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Comune fuori dal processo: il dirigente difende il proprio operato

Dopo l'esclusione come parte civile dal procedimento contro Giovanni Semeraro per presunto inquinamento ambientale, Maria Luisa De Salvo replica a Carlo Salvemini, ma il consigliere insiste: "Responsabile dell'errore"

 

LECCE –“E’ una polemica assolutamente ingiustificata alla quale è stata data troppa enfasi”. Così esordisce la nota di precisazione a firma di Maria Luisa De Salvo, dirigente del settore Avvocatura del Comune di Lecce dopo l’esclusione dello stesso come parte civile nel procedimento contro Giovanni Semeraro, per il presunto inquinamento ambientale partito dai depositi dell’ex Apisem, in via Taranto. Il giudice monocratico, Silvia Minerva, nell'udienza di giovedì, non ha ammesso l'istanza dell'amministrazione comunale perché in udienza si è presentato un legale in sostituzione di quello titolare della procura speciale firmata dal sindaco, Paolo Perrone. Su eccezione dell'avvocato di Semeraro, Andrea Sambati, il giudice ha escluso il Comune perché nell'udienza di costituzione come parte civile non sono ammesse deleghe.

Da parte sua, la dirigente di Palazzo Carafa, indicata dal consigliere di minoranza Carlo Salvemini come responsabile dell’errore che ho portato il giudice, Silvia Minerva, a respingere la costituzione del Comune di Lecce,  spiega: “Gli atti da me predisposti, relativi alla costituzione di parte civile  e approvati dalla giunta, nonché quelli consequenziali  alla delibera del governo cittadino (ivi compresa la procura speciale conferita al difensore del Comune di Lecce), sono stati adottati  nel rispetto dei termini e delle modalità stabilite dalla legge. Nessuna censura, pertanto, mi può essere mossa alla luce del regolare svolgimento dei compiti assegnati in qualità di dirigente dell’avvocatura”.

La De Salvo, ricordando di aver sempre agito secondo trasparenza e rispetto delle regole, dichiara non di non vedere alcun motivo per il quale dover chiedere personalmente scusa. Poi una considerazione sulle mosse che il Comune può ancora fare, pur non essendo parte civile come invece lo sono Provincia di Lecce, Legambiente e Codacons.

“Al di là dell’aspetto che nessuna eventuale azione risarcitoria è preclusa all’amministrazione comunale  che – ove dovesse essere accertata una responsabilità in sede penale – non mancherà di attivare, innanzi all’autorità giudiziaria civile, l’opportuno procedimento risarcitorio, debbo precisare che nel giudizio penale il ruolo fondamentale di accertamento delle eventuali  responsabilità penali e della connessa tutela degli interessi pubblici rimane in capo principalmente all’azione del pubblico ministero, sul cui operato non possono nutrirsi dubbi”. Fin qui la replica della De Salvo, che conclude di non voler essere oggetto di strumentalizzazioni politiche.

Salvemini rilancia: “Per un eventuale risarcimento in sede civile, tempi biblici”.

Preso atto della replica di Maria Luisa De Salvo, Carlo Salvemini ribadisce alcune considerazioni: “In qualità di dirigente era sua preciso ed esclusivo compito verificare che il professionista indicato a rappresentare il Comune in giudizio fosse munito di procura speciale ad hoc, come espressamente previsto dal Codice di procedura penale e dalla giurisprudenza della Cassazione. Di questo omesso controllo e delle conseguenze che ne derivano è chiamata a rispondere. Quando si è dirigenti pubblici ben pagati (93mila euro netti annui) è doveroso pretendere il massimo della professionalità”.

Il punto politico, secondo Salvemini, non è tanto l’eventualità di un passo falso, quanto l’assunzione di responsabilità: “Certo l’errore è possibile: quando questo accade il minimo che ci si attende dall’interessato è ammetterlo e offrire le proprie scuse".

In relazione all’ipotesi di un’azione risarcitoria in sede civile, il capogruppo di Lecce Bene Comune si dimostra piuttosto scettico: “Secondo tale impostazione il Comune di Lecce potrebbe iniziare una causa civile dopo circa tre, cinque anni almeno, tanto è il lasso temporale occorrente per definire con sentenza passata in giudicato un processo penale in Italia. Attenzione, il tutto viene fatto salvo dalla possibilità , evidentemente nota solo all’avvocato De Salvo, che il Comune di Lecce venga spontaneamente risarcito da Apisem solo dopo una sentenza di primo grado: se così non dovesse essere tra impugnazioni in secondo grado e Cassazione i tempi si allungherebbero ulteriormente”.

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