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Bruni: "Dopo Cossiga, Napolitano il miglior presidente degli ultimi 25 anni"

Il neo senatore del Pdl parte dall'elezione del 2006 non condivisa ma sottolinea: "Ha saputo conquistare con equilibrio e senso delle istituzioni pure il consenso dei moderati". E per il successore: "Serve metodo condiviso"

LECCE - "Tutti ricordano che il centrodestra non fu coinvolto nella scelta del Presidente Napolitano nel 2006. Per tale motivo, la prima reazione di molto di noi dinanzi a quella elezione non fu positiva, anzi vi fu grande amarezza; ciò anche in considerazione del fatto che la coalizione dell’Ulivo non aveva vinto nettamente le elezioni di quell’anno, finite con un quasi-pareggio.

Dopo quelle sensazioni iniziali, il settennato di Napolitano ha, invece, registrato un crescendo di consensi anche nello schieramento moderato, a tal punto che molti esponenti del Pdl, già qualche mese addietro, hanno tentato di riproporre il nome del vecchio capo della corrente migliorista del Pci come Presidente anche per il 2013/2020.

A cosa si deve tale sentimento di stima così accresciuto? Certamente al grande equilibrio, al pieno senso delle istituzioni, alla notevole capacità di mediazione rivelata da Giorgio Napolitano. Per quello che può contare il mio giudizio personale, facendo un bilancio dei presidenti che ho potuto conoscere negli ultimi venticinque anni, dopo Francesco Cossiga, Napolitano è stato certamente il miglior capo dello Stato (ovviamente per motivi molto diversi, ma anche in stagioni completamente differenti).

La particolare bravura di Napolitano si è dimostrata in specie nell’ultimo anno e mezzo, allorché, di fronte ad una crisi economica di dimensioni notevoli, è riuscito ad assicurare la piena governabilità del Paese, portandolo senza grandi traumi alla fine della sedicesima legislatura e, peraltro, gestendo in maniera molto abile il 'post-elezioni' senza una maggioranza parlamentare.

Dopo la stagione di Giorgio Napolitano, sarà difficile trovare un nuovo capo dello Stato con le stesse doti e la medesima autorevolezza. L’auspicio è che il metodo di una larga condivisione aiuti tutti i partiti ad individuare non il 'meno peggiore', non colui che possa dare meno ombra ai capi-partito, bensì un presidente che si ponga da subito l’obiettivo di una riconciliazione tra  le forze politiche, consentendo una nuova stagione di dialogo tra moderati e progressisti così da render praticabile (dinanzi ad un’Italia divisa in tre) il metodo della 'Grosse Koalition', che tanto bene ha fatto alla Germania.

Non è importante, quindi, il nome di un candidato, quanto il metodo di condivisione posto alla base della scelta. È successo, infatti, che l’elettore di centrodestra si sia riconosciuto di più in un ex comunista dialogante, come è stato Napolitano, che in un democristiano un po’ fazioso (per usare un eufemismo), come fu Oscar Luigi Scalfaro".

Francesco Bruni, senatore del Pdl

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