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Giovedì, 25 Aprile 2024
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"Chiazze in mare, pessima cartolina di Gallipoli": da Confindustria una soluzione sul depuratore

Il presidente Negro ha convocato il sindaco di Gallipoli Minerva e i vertici di Aqp per capire come risolvere l'annoso problema degli scarichi in mare e del divieto di balneazione

LECCE - Una chiazza di colore giallo e marrone, spinta dai venti, si allarga per un chilometro lungo il litorale gallipolino, all’altezza del depuratore che serve la Città Bella insieme ad Alezio, Sannicola e Tuglie.

Così quello specchio del Mar Ionio da azzurro e cristallino diventa giallognolo e maleodorante. Una scena che i cittadini del Sud Salento hanno avuto occasione di osservare spesso. Non solo in estate, e con sgomento. La chiazza è stata immortalata da un drone che sorvolava il litorale, a riprova che le segnalazioni giunte da bagnanti e turisti non erano campate per aria.

Gli operatori turistici di Gallipoli hanno quindi perso la pazienza e si sono rivolti al sindaco, neo presidente della Provincia, per chiedere una soluzione urgente al grave problema che è rimbalzato sui giornali e sugli schermi televisivi, ben oltre i confini locali.

La questione dello scarico a mare del depuratore consortile si trascina da 15 anni ed è divenuta un vero “caso” mediatico nazionale.

“La situazione odierna, come si evince dalla documentazione video prodotta dal 2015 al 2018, periodo in cui Confindustria Lecce ha effettuato il monitoraggio – scrive testualmente l’associazione degli industriali di Lecce – evidenzia un funzionamento altalenante dell’impianto: da un lato si evidenzia la salubrità dell’acqua laddove lo scarico è nella norma; dall’altro la situazione diventa allarmante quando, per cause non note, l’impianto emette una massa schiumosa, di colore scuro e maleodorante, che i rilievi hanno dimostrato contenere un’alta carica microbica e batterica”.

Un pessimo biglietto da visita, non c’è che dire.

Lo ha ribadito Stefano Minerva oggi nella sede di Confindustria Lecce, invitato dal presidente Giancarlo Negro insieme al vicesindaco Giuseppe Venneri, ai vertici di Acquedotto Pugliese che gestisce l’impianto ed agli esponenti dell’Autorità idrica pugliese.

“Il problema c’è ed è innegabile: quelle immagini danneggiano il territorio e compromettono la stagione turistica. Ora però, indipendentemente dalle responsabilità, occorre trovare una soluzione. Chiediamo alle istituzioni ed agli enti presenti un impegno chiaro, con tempi certi”, ha annunciato Negro in apertura.

L’intenzione del vertice era quella di superare la vis polemica e andare dritti al punto: quella chiazza deve sparire e il divieto di balneazione che insiste su quel tratto, proprio in virtù degli scarichi dei reflui trattati, dev’essere superato.

“Il divieto scatta in automatico, per effetto delle norme di legge, e non ha a che vedere con un presunto inquinamento prodotto dall’impianto che, anzi, funziona benissimo ed è in linea con tutti i parametri”: ha replicato Marcello Rainò, responsabile provinciale dell’Acquedotto Pugliese.

Rainò e Vito Palumbo, quest’ultimo responsabile delle relazioni esterne, hanno smontato punto per punto le accuse piovute addosso ad Aqp: “Non siamo inquinatori seriali ma un’azienda pubblica che lavora a beneficio della collettività. La purezza dell’acqua è tale che una parte viene riutilizzata per l’irrigazione dei campi agricoli dal Consorzio Ugento-Li Foggi”.

Negro, a nome degli operatori turisti che sino rivolti alla Confindustria, ha sciorinato altri numeri sulla capacità del depuratore che nel 2002 serviva un’utenza ridotta (45 mila persone), cresciuta nel tempo: da 80 mila utenti negli ultimi anni si è finiti a circa 120, 130 mila, dovuto sia all'aumento della popolazione locale dei Comuni limitrofi, sia alla popolazione balneare che fa lievitare i numeri durante la bella stagione.

Un carico eccessivo per il depuratore consortile?

Secondo Negro e Minerva, l’impianto andrebbe potenziato. Un’ipotesi smentita invece da Rainò: “Il depuratore consortile è perfettamente dimensionato, come confermato non solo dai nostri controlli interni, ma anche dall’Arpa Puglia. In occasione di quelle macchie nel mare furono effettuati sopralluoghi della Polizia municipale e degli ispettori dell’Arpa che non hanno sollevato alcuna osservazione. Né ci sono arrivate sanzioni amministrative”.

Sostanzialmente, spiega Aqp, il depuratore ha tutte le autorizzazioni in ordine: sia per lo scarico in mare, sia per il riciclo dell’acqua in agricoltura e sia per quanto riguarda le immissioni in atmosfera.

Qual è quindi l’origine di quella chiazza gialla? Ed è corretto parlare di inquinamento?

Il tavolo in Confindustria non ha prodotto risposte chiare in merito; Aqp per parte sua ha ribadito che “sul piano tecnico non c’è collegamento con l’attività del depuratore”.

Gli enti hanno comunque ripescato dal cilindro una vecchia soluzione, che risale al 2002: ovvero la realizzazione della condotta sottomarina (come quella di Otranto) che allontanerà gli scarichi in mare di circa 8/9 chilometri di distanza rispetto alla costa.

“Aqp è stato incaricato nel 2017 di realizzare gli studi propedeutici alla realizzazione della condotta che rimane uno dei nostri progetti a breve termine”, hanno ribadito i vertici dell’Acquedotto per stemperare le critiche sui ritardi.

“Non voglio puntare il dito contro nessuno ed in Aqp ho sempre trovato grande disponibilità ma Gallipoli, regina del turismo, deve mettersi alle spalle quest’annoso problema. Non possiamo permetterci un biglietto da visita del genere”, ha concluso il sindaco Minerva.

Il vertice in Confindustria si è aggiornato al prossimo mese: tempo necessario, a quanto pare, per stilare un programma di intervento efficace.

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