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Chiamatelo "Sud". E Adriana ora aspetta le mosse di An

Sarà presentato a Lecce l'8 marzo il movimento politico della senatrice uscita fuori da An. E questa sera ha incontrato la stampa per parlare del suo movimento politico. E a Palazzo Carafa si vedrà

Sud. Cominciate a chiamarlo semplicemente Sud, il movimento politico di Adriana Poli Bortone. E che a Lecce sarà presentato ufficialmente il prossimo 8 marzo. Mimose e politica. Due righe scarne per anticipare ai giornalisti le linee programmatiche in un comunicato stampa che invitava stampa, tv e web presso l'hotel President, questa sera alle 18.

La senatrice, ormai lontana ad An, giunge con la mezzora accademica di ritardo, accompagnata dai consiglieri di maggioranza al Comune di Lecce Fausto Giancane e Angelo Tondo, dall' ex sindaco di Specchia Antonio Lia, già, anche lui (ex Pd), e Nicola Fugis, ex presidente della Provincia di Brindisi. In sala Severo Martini, assessore ai Lavori pubblici e la consigliere Francesca Mariano.

Chi si aspettava di avere risposte sugli scenari politici che si potrebbero configurare da qui a poco a Palazzo Carafa, e propedeutici per le amministrative a Palazzo dei Celestini, è rimasto deluso. Maggioranza a rischio? "Dipende da altri, non certo da noi". Gianni Garrisi, An, assessore alle Politiche ambientali, candidato alla presidenza della Provincia? Attendere, con sfrigolio di mani, se Alleanza nazionale avrà gli attributi per confermarlo, con le voci che lo danno già nel movimento politico della Poli Bortone, anche se non ha sottoscritto il documento politico.

Adriana Poli Bortone si è invece soffermata a lungo del perché nasce il "Sud": "Abbiamo avvertito l'assenza di democrazia interna ai partiti. Io per esempio non sono stata eletta, ma semplicemente nominata senatrice, e questo mi imbarazza non poco. E poi è sotto gli occhi di tutti la forte carenza della rappresentanza territoriale dei partiti". Tanti gli argomenti toccati dalla parlamentare, dal federalismo, all'economia, come la proposta di accorpare le banche popolari in un'unica banca per il Sud.

Ma, facendo un passo indietro, nessuno certamente poteva pensare che le dichiarazioni di Adriana Poli Bortone, giunte da Todi come un treno in corsa sui già fragili equilibri del centrodestra salentino, fossero passaggi indolore. E sono bastate, infatti, poche ore per rimettere tutto in discussione: trema Palazzo Carafa, dove è iniziata una lenta resa dei conti, dopo mesi di tensioni, tra l'area che sostiene la scelta dell'eurolady e i fedelissimi del sindaco, Paolo Perrone. Cinque consiglieri, più un indeciso, e due assessori sembrano pronti a schierarsi con l'ex sindaco, ma c'è chi sostiene possano essere persino di più. Lo stesso coordinatore regionale Francesco Amoruso, intervenuto ieri nella federazione di An a Lecce, per promuovere una mozione che sancisse l'entrata del partito nel Pdl, ha dovuto fare i conti con un drammatico risultato: due soli esponenti di An, presenti a Palazzo Carafa, hanno firmato la mozione, cioè Roberto Martella e Massimo Alfarano; gli altri si sono tutti apertamente schierati con la Poli. Per qualcuno, sul risultato ha influito la stessa presenza della senatrice, materializzatasi in modo inatteso in federazione, e che probabilmente ha diffidato gli indecisi della propria corrente a non cambiare idea in extremis.

Preso atto della situazione, Amoruso ha dichiarato il proprio dispiacere per la scelta della Poli di non aderire al Pdl : "Lei faceva parte del Comitato dei Cento - ha esordito Amoruso - per la costituzione del Pdl, e, in Puglia, ha capeggiato le nostre liste al senato". Amoruso ha poi chiarito che l'indicazione del partito unico è arrivata dall'elettorato stesso di centrodestra e che il percorso del Pdl realizza a tutti gli effetti il sogno del compianto Pinuccio Tatarella. Ma poi il coordinatore regionale si è espresso sulle ripercussioni del nuovo movimento della Poli: "A giorni incontreremo il sindaco Perrone, per fare chiarezza sulla coalizione di governo. Non tollereremo situazioni di confusione e di ambiguità. Se An è nel Pdl e c'è qualcuno che non è d'accordo deve chiarirlo. Valuteremo la situazione del comune di Lecce e vedremo se i numeri consentiranno di proseguire l'azione amministrativa".

