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Consiglio comunale sciolto per infiltrazioni. Il verdetto conferma i commissari

Accolto il ricorso d’appello del ministero dell’Interno. Ribaltata la decisione del Tar che aveva annullato lo scioglimento a Parabita. Nuovi ricorsi in arrivo

PARABITA – All’inizio dell’estate, accogliendo la richiesta di sospensiva inoltrata dall’Avvocatura generale dello Stato, il Consiglio di Stato, congelando il provvedimento del Tar del Lazio, aveva ripristinato  la gestione commissariale al Comune di Parabita dopo lo scioglimento per il pericolo di infiltrazioni mafiose decretato dal presidente della Repubblica il 17 febbraio del 2017. Provvedimento che è stato confermato nel tardo pomeriggio di oggi, dopo la discussione di merito dei giorni scorsi, dai giudici di palazzo Spada. La Terza sezione del Consiglio di Stato ha infatti accolto definitivamente il ricorso d’appello proposto dal ministero dell’Interno, la prefettura di Lecce e la presidenza del Consiglio dei ministri per la sospensione degli effetti della sentenza del Tar del Lazio che a marzo aveva invece sancito l’illegittimità del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Parabita riabilitando solo per pochi giorni l’amministrazione del sindaco Alfredo Cacciapaglia. Le motivazioni di merito dei giudici del Consiglio di stato si conosceranno solo tra qualche giorno. Nel contempo però viene confermata dunque la gestione commissariale del Comune (affidata alle redini dei viceprefetti Andrea Cantadori, Gerardo Quaranta e Sebastiano Giangrande) che rimarrà in auge sino alle prossime elezioni e dopo il dietrofront del governo, che nel settembre scorso aveva prima autorizzato l’indizione dei comizi elettorali e poi annunciato la proroga della stessa gestione commissariale in quel di Parabita. Già nell’ambito della richiesta della sospensiva cautelare i giudici della Terza Sezione del Consiglio di Stato avevano ravvisato come “l’esigenza di prevenzione da situazioni di condizionamento o di ingerenza nell’ente prevale nella comparazione degli interessi coinvolti”.

I legali Pietro Quinto e Luciano Ancora, che hanno difeso le ragioni dell’amministrazione Cacciapaglia, ottenendo anche il pronunciamento favorevole dinnanzi al Tar, comunicano che “una volta conosciute le motivazioni della sentenza d’appello e, in particolare, il profilo riguardante la tardività del ricorso d’appello notificato dall’Avvocatura generale il 30 maggio scorso, assumeranno tutte le opportune iniziative che l’ordinamento consente  a tutela degli interessi degli amministratori di Parabita”. Ma la battaglia giudiziaria non sembra volersi ancora fermare. Sin d’ora, come esplicitano gli avvocati degli amministratori, verrà proposto un ricorso contro il provvedimento di proroga della gestione commissariale che ha impedito lo svolgimento delle elezioni amministrative già indette per il 31 ottobre per il rinnovo del consiglio comunale. “Questo perché” motivano  Quinto e Ancora, “la proroga è avvenuta al di fuori dei termini consentiti dall’articolo 143 Tuel e in assoluta carenza degli eccezionali motivi che giustificano la proroga della gestione straordinaria dell’ente locale. Questo al fine di poter dare, al più presto, la parola ai cittadini del Comune di Parabita che rimangono i veri protagonisti e giudici della comunità civica per la loro capacità di auto amministrarsi”

Lo scioglimento del Consiglio comunale di Parabita era stato decretato nel febbraio del 2017 dopo che l’operazione “Coltura” dei carabinieri (dicembre del 2015) aveva portato a numerosi arresti, tra cui quello dell’allora vicesindaco, nell’ambito di una inchiesta sui presunti condizionamenti esercitati da esponenti e sodali del clan Giannelli. Il sindaco Cacciapaglia e gli assessori della sua giunta hanno sempre rivendicato la totale correttezza dell’azione amministrativa.

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