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Martedì, 23 Aprile 2024
Politica

Caporalato, il ddl diventa legge. Pene più severe per i responsabili

Approvata con 346 voti a favore e nessuno contrario. Messaggi di soddisfazione dal viceministro Teresa Bellanova e dal deputato Salvatore Capone

ROMA – Forse non sarà la cura definitiva, ma è già un potente balsamo lenitivo su quella piaga. La piaga del caporalato. Il disegno di legge contro il fenomeno diventa, finalmente, legge. E l’autorità giudiziaria considererà “caporalato” anche quella serie di soprusi e messa in soggezione anche in assenza di violenza fisica. Con 346 voti a favore e nessuno contrari (si sono astenuti i deputati di Forza Italia e Lega) e dopo l’approvazione in Senato dello scorso primo agosto, giunge la svolta normativa per fare un po’ di luce nel grigiore legislativo di questi anni. Una giornata di festa nazionale, che coinvolge soprattutto la Puglia e il Salento: da sempre tra i territori maggiormente colpiti da alcune pratiche di sfruttamento dei lavoratori stagionali. Come si è visto, del resto, nelle recenti vicende di cronaca finite nelle aule di tribunale.  La Camera ha approvato, in via definitiva, la nuova norma - voluta dal ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina - che  non soltanto inasprisce le pene per i responsabili, portando da uno fino a sei il numero di anni di reclusione, ma introduce altre forme di garanzia, o così si spera, per le eventuali vittime. L’arresto in flagranza di reato, tanto per cominciare, e la confisca dei beni come per le associazioni di stampo mafioso.  Sono anche stati previsti interventi economici, a favore dei lavoratori. Inoltre, il provvedimento indica anche la possibilità del controllo giudiziario sull’azienda, senza dover necessariamente spedire gli stagionali a casa senza un lavoro.

Parole di soddisfazione dalla politica locale sono giunte dalla viceministro allo Sviluppo economico, Teresa Bellanova, e dal deputato democratico Salvatore Capone. Quest’ultimo, in particolare, ha dichiarato: “ Approvando in via definitiva la Legge contro il lavoro nero e lo sfruttamento del lavoro in agricoltura e per il riallineamento retributivo nel settore agricolo, oggi il Parlamento ha sancito una verità indiscutibile: tutela del lavoro, rispetto delle lavoratrici e dei lavoratori, legalità e qualità devono essere gli elementi portanti dell’agricoltura italiana, al nord come al sud. Non più ghetti, non più braccianti immigrati o italiani vittime, spesso mortali, dei caporali e dello sfruttamento del lavoro.  Ecco perché considero la Legge che abbiamo approvato pochi minuti fa un atto rilevantissimo e una risposta che il Paese doveva alle donne e agli uomini, italiani o immigrati non fa differenza, che nelle campagne italiane non hanno trovato condizioni di lavoro degne ma sfruttamento e barbarie. Ed è fondamentale sottolineare come agricoltura di qualità e sfruttamento del lavoro siano uno la negazione dell’altra e che scegliere la legalità è un valore che fa bene alle imprese e ai lavoratori. Solo così può essere spezzato il circolo vizioso che consente ai caporali di governare e sfruttare la rete di manodopera bracciantile e alle imprese di trarne profitto. Per questo è importante ribadire che il ruolo delle imprese agricole e delle associazioni di categoria è fondamentale, e che nella Legge non si annida alcun intento punitivo”.

“Una risposta di civiltà alle tante, troppe azioni criminose compiute sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori vittime di caporalato”, sono le prime parole di Teresa Bellanova. “Una legge che con il presidente Renzi avevamo promesso alla famiglia di Paola Clemente (la bracciante agricola morta sui campi pugliesi nella torrida estate del 2015, ndr), e alle donne e agli uomini come lei vittime di condizioni di lavoro inumane, di caporali senza scrupoli, dell’intreccio perverso tra imprese agricole e organizzazione illegale del lavoro. Una legge che dovevamo alle lavoratrici e ai lavoratori immigrati che hanno vissuto nelle nostre campagne condizioni di lavoro e di vita disumane, trovando tuttavia il coraggio di denunciare. Abbiamo ribadito spesso, in questi anni, quanto fosse necessario combattere il caporalato come si combatte la mafia, come occorresse la mobilitazione di tutti per sconfiggerlo: istituzioni, imprese, associazioni, parti sociali, cittadinanza attiva. La legge approvata oggi è una occasione straordinaria perché punta a colpire e punire  sia l’intermediazione che lo sfruttamento della manodopera, caporali e aziende, prevede confisca dei beni, arresto in flagranza, estensione della responsabilità degli enti, responsabilità del datore di lavoro, controllo giudiziario sull’azienda senza interruzione dell’attività, indennizzi per le vittime, rafforzamento della Rete del lavoro agricolo di qualità”.

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