Una lotta di numeri, dunque, su cui Amoruso, subentrato all'eurolady, ha detto la sua, sostenendo l'irresponsabilità di far conseguire al rifiuto di una mozione, la scelta di non appoggiare più contemporaneamente la maggioranza al comune di Lecce. Un'ipotesi, che si rivelasse reale, metterebbe Perrone in una maggioranza oscillante e che lo potrebbe portare a chiedere sostegno numerico a qualche consigliere di opposizione, per rafforzare la propria leadership cittadina, facendo ricorso ad un sostanzioso rimpasto di giunta.

La tensione è stata alta, per tutta la giornata, con il consigliere Martella, che ha chiesto le dimissione del capogruppo di An, Paolo Cairo, difeso a sua volta, da Angelo Tondo, altro nome in quota Poli; e con lo stesso Cairo critico sulle affermazioni del coordinatore regionale Amoruso. Nella discussione, è tornata a dire la sua la stessa responsabile del Movimento per il Sud, Adriana Poli Bortone, che ha evidenziato il ritorno "fuori tempo massimo" della "cultura partitocratrica": "In un periodo in cui il quadro politico italiano è in forte evoluzione nella composizione e scomposizione di tante componenti - ha affermato -, qualcuno pretende di confondere percorsi politici e percorsi amministrativi. L'automatismo sommessamente indicato dal senatore Amoruso fra la firma negata ad una mozione di Alleanza Nazionale e la crisi del Comune di Lecce è da irresponsabili". La Poli chiarisce che il "patto fatto fra gli elettori ed una coalizione non viene assolutamente meno", forti di "oltre 10.000 preferenze": "Se altri - spiega - hanno intenzione di mettere in crisi l'amministrazione comunale di Lecce, se ne assumano fino in fondo la responsabilità, sapendo, però, che in tutta la Puglia, a partire dalla Bat, potrebbe avvenire qualcosa di analogo. Il che credo non convenga a nessuno". Nominati, intanto responsabile provinciale per Lecce del movimento, Angelo Tondo, e per Taranto, Savino Torraco.


NEL CENTROSINISTRA, QUASI FATTO PER LA CAPONE CANDIDATA

Mentre intanto l'Udc, tramite il commissario provinciale Totò Ruggeri, rivela il fallimento del "bipartitismo" portato avanti da Pdl e Pd, e dimostra, senza tuttavia farvi accenno, una certa soddisfazione per la scelta della senatrice Poli Bortone di non "sposare" il Pdl, a sinistra, si continua a discutere sul candidato: ormai è certa la scelta caduta sulla vicepresidente, Loredana Capone, "benedetta" da molti esponenti del Pd salentino, e dallo stesso presidente uscente, Giovanni Pellegrino. E se nei giorni l'unica voce dissonante era stata quella del deputato ed ex inquilino di Palazzo Celestini, Lorenzo Ria, a dire no ad una scelta imposta dall'alto è il sindaco di Melpignano, Sergio Blasi, che torna a chiedere le primarie per l'indicazione del candidato: "Personalmente - afferma Blasi - resto a quanto stabilisce lo statuto: e, cioè, che per selezionare le candidature a sindaco, presidente di Provincia e di regione, il Pd ricorre alle primarie. Per non farle c'è bisogno di una deroga che, a quanto mi risulta, non è stata chiesta. C'è inoltre un documento dell'assemblea provinciale del partito del 24 novembre scorso in cui si dice che Pellegrino e il centrosinistra hanno svolto un buon lavoro ma che occorre allargare la coalizione sempre facendo riferimento alle primarie. È l'unico deliberato ufficiale del Pd. Se viene modificato non ho nulla da dire".

Nelle ultime ore, nonostante i giochi sembrino belli e fatti, qualcuno è tornato a riproporre il nome del vicepresidente regionale, Sandro Frisullo, per il dopo Pellegrino. Solo un tentativo per confondere le idee o un'ipotesi reale?

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