazione "Forum ambiente e salute", annunciando il presidio di protesta contro la centrale previsto a piazza Sant'Oronzo per domenica prossima, e presentando questa iniziativa come un modo per informare i cittadini "sui rischi e le conseguenze dell'erronea coincidenza, cui si fa riferimento per giustificare la creazione di centrali a biomasse, fra le energie rinnovabili, come gli oli vegetali che verrebbero utilizzati dalle centrali, e quelle eco-compatibili, ossia quelle che non producono danni per l'ambiente".

Continua Antonio De Giorgi, rappresentante dell'associazione "Grande Salento", il quale definisce l'iniziativa dell'Italgest "una conseguenza diretta dell'assenza di una pianificazione completa e integrata sulle condizioni che devono regolamentare la produzione di energia su nostro territorio". "È questa situazione", continua De Giorgi, "la principale responsabile della possibilità di utilizzare questi vuoti di indirizzo della politica locale, per porre in essere una logica selvaggia e speculativa di insediamenti energetici nel salento e in Puglia. Quella che viene presentata come un'opportunità di sviluppo è invece l'inizio di una strada senza ritorno verso l'ulteriore stravolgimento del territorio salentino ".

Interviene poi il presidente della sezione provinciale della "Lega italiana per la lotta contro i tumori", Giuseppe Serravezza, il quale insiste sul fatto che il rifiuto delle centrale si inserisce in discorso molto più ampio, legato alla prevenzione primaria, ossia alla promozione di ambiente salubre e quindi privo di "gas serra", come quelli che verrebbero sprigionati dalla combustione dell'olio vegetale. Conclude gli interventi Nandu Popu, uno dei componenti del gruppo Sud Sound system, lanciando un'accusa diretta a coloro "che si sentono autorizzati a venire nel Salento e fare ciò che vogliono, trattandoci e facendoci sentire dei terroni". "Se si continua a sfruttare il territorio salentino in maniera indiscriminata, invece di preservare il nostro patrimonio ambientale in grado di attirare il turismo da ogni parte del mondo", aggiunge "Arriveremo a bruciare anche noi insieme alla biomassa". Insomma, le premesse di ulteriori scontri e polemiche, soprattutto in vista della decisione del Consiglio comunale, sembrano essere state saldamente costruite e riaffermate nell'arco di una sola mattinata.

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