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Centri commerciali inibiti ai leccesi? Lo scontro tra Salvemini e Ciccarese

Scoppia la polemica tra i due sindaci di Lecce e Cavallino per la diversa interpretazione sugli spostamenti tra comuni per fare la spesa. Aduc dice sì e afferma che il decreto è chiaro. Centrodestra leccese: "Uscita inopportuna"

LECCE – “Voglio andare andare a fare la spesa nel centro commerciale di Surbo o in quello di Cavallino, posso?”: la domanda posta da tanti cittadini leccesi ha ottenuto risposte diametralmente opposte dai sindaci. Per quello di Lecce, Carlo Salvemini, è un sì, per il sindaco di Cavallino, Bruno Ciccarese invece la risposta è no.

Le diverse interpretazioni del nuovo decreto ministeriale che inaugura la fase 2 dell'emergenza coronavirus stanno confondendo le idee alle persone che da giorni cercano di capire come muoversi da lunedì 4 maggio in poi.

Se il resto sembra ormai chiarito, resta però da sciogliere il nodo delle grandi strutture commerciali che chiaramente attirano acquirenti dei comuni limitrofi. Salvemini giustifica la sua posizione favorevole ricordando che per i leccesi, recarsi nei punti vendita di Cavallino e Surbo, può rappresentare anche un'occasione per risparmiare, in un periodo di forti ristrettezze economiche. In più, spiega il sindaco del capoluogo, nel nuovo Dpcm è scomparso l'obbligo di rimanere nel proprio comune, quindi si può andare a far la spesa a patto di essere soli: “Chi annuncia che procederà a sanzionare i cittadini provenienti da altri comuni si assumerà la responsabilità di questa decisione”.

Il riferimento è chiaramente rivolto al primo cittadino di Cavallino che sul punto si è mostrato inflessibile: “Lo spostamento in un comune diverso per fare semplicemente la spesa non è consentito, a meno che non si dimostri tramite autocertificazione, soggetta a successiva verifica, che i prodotti da acquistare siano irreperibili presso gli esercizi del proprio comune”.

Ciccarese ha anche avvisato che la polizia locale di Cavallino continuerà ad effettuare assidui servizi di controllo mirati a verificare tale motivo di spostamento da altri comuni. Il sindaco ha rassicurato che “sono già state poste in essere misure idonee e tempestive al fine di tutelare l’incolumità pubblica dei nostri cittadini nel rispetto del decreto ministeriale vigente”.

La nota polemica di Aduc

Nella diatriba tra Salvemini e Ciccarese si è inserita l'Aduc che, in tono polemico, attacca il Comune di Cavallino: “Non ci interessa la polemica, ci interessa invece sapere sulla base di quale norma il comune di Cavallino possa affermare che si può andare in altro comune a fare la spesa solo autocertificando che nel proprio i prodotti siano irreperibili stando poi a loro, dopo, la verifica. Non è chiaro in che modo verificherebbero, ma non è questo il punto. La polizia municipale di quel comune è molto attiva nel verificare il rispetto delle prescrizioni. Forse però in questo caso è andata un po’ oltre. Anzi, senza forse”.

L'Associazione diritti utenti e consumatori entra poi nel tecnico, approfondendo la materia del decreto ministeriale 22 marzo che consente gli spostamenti, per necessità, solo nel proprio comune.

“Tra le necessità è sempre stata compresa quella di andare a fare la spesa – precisa Aduc - . Il ministero dell’Interno aveva comunque chiarito che tra gli spostamenti consentiti vi era quello per l’approvvigionamento di generi alimentari nel caso in cui il punto vendita più vicino o accessibile alla propria abitazione sia ubicato in un altro comune”.

“Con il Dpcm del 26 aprile lo spostamento per necessità può avvenire anche entro l’ambito regionale. È chiarissimo sul punto l’articolo 1 della norma. Non c’è più il riferimento al comune. Dov’è il riferimento agli articoli irreperibili? Quale interpretazione fa propendere per quella soluzione?”, si chiede l'associazione che rinforza così la posizione del sindaco di Lecce.

In più, ricorda l'associazione, “al fine di svolgere l’attività motoria o sportiva è consentito anche spostarsi con mezzi pubblici o privati per raggiungere il luogo individuato per svolgere tali attività. Non è consentito svolgere attività motoria o sportiva fuori dalla propria regione”.

Il riferimento dell'associazione è quello delle domande poste al governo: non una fonte normativa, dunque, ma pur sempre un’indicazione.

“Cosa intende fare la municipale di Cavallino: multerà chi da Lecce o da un altro comune va a correre sul suo territorio? Oppure se vado a passeggiare in prossimità di un centro commerciale è tutto in regola?”, chiede polemicamente l'Aduc.

Opposizione contro Salvemini

Intanto, contro il sindaco Carlo Salvemini si schiera l'opposizione di Palazzo Carafa. In una nota congiunta, Erio Congedo, Luciano Battista, Roberto Giordano Anguilla, Gianmaria Greco, Andrea Guido, Rino Martini, Giorgio Pala, Andrea Pasquino e Oronzino Tramacere fanno sapere che, a loro avviso, l'usicta del primo cittadino "è stata inopportuna se non proprio sbagliata". I consiglieri della minoranza affermano di non voler entrano nel merito giuridico circa le interpretazioni del Dpcm, pur ritenenendo che "la situazione avrebbe suggerito prudenza visto che la norma sembrerebbe consentire questa possibilità solo in caso di comprovata esigenza; il condizionale è d’obbligo - aggiungono - considerata l’approssimazione nella redazione di decreti nazionali e ordinanze regionali che hanno letteralmente disorientato i cittadini, aziende, operatori e amministratori locali con norme confuse e contraddittorie".

Rimarcando, poil la "mancanza di bon ton istituzionale che avrebbe consigliato una preventiva concertazione con sindaco e commissario dei comuni tirati in ballo", ritengono che la questione sia "squisitamente politica o meglio di sensibilità politica. Ci saremmo infatti aspettati dal sindaco di Lecce l’invito a rivolgersi ai negozi di vicinato leccesi non solo per alimentare l’economia cittadina che vive, al pari di quelle di altri comuni, una situazione molto difficile, ma anche come gesto di attenzione e di riconoscenza verso quegli operatori commerciali che in regime di lockdown hanno tenuto aperti i propri esercizi e garantito alle fasce più deboli della nostra città, come anziani e malati, la consegna a domicilio di beni di prima necessità magari senza riuscire nemmeno a coprire le spese". 

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