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La minoranza: “Un’ottusità politica che costa cara ai leccesi”

Luigi Melica, Udc, e Antonio Rotundo, del Pd, ripercorrono le tappe della vicenda relativa agli estimi catastali: "Se il sindaco ci avesse dato retta nel consiglio comunale di novembre non ci ritroveremmo a questo punto"

LECCE – Sul pericolo che il ricorso del Comune contro il classamento degli immobili venga respinto perché presentato in ritardo, trascinando nel suo destino anche quello che la minoranza aveva presentato a sostegno, si sono espressi alcuni consiglieri di opposizione.

Scrive Luigi Melica, dell’Udc: “La responsabilità politica del Comune è enorme. Se il sindaco, invece di ritenere politicamente strumentali le richieste della minoranza di ritirare la delibera di giunta con cui dava impulso all’Agenzia del territorio di procedere all’aggiornamento degli estimi, avesse accolto la nostra richiesta, ora non dovremmo porci il problema di ricorsi, di esborsi e quant’altro. La sua ottusità politica costerà cara a tutti i leccesi, è bene che i cittadini se ne ricordino in futuro”.

“Dulcis in fundo – prosegue l’esponente centrista -, il sindaco e la sua giunta, visto il diniego di sospendere inviato dall’Agenzia del territorio e pervenuto il 30 novembre, come dimostrato dall’Avvocatura dello Stato, si sono dimenticati di comunicarlo non solo al consiglio comunale, ma addirittura al proprio legale, che ha presentato perciò il ricorso in ritardo. Oltretutto, l’amministrazione avrebbe potuto quanto meno procedere alla riformulazione delle microzone prima della scadenza del ricorso. Un’azione che il sindaco annuncia solo ora”.

Poi è la volta di Antonio Rotundo, del partito democratico: “Dire, infatti, come dice il sindaco che le zone censuarie in vigore non rispondono più all’attuale assetto del territorio comunale  è dire solo mezza verità perché la verità vera è che quelle zone non hanno mai corrisposto – sin dalla loro identificazione nel 1998 – all’effettivo e reale assetto cittadino, e c’è da rimanere allibiti dal fatto che la stessa Agenzia del Territorio non lo abbia fatto rilevare - legge alla mano- per tempo prima di mettere mano al pasticcio del riclassamento degli estimi”.

“Basta rileggere i verbali deI Consiglio Comunale del 20 novembre scorso – conclude Rotundo - per veder e come le forze di mi noranza  sin da allora avevano individuato quale  limite insuperabile delle zone censuarie in vigore, quello che essendo  macrozone, quindi  comprensive di parti di  territorio  tra loro eterogenei e diversificate, producevano come diretta conseguenza  gigantesche  quanto odiose iniquità di trattamento fiscale tra i contribuenti”.

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