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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Decreto Di Maio: da oggi "licenziate centinaia di dipendenti Comdata"

I primi effetti, nel mercato del lavoro salentino, del decreto numero 87, cosiddetto “di dignità”. Nuove regole da oggi per prorogare o rinnovare contratti

LECCE – Si può parlare di tutto, fuorché di dignità del lavoro Centinaia di lavoratori interinali perderanno il lavoro nel Salento.  Lo “scherzetto” di Halloween, per il 2018, è davvero pesante: ecco i primi effetti del decreto Di Maio, cosiddetto “dignità”. Se nelle intenzioni il limite ai rinnovi dei contratti precari avrebbe dovuto incentivare il ricorso al tempo indeterminato, la realtà è ben diversa: in centinaia di dipendenti hanno di fatto perso il lavoro. Tra i quali molti impiegati di Comdata. Il call center in via De Mura, nel frattempo divenuto la più grande impresa della provincia per numero di occupati, ha mille e 200 dipendenti  a tempo indeterminato, a cui si sommano circa 800 tra lavoratori in somministrazione e collaboratori a progetto. Quasi 200 lavoratori hanno ricevuto, nella giornata di ieri, la comunicazione del mancato rinnovo del contratto in somministrazione in scadenza al 31 ottobre. Stesso destino hanno vissuto decine di lavoratori nelle settimane passate. Tra essi anche lavoratori ormai strutturati, al lavoro sulle Sabina Tondo-2grandi commesse dell’azienda da oltre 18 mesi.

L’allarme è stato lanciato dalla Cgil: l’organizzazione sindacale ha acceso i riflettori sui numerosi contratti tra interinali e agenzie di somministrazione che non saranno più rinnovati. Molte aziende hanno deciso di non rinnovare i contratti in scadenza ieri. In questo modo le imprese evitano aggravi contributivi. “Dal punto di vista dei lavoratori, soprattutto chi tra essi vanta maggiore anzianità e magari si aspettava la stabilizzazione, la giornata è stata drammatica: in tantissimi infatti hanno perso il lavoro”, scrivono i portavoce della sigla sindacale di Lecce. “Traditi dal decreto Di Maio”, dice Sabina Tondo, coordinatrice provinciale del Nidil Cgil Lecce. “Nella maggior parte dei casi parliamo di lavoratori che hanno acquisito competenze nella propria attività e che dovranno ora reinventarsi, magari per l’ennesima volta. Un provvedimento come il Decreto Di Maio, che nelle intenzioni vuol combattere la precarietà, ha nei fatti espulso da ciclo produttivo centinaia di lavoratori salentini e probabilmente incentiverà il turnover nelle aziende. La norma andrebbe migliorata, per esempio obbligando le aziende che attingono dalle agenzie interinali a mantenere il personale nello stabilimento, senza ricominciare da capo ogni volta. Una sorta di diritto di prelazione sulle assunzioni”.

“Il Decreto Di Maio agisce come un coltello a doppia lama sui lavoratori interinali. Oltre al tetto legato alla durata dei contratti, infatti, su di loro incombe anche il limite fissato dal Decreto Di Maio al lavoro in somministrazione”, denunciano dalla Cgil. “Il datore di lavoro ha l’obbligo di attenersi al limite del 30 per cento di interinali sulla platea dei lavoratori dipendenti. Questo costringe le aziende in cui in questi anni si è fatto un uso sregolato e quasi strutturale di interinali a “sfrondare”. E così dall’oggi al domani, i lavoratori interinali, praticamente ormai strutturati in tantissime nostre realtà produttive, si sono ritrovati ad essere lavoratori in eccesso”, conclude Tondo.

Che cosa prevede il Decreto Di Maio

Il Decreto Legge numero 87 del 2018, denominato “Decreto dignità” aveva previsto un periodo transitorio tra il 14 luglio, giorno dell’entrata in vigore del provvedimento, e il 31 ottobre. A partire da oggi, però,  per prorogare o rinnovare un contratto a termine già avviato tra le parti, bisognerà seguire le nuove regole. In primis, la durata massima del  primo contratto a termine senza causale di 12 mesi. Oltre i primi 12 mesi, inoltre, proroga con causale: il datore deve cioè precisare che la prosecuzione del rapporto avviene a tempo determinato per esigenze temporanee e oggettive. Le proroghe potranno essere al massimo quattro nell’arco dei due anni, non più cinque nell’arco dei tre. Ma non è tutto. La durata massima dei rapporti a termine fra il datore e il lavoratore è di 24 mesi, salvo previsioni diverse del contratto collettivo applicato dall’azienda.

Il provvedimento ha previsto un periodo transitorio. Entro il 31 ottobre sarebbe stato possibile mantenere il tetto complessivo dei 36 mesi. Ad esempio, un contratto scaduto il 30 settembre dopo 14 mesi, avrebbe potuto avere una durata massima di altri 22 mesi, senza necessità della causale, solo se siglato entro ieri. Lo stesso contratto dell’esempio, se fosse rinnovato oggi, col Decreto Di Maio avrebbe durata massima di 24 mesi (dunque altri 10 mesi e non 22). Non esiste, invece, regime transitorio se il primo contratto tra le parti è stato stipulato dal 14 luglio in poi: in questo caso le nuove regole sono scattate subito. Quindi, un accordo siglato per la prima volta il 15 luglio può essere prorogato alla scadenza solo fino a un massimo di quattro volte, e richiederà la causale se saranno superati i 12 mesi. In caso di rinnovo, dovrà sempre essere accompagnato dalla causale.

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