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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Clima teso: l'eterno nodo delle aree mercatali e le minacce a Salvemini

Il rogo che ha distrutto ieri alcuni box a Settelacquare è di origine dolosa. Nell'attesa che le indagini facciano il loro corso, la presa d'atto di una opposizione su alcune scelte strategiche che non nasce all'improvviso

LECCE - Ci sono davvero pochi dubbi sulla dolosità del rogo che ieri ha distrutto quattro box dell'area mercatale di Settelacquare: le fiamme cioè si sono sviluppate perché qualcuno lo ha voluto. Del resto come può un incendio accidentale propagarsi in così poco tempo in più strutture costruite con materiale  resistente al fuoco, come l'alluminio e pannelli coibentati?

Si tratta di una questione centrale, anche per sfatare quelle voci, prevedibili come la successione tra la notte e il giorno, per le quali potrebbe essere stata la distrazione di qualche clochard ad aver causato il rogo. In realtà i senzatetto che hanno trovato riparo a Settelacquare si contano sulle dita di una mano e i loro giacigli si trovano in box diversi e distanti da quelli colpiti dalla fiamme. Loro sono stati informati già da tempo a breve tutta l'area deve essere liberata per consentire il trasferimento degli ambulanti di piazza Libertini, sito del centro cittadino che deve essere liberato per una fruizione culturale e diversa dello spazio antistante il castello di Carlo V e dove da dicembre è stata riaperta la grande porta di accesso al maniera.

Commercianti contro il trasferimento a Settelacquare

Ma sono pochi i commercianti ad accettare di buon grado la soluzione: la maggior parte è molto determinata nel resistere alla decisione che, va ricordato, non è di questa amministrazione ma della precedente che più volte, con vari bandi, ha provato a portare a compimento il trasferimento per il quale i box sono stati realizzati, parecchi anni addietro, con l'investimento di oltre un milione di euro di fondi comunali. La giunta Salvemini intende chiudere il ciclo e per questo martedì è stata approvata una delibera per la regolamentazione del commercio nelle aree storiche della città, sottilineando il valore architettonico della piazza, già messo in evidenza da un decreto ministeriale del 1983 e rafforzato dall'entrata in vigore nel 2004 del Codice dei beni culturali.

I commercianti però lamentano il salto nel buio perché Settelacquare non ha la stessa centralità e temono, lì collocati, di perdere incassi. Non che ora le cose vadano bene, a giudicare dal pagamento della tassa di occupazione di suolo publbico: a dicembre, nel corso di una commissione consiliare, è emerso che dei 50 operatori commerciali di piazza Libertini solo 5 erano in regola. Nelle casse della Dogre, che si occupa della riscossione, manca oltre mezzo milione di euro nel quale si segnalano posizione debitorie che vanno da poche migliaia di euro e qualche decina.

La situazione è chiariamente tesa, come dimostrano anche alcuni commenti inseriti su facebook, non certo generosi nei confronti del primo cittadino. In uno, visibile sulla bacheca dell'ex assessore Guido fino al pomeriggio di oggi, un uomo aveva scritto alcune ore prima dell'incendio: "Caro Salvemini. TI SEI DATO LA ZAPPA SUI PIEDI. NON puoi nemmeno immaginare il danno che provocherai. CAZZI TUOI DOPO. Avvisato". In un altro, su diversa bacheca, lo stesso autore ammoniva: "Salvemini stia attento a non commettere questo errore. Se ne pentirà amaramente".

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Il portavoce dell'associazione dei commercianti di piazza Libertini, Francesco Grasso, respinge al mittente ogni sospetto di qualche nesso tra il rifiuto al trasferimento e il rogo di ieri, preannunciando invece querele: "Gli avvenimenti che si sono susseguiti nelle ultime ore ci obbligano a prendere posizione ferma e decisa dinanzi a tanta infamia che alcuni media e gente comune ci stanno rivolgendo. Siamo letteralmente basiti dalle accuse, più o meno celate dalla paura di querele per calunnia che faremo comunque per tutelare la nostra dignità di lavoratori e brave persone, che ci lanciano. Gli associati hanno povertà da vendere, probabilmente, ma non devono certo recitare un miserere. Non si sarebbero mai e poi mai prestati ad un atto sovversivo di questa natura. La pacatezza dei toni e del confronto sta contraddistinguendo il lavoro degli ultimi periodi. Volevamo, e vogliamo ancora, un tavolo di concertazione con le forze politiche. E ci riusciremo. Anziché questo terribile atto ci saremmo incatenati sotto il portone municipale".

