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Olivicoltura, Forza Italia vede nero: crollo della produzione e disoccupazione

Conferenza stampa con il consigliere regionale Aldo Aloisi, il coordinatore provinciale Paride Mazzotta e i nuovi vertici del partito. La preoccupazione principale è per il futuro delle aziende. Un agronomo: il taglio all'altezza del ceppo invece dell'abbattimento

LECCE – Calo vorticoso della produzione e conseguente questione occupazionale. Forza Italia chiede alle istituzioni di organizzare subito un sistema di sostegno per le aziende olivicole e dell’indotto che già stanno facendo i conti con le stime per i mesi. Uno dei temi centrali, dal punto di vista delle conseguenze economiche dovute alla diffusione del Complesso del disseccamento rapido dell’ulivo, è quello degli aiuti di Stato che l’Unione Europea non ammette per le emergenze fitosanitarie, ma solo per le calamità naturali.

Nella prima uscita pubblica del nuovo corso, quello affidato dal commissario regionale Luigi Vitali a Paride Mazzotta, i dirigenti di Forza Italia hanno scelto il nodo più spinoso della già intricata matassa salentina, quello della malattia degli ulivi. Con un’attenzione particolare al problema del sostegno economico per le aziende, che dovrebbe consistere, come già chiedono le associazioni di categoria, del trasferimento alle annualità successive degli oneri fiscali e contributivi.

Secondo Aldo Aloisi, consigliere regionale, la massiccia rimondatura (una potatura leggera) in atto nelle campagne salentine priverà il comparto di una parte significativa del raccolto, almeno per il prossimo anno, con una conseguente drastica diminuzione del numero degli impiegati del settore già a partire dal prossimo autunno: sarebbero in media 10 le unità che lavorano nelle cooperative e nei frantoi, in tutto almeno 250 soggetti produttivi.

Aloisi ha chiaramente avanzato l’ipotesi che la causa principale dell’esplosione virulenta nell’area di Gallipoli e Sannicola risieda nell’importazione o nell’innesto di alberi o piante già infette dal batterio: “Il disseccamento c’è sempre stato – ha detto il consigliere regionale – così come le buone pratiche e gli interventi fitosanitari”. Con Mazzotta ed Alosi c'erano anche il nuovo coordinatore cittadino, Giovanni De Gaetanis e il vice Alberto De Vivo.

L’agronomo: il taglio all’altezza del ceppo invece dell’eradicazione

20150418_111843-2A margine della conferenza stampa è intervenuto Giancarlo Biasco, esperto agronomo, per rimarcare alcuni punti che considera importanti per una corretta impostazione della vicenda: dopo aver lamentato lo scarso coinvolgimento degli agronomi e, di contro, uno stanziamento di ben 5 milioni di euro per il Consorzio di difesa delle produzioni intensive – “sono davvero necessari?”, si è chiesto -, Biasco ha ricordato come in passato gli ulivi, che hanno attraversato spesso i secoli colpiti da ogni genere di fungo e attacco esterno, venivano tagliati all’altezza del ceppo in modo da lasciare la possibilità alla pianta infetta di ricrescere: sulle “ferite”, infatti crescono i polloni che danno origine a nuova vegetazione in un tempo molto minore di quello che ci vuole procedendo a nuova semina.

E’ stata rammentata anche la tecnica della slupatura, dal termine lupa, una malattia fungina dell’ulivo nota anche come carie. Armati di accetta i contadini svuotavano i tronchi lasciando in piedi la parte corticale, senza che questo intervento massiccio potesse decretare la morte degli alberi. Secondo Biasco “l’ulivo può resistere”, soprattutto se sostenuto con le buone pratiche: la potatura che secondo le norme europee va fatta almeno ogni cinque anni, ma meglio sarebbe ogni due o tre, e che invece – basta andare in giro per le campagne del Salento – sembra un intervento rievocato a intervalli più o meno decennali; ma anche l’aratura: “Prima si facevano fino a tre lavori all’anno” ha spiegato l’agronomo, fondamentali per rinforzare la flora batterica del terreno e rinvigorire di conseguenza la pianta che vi sorge.

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