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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Stallo su Torre Veneri, lo stop dipende dai titolari dell’inchiesta

Sì alla creazione di un osservatorio per l'ambiente, ma sulla sospensione delle esercitazioni a mare tutto è rimesso alla magistratura. Perrone: "Auspico compatibilità tra il poligono e la tutela ambientale, ma non ad ogni costo"

LECCE – C’è voluta la presenza di quattro generali dell’Esercito perché l’inno nazionale, che apre tutte le sedute del consiglio comunale, venisse diffuso per intero. Divagazioni sonore a parte, oggi era in programma l’atteso incontro sul poligoni militare di Torre Veneri, rispetto al quale la magistratura ha aperto un fascicolo d’inchiesta contro ignoti per gestione illecita di rifiuti. Presenti a Palazzo Carafa i generali Flaviano Godio, Emanuele Sblendorio, Pietro Luigi Monteduro e Massimo De Maggio, l’unico, poi, a prendere la parola.

Proverbiale cortesia istituzionale, toni pacati, strette di mano cordiali, ma linguaggi in parte diversi: e, alla fine, una sensazione di stallo che rimette tutto nella mani dei titolari dell’inchiesta. Un poco come è avvenuto a dicembre per il consiglio monotematico sull’Ilva e le possibili conseguenze delle emissioni inquinanti sulla salute dei cittadini salentini: in quella occasione i rappresentanti del ministero della Sanità si presentarono a Lecce praticamente a mani vuote, lasciando così la discussione sospesa tra preoccupazioni e “vedremo”.

L’assise cittadina, nella precedente sessione, aveva già votato all’unanimità una mozione di Lecce Bene Comune che delegava il sindaco a richiedere ai responsabili militari la sospensione delle esercitazioni di tiro verso il mare atteso che, come certificato anche da una commissione parlamentare d’inchiesta, una bonifica non è mai stata fatta durante la cinquantennale attività di addestramento. Il governo ha stanziato 75 milioni per tutti i poligoni italiani ma, a quello che è dato sapere, una buona parte dovrebbero essere destinati a Quirra, in Sardegna, dove è conclamata una situazione di estrema gravità.

E’ stato il sindaco Paolo Perrone ad introdurre la questione. Un intervento breve, ma chiaro, che ha sgombrato il campo da alcuni equivoci alimentati da una certa tendenza alla contrapposizione tra forze e armate e civili, a prescindere dai problemi concreti. Un alibi che solitamente serve a non discutere veramente: "Abbiamo il dovere di comprendere se le esercitazioni stiano procurando danni all'ambiente e alla salute. Non è il rapporto che ci lega alla Scuola di cavalleria ad essere messo in discussione. Si tratta però di capire se si parla di una semplice bonifica o se il poligono stesso rappresenta un problema di tenuta ambientale. Il mio auspicio è che ci sia compatibilità, ma non siamo disposti a pagare qualsiasi prezzo. Mi compiaccio quindi dell'intervento della magistratura: ci dirà se il poligono può continuare a esistere oppure no".

Dopo il primo cittadino c’è stato l’intervento di Carlo Salvemini che per primo ha sollevato la questione grazie all’associazione Bene Comune che a Frigole, dove ha sede l’area militare, ha anche organizzato un’assemblea pubblica con i cittadini e con l’assessore all’Ambiente, Andrea Guido.  L’esponente della minoranza ha ricordato, attraverso la citazione dei passaggi della relazione finale della commissione d’inchiesta,  qual è lo stato dell’arte nel poligono: la scarsa osservanza dei regolamenti disciplinari per la tutela ambientale e la presenza di materiale inerte, di proiettili e di bersagli, accumulati nel corso degli anni tali da determinare una situazione di degrado rispetto alla quale, la prima cosa da fare, perché la situazione non peggiori, è fermare i tiri verso il mare. Ipotesi questa su cui Massimo De Maggio, comandante per la formazione, la specializzazione e la dottrina, leccese di nascita (Monteduro è nato a Monteroni di Lecce), è stato laconico: l’esercito ha piena fiducia nella magistratura e si atterrà alle disposizioni che eventualmente saranno adottate.