Il precedente di piazza Libertini

La questione delle aree mercatali è sempre molto rilevante nelle vicende leccesi: ci sono state forti resistenze, durante la precedente amministrazione, nell'accettare il trasferimento di quello bisettimanale da viale Giovanni Paolo II a via Bari e ancora oggi le lamentele per la perdita di clienti sono diffuse tra chi espone.

Ma a Lecce si ricorda anche molto bene la determinazione con cui Adriana Poli Bortone fece smantellare, sempre in piazza Libertini, il mercato coperto con la tettoia Liberty che da decenni insisteva proprio a ridosso del castello. In quella circostanza fu pesantemente insultata durante un consiglio comunale tanto da essere indotta alle lacrime: una esperienza che lei stessa ha ricordato di recente, quando è stata invitata da Salvemini all'apertura della seconda porta del castello. L'episodio si risolse con tanto di scuse e una rosa da parte della persona che superò la zona riservata al pubblico per urlare la propria rabbia all'allora sindaca. Altri tempi.

Fornari: "Non ci faremo intimidire"

Naturalmente saranno le indagini a ricostruire la responsabilità per l'accaduto, una volta confermata l'origine dolosa, ma il rogo ha fatto scattare l'allarme. L'avvocato Giuseppe Fornari, promotore dell'associazione Una Buona Storia per Lecce a sostegno della candidatura di Salvemini, prende nettamente posizione: "Esprimiamo preoccupazione, ma nello stesso tempo la massima fermezza nel condannarlo, per l’atto dal chiaro sapore intimidatorio avvenuto questa notte in città. Il rogo dei box, in zona Settelacquare, dove è previsto il trasferimento dei commercianti di Piazza Libertini è un bruttissimo segnale. Nessuna delle forze politiche che sostiene l’amministrazione Salvemini, derogherà di un millimetro al segno fondativo e distintivo del nuovo ciclo politico che si è aperto in città con l’elezione del sindaco: il cambiamento. Nessuno di noi si farà intimidire, sia chiaro".

Il Pd: "Riqualificazione unica scommessa"

Solidarieà al sindaco e invito a proseguire nell'azione amministrativa arriva anche dal Pd, in un nota del capogruppo Antonio Rotundo: "Alla magistratura spetta il compito di accertare il carattere dell'incendio di ieri a Settelacquare atto che condanniamo fermamente; ma è del tutto evidente che se si tratta di un avvertimento all'amministrazione comunale per le decisioni assunte occorre che si sappia chiaramente che il progetto di realizzare una grande e qualificata area mercatale non solo non è  revocabile  ma al contrario andrà avanti in maniera più spedita e determinata.  D'altronde l'obiettivo di riqualificare quell'area dopo le scelte profondamente sbagliate della vecchia giunta che hanno prodotto il più  totale abbandono ed il degrado piu assoluto rappresenti l'unica scommessa su cui puntare per rilanciare quella zona della città". 

MoVimenti: "Valorizzare prodotti artigianali"

L'associazione MoVimenti, che alle scorse elezioni amministrative ha sostenuto invece in prima linea la candidatura di Mauro Giliberti (che ha espresso la sua personale solidarietà al sindaco) propone una soluzione di mediazione che, comunque, implica un trasferimento dei commercianti che attualmente esercitano in piazza Libertini: 

"Suggeriamo di non cancellare un pezzo di storia, piuttosto di riqualificare l’area mercatale di Piazza Libertini, migliorando la rete di offerta e sostenendo la valorizzazione dei prodotti dell’artigianato tipico locale, compatibile con l’apertura del Castello Carlo V per facilitare il passaggio pedonale come cerniera fra Piazza Mazzini e Piazza Sant’Oronzo. Contemporaneamente, sono urgenti interventi repressivi mirati e costanti contro l’abusivismo commerciale e l’acquisto di prodotti contraffatti, facendo leva sul senso di appartenenza della comunità leccese e sul danno che si produce a se stessi e alla collettività".

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