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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica Cavallino

Biomasse, dal comitato “schiaffi” ai politici in polemica

Paolo Toma del comitato per la difesa della salute di Cavallino e Castromediano critica le dichiarazioni contrastanti di Loredana Capone e Renato Stabile: "Sulla vicenda, ha contribuito l'incapacità politica bipartisan"

CAVALLINO - Il comitato per la difesa della salute di Cavallino e Castromediano bacchetta gli esponenti politici in polemica sulla questione della centrale a biomasse: “Ignorantia non excusat” – precisa per conto dell’associazione Paolo Toma, mutuando un principio giuridico notorio per commentare le dichiarazioni politiche di questi ultimi giorni sull’annosa vicenda, tanto dibattuta.

“Non mi permetterei certo – precisa - di mettere in discussione l’ignoranza delle norme giuridiche (ignorantia legis) quanto, piuttosto l’ignoranza dei fatti sui quali politici del rango di Loredana Capone, Renato Stabile, Raffaele Capone, Antonio Ciricugno e Marina Rollo, si sono comunque sentiti in dovere di dire la loro nel tentativo, per la verità piuttosto goffo, di rispondere alle aspettative di un elettorato che confida nella ferma volontà di questi signori di tutelare il bene comune dell’ambiente, in un territorio che, purtroppo, è già fortemente vessato su tale fronte”.

Toma ricorda che la vicepresidente, al cui assessorato appartiene proprio l’ufficio competente al rilascio dell’autorizzazione unica (almeno fino al commissariamento da parte del Tar), dimostrerebbe “una grave negligenza” affermando che “in termini urbanistici la richiesta della Tg srl è legittima” in quanto “a Cavallino è stato proposto un impianto nella zona industriale”: “È evidente – puntualizza - che non è a conoscenza che il progetto prevede la realizzazione di un impianto industriale “insalubre di prima categoria” su un terreno agricolo, solo successivamente ricompreso nell’ampliamento della zona Pip, oggetto di variante al Prg del comune di Cavallino”.

“Come è evidente – prosegue - che la vicepresidente, che tanto sembra aver preso a cuore la vicenda, non deve aver letto la Via con cui il servizio ambiente della provincia di Lecce, il 27 luglio di due anni or sono, esprimeva l’unica obiezione proprio con riferimento alla non conformità del progetto rispetto agli strumenti urbanistici del comune di Cavallino. E che dire delle insistenze con cui la regione proponeva al citato ufficio della provincia la revisione della Via favorevole per non contraddire un’eventuale diniego nel rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale?”.

“Certamente – insiste Toma - la vicepresidente non deve aver letto neanche la risposta negativa del dirigente del servizio ambiente della provincia nella quale si richiama la normativa, cui soggiace ogni atto delle pubbliche amministrazioni coinvolte nel procedimento, che avrebbe reso impossibile un ripensamento sulla Via da parte della provincia. Appare ovvio, stando a quanto previsto dalle norme richiamate in tale nota, che un’eventuale revisione della Via da parte della provincia, da più parti oggi auspicata, avrebbe viziato l’intero procedimento, esponendolo a ricorsi nel merito che, ad oggi, non sono stati presentati dalla società richiedente che si è appellata al Tar solo per l’inerzia degli uffici regionali; ne tengano conto tutti coloro i quali (Loredana Capone, Ciricugno, Marina Rollo e Raffaele Capone) oggi auspicano una revisione della Via”.

Ma dal comitato viene criticata anche la replica di Renato Stabile, specificando che il consigliere provinciale “riesce a contraddire perfino se stesso nel momento in cui esordisce affermando che “non esiste nessun immaginario parere positivo a valutazione di impatto ambientale espresso dalla provincia di Lecce” salvo poi affermare che il dirigente della provincia avrebbe “negato” (ma quando mai!) “la Via inizialmente concessa”? Non si comprende altresì il senso dell’affermazione del consigliere provinciale che, peraltro dimenticando di essere stato eletto in consiglio comunale alcuni mesi prima del 27 luglio 2009, rimanda alla giunta Pellegrino, non più in essere, un atto di natura prettamente tecnica (la Via) che viene esperito da un ufficio amministrativo della provincia”.

Toma conclude sottolineando che di questa triste vicenda resti solo il rammarico nel constatare che “all’inerzia della pubblica amministrazione abbia contribuito in maniera decisiva l’incapacità bipartisan di una classe politica che, sin dall’approvazione unanime del progetto in consiglio comunale a Cavallino, non è mai stata in grado di valutare per tempo, compiutamente e in maniera obiettiva, l’utilità di una centrale elettrica che oggi tutti sembrano osteggiare, eccezion fatta, come era ovvio attendersi, la società romagnola proponente, ad oggi l’unica che sembra beneficiarsene”.

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