Proprio ieri il pubblico ministero Elsa Valeria Mignone, insieme ai tecnici di Arpa, Cnr e ai sommozzatori dei carabinieri ha effettuato un sopralluogo a Torre Veneri. L’alto ufficiale è stato molto più prudente rispetto alle conclusioni della commissione d’inchiesta, alle quali peraltro non ha mai fatto riferimento, spiegando anche che il materiale di una discarica – se di questo si sta parlando - può essere solo ingombrante e non per forza nocivo.  De Maggio, ribadendo una posizione già presa da tempo dalle forze armate italiane, ha detto che in Italia non è mai stato usato uranio impoverito né esistono depositi con munizioni arricchite dal micidiale metallo pesante.  Infine l’invito all’amministrazione comunale a condividere organizzazione di un osservatorio per la tutela ambientale dell’area.

IMG_1994-2Il generale De Maggio,al termine del suo secondo intervento, ha preannunciato che sono allo studio soluzioni alternative, di cui si sta valutando la fattibilità, per ridurre il numero di ogive che potrebbero terminare nella marina antistante il poligono di Torre Veneri e che "l’Esercito considera il poligono di Torre Veneri essenziale per la preparazione ed addestramernto del proprio personale  impiegato in operazioni di pace fuori area e sul territorio nazionale in operazioni di ordine pubblico". 

Rocco Ciardo, consigliere di maggioranza, ha chiesto di sapere se è pensabile il trasferimento del poligono in un altro sito che, lo si ricordi, si trova tra il Parco di Rauccio e l’oasi delle Cesine, in un contesto ciò molto diverso da quello che risale ai tempi della Guerra Fredda quando l’area venne aperta. Sul punto De Maggio ha risposto che non può esistere una Scuola di cavalleria senza il relativo centro di addestramento.  Antonio Rotundo e Loredana Capone, del Pd, hanno invitato a non creare il falso problema di una scelta tra lavoro – perché intorno al poligono gravita un indotto di un certo peso – e ambiente e salute:  Abbiamo una ferita gravissima nella nostra Puglia – ha ricordato la vice presidente della Regione pensano al caso Ilva - perché qualcuno non ha agito quando avrebbe dovuto farlo”.

Dall’altra parte Bernardo Monticelli Cuggiò – ex Fli ora vicino al Pdl – e Francesca Mariano (Io Sud) hanno sottolineato il rapporto di identificazione tra la Scuola e la città, prendendo le distanze da tutti gli allarmismi, soprattutto rispetto all’utilizzo di uranio impoverito.

A margine del consiglio, l’associazione Vittime dell’uranio ha segnalato con una nota stampa un “nuovo caso di malattia tra il personale militare che ha operato nel poligono di Torre Veneri in Puglia. Si tratta di S.M., della provincia di Lecce, che ha svolto il servizio militare nel poligono tra il 1996 e il 1997. Nel 2000 gli stata diagnosticata una sclerosi multipla”. Lo rende Bruno Ciarmoli, il legale dell’associazione alla quale l’uomo si e’ rivolto per “capire se esiste una correlazione tra la malattia e la possibile contaminazione da metalli pesanti o oltre sostanze”.  “Si tratta – ha scritto Ciarmoli - del quinto caso di malattia registrato dall’associazione in relazione al poligono salentino. Recentemente invece si e’ appreso dalla stampa il caso della morte di un ex maresciallo dell’esercito”.

Da settimane, infine, sono note alla procura della Repubblica le generalità di una donna che, assistendo ad un telegiornale locale, ha deciso di scrivere all'associazione Lecce Bene Comune per rappresentare la vicenda del padre: ufficiale in pensione della provincia di Lecce, con servizio anche a Torre Veneri per diversi anni, gli è stata diagnosticata "più di dieci anni fa una sclerosi multipla. Tra le varie analisi da lui svolte trovarono nel sangue tracce di metalli pesanti". Circostanze che non provano alcun nesso di causalità ma che determinano, nella situazione di uno stretto familiare, la volontà di capire se fattori esterni abbiano in qualche modo favorito l'insorgenza della malattia.

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