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"False attestazioni in delibera". Sul Pug Salvemini chiede il ritiro

Senza il parere positivo dell'Autorità di Bacino il nuovo piano urbanistico non può essere adottato. L'accusa politica è quella di forzare i tempi in funzione della campagna elettorale

LECCE - Carlo Salvemini, candidato sindaco del centrosinistra, ha chiesto al sindaco Paolo Perrone il ritiro in autotutela della delibera con lui giunta propone al consiglio comunale l'adozione del nuovo piano urbanistico. Quell'atto del governo cittadino, ha spiegato in conferenza stampa, "contiene false attestazioni che la rendono illegittima nelle premesse e nelle conclusioni".

Il passaggio incriminati della delibera del 6 febbraio è quello in cui si indicano come acquisiti tutti i pareri degli enti coinvolti, compreso quello dell'Autorità di Bacino che deve attestare la coerenza tra il piano e le dinamiche ambientali relative alla struttura idrogeomorfologica del territorio. Si tratta detto in gergo urbanistico di una invariante strutturale, cioè uno degli assi cartesiani del piano urbanistico, dei presupposti fondamentali. Ma il benestare dell'autorità ancora non c'è: lo dimostrano due verbali, quello del 14 gennaio allegato alla delibera di giunta e quello del 24 febbraio nel quale si conferma la necessità di approfondire "il quadro definitivo e condiviso degli elementi del sistema idrogeomorfologico". Senza il parere positivo dell'Autorità di Bacino il nuovo piano urbanistico non può essere adottato.

Salvemini ha ricordato la stessa ammissione fatta dall'assessore Severo Martini nel corso della penultima seduta della commissione Urbanistica, incaricata di una discussione a tappe forzate prima del dibattito in aula dove il governo cittadino vuole arrivare il prima possibile, in coerenza con l'obiettivo dichiarato di votare l'adozione prima della fine della consiliatura. 

L'esponente della minoranza ha fatto presente di aver sollecitato, anche formalmente, la presenza durante i lavori della commissione del consulente legale dell'amministrazione per il Pug o almeno l'acquisizione di un parere scritto. Ma nessuna delle due opzioni si è concretizzata. Ma perché questa fretta, si è chiesto retoricamente Salvemini? "Dopo l'adozione - questa la risposta -, si aprirebbe la fase delle osservazioni da parte dei cittadini e dei portatori di interesse. Una fase che l'amministrazione è evidentemente intenzionata a svolgere in piena campagna elettoriale, con il rischio di frantumare l'interesse pubblico complessivo in infiniti piccoli interessi privati da garantire con promesse che, tra l'altro, data l'illegittimità della delibera di adozione del Pug, non si potrebbero mantenere".

Alla base dell'odierna richiesta di ritiro in autotutela non ci sono - ha chiarito il candidato - ragioni ostruzionistiche "anche perché abbiamo garantito spesso noi il numero legale", ma la volontà di tutelare l'interesse della città. A riprova i tutto ciò ha letto una delle tante dichiarazioni dei consiglieri che sono nei verbali della commissione, quella dell'esponente di maggioranza Gianpaolo Scorrano che è anche un tecnico, in quanto architetto: "Non stiamo parlando di cavilli ma di elementi sostanziali del Pug [...] si parla di qualcosa che non sarebbe dovuta nemmeno arrivare in aula". 

L'avvocato Valeria Pellegrino, presente in conferenza insieme ai consiglieri Antonio Rotundo e Antonio Torricelli, e chiamata a ricostruire l'iter documentale, non ha dimostrato dubbi: "Escludo radicalmente che sia stato acquisitio il parere dell'Autorità di bacino, che è indefettibile. Non ci sono dubbi giuridici o interpretativi. Tutto il lavoro fatto fino a oggi in commissione è fondato sul nulla". In altre parole, se il parere non c'è, è falsa la premessa contenuta nella delibera della giunta, fatto che aprirebbe la strada anche a contestazioni di profilo diverso rispetto a quello amministrativo (il ricorso al Tar è logicamente il passaggio successivo alla richiesta di autotutela) e cioè di natura penale, oltre che a una sostanziale la violazione di tutte le norme di tipo urbanistico che richiamano la necessità di quel parere (che deve essere positivo). In ogni caso, anche il parere dovesse successivamente arrivare, si dovrebbe riprendere tutto l'iter dal principio a partire da una nuova delibera di giunta.

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