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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Disoccupazione e sovranismo, Tap e infrastrutture: i nodi cruciali per la Cgil

Nella relazione della segretaria generale, Valentina Fragassi, ribadito il no all'approdo a San Foca del gasdotto. Sollecitati i lavori per la Ss 275

LECCE – La questione Tap investe anche il XVIII congresso provinciale della Cgil di Lecce. Nella relazione della segreteria generale, Valentina Fragassi, ha rivendicato la matrice territoriale della posizione del sindacato al tavolo ministeriale:“No all’approdo sulle coste di Melendugno del gasdotto, ma sì all’opera nel quadro di una politica energetica di decarbonizzazione. Anche se i lavori sono ripartiti in questi giorni, continuiamo a ritenere la costa del Salento quella meno idonea per un’opera del genere. Una scelta che non ha tenuto conto delle vocazioni territoriali e che ha messo a dura prova la popolazione locale, alle prese con una vera e propria militarizzazione del territorio e delusa da chi sul territorio, proprio sul gasdotto, ha perso la sua verginità politica. Invitiamo tutti alla responsabilità. Quel che è certo è che finora a Melendugno c’è stata assenza di democrazia. Non si può costruire Tap erigendo muri e dispiegando un numero spropositato di forze di polizia. Non vanno bene, poi, risibili ‘mance’ come ristoro: il territorio merita rispetto ed una strategia di sviluppo a medio-lungo termine”.

Centrale più che mai, naturalmente, il tema del lavoro con la fotografia scattata dai dati Istati del 2017: un calo di 5mila posti rispetto all’anno precedente, soprattutto dovuto al tracollo del terziario che investe anche la media distribuzione, non compensato dai progressi nel settore agricolo (mille posti in più) e industriale (quattromila); disoccupazione al 22,3 per cento con punte del 37 nella fascia d’età compresa tra 25 e 34 anni: “Numeri che ci indicano la strada dello sviluppo e della lotta sindacale – ha proseguito Fragassi -: lavoro femminile e giovanile sono ancora frontiere da conquistare; turismo, manifatturiero di qualità e agroalimentare sono le nostre vocazioni”.

Altrettanto fondamentale, per la Cgil salentina, il rilancio delle infrastrutture: su tutte, la riqualificazione delle Fse e la realizzazione della Ss 275: “Sembra incredibile che ancora oggi, dopo 23 anni, siamo qui ad aspettare l’ammodernamento della Statale 275. Ed è allucinante che nel 2018 secondo qualcuno dovremmo ricominciare tutto daccapo, voltando le spalle non si sa per quanto tempo ancora a 300 posti di lavoro e alla sicurezza delle strade. Il Salento, per tornare attrattivo, deve accorciare i tempi di collegamento col resto d’Italia e d’Europa. Servono infrastrutture, la cui assenza provoca maggior disoccupazione e salari bassi soprattutto al Sud”.

La segretaria non si è sottratta al tema della sfida al caporalato, auspicando l’attuazione piena della legge 199: “Torneremo alla carica, mentre manteniamo alta l’attenzione sulle condizioni di vita e di lavoro dei braccianti stranieri: quest’anno un nostro intervento ha scongiurato l’approvazione di un regolamento liberticida e carico di stereotipi xenofobi nel villaggio di accoglienza di Nardò. Il cosiddetto modello-Nardò, sul quale oggi tutti vogliono mettere il cappello, prende corpo dalle lotte sindacali condotte da Cgil e Flai negli ultimi dieci anni, grazie ad una presenza costante nei campi. È un modello che ancora non ci soddisfa: non dà risposte a tutti i lavoratori e lascia le mani libere agli sfruttatori. Fino a quando non saranno sottratte ai caporali le gestioni di mercato del lavoro, trasporti e cibo (elementi sui quali si continua a fare poco e male), questi parassiti continueranno a prosperare sulle spalle dei braccianti stranieri. E le aziende, consapevoli o meno, saranno complici di questa forma di schiavismo”.

Quanto al ruolo del sindacato, Fragassi ha orgogliosamente difeso l’opposizione al Jobs Act, alla legge Fornero, alla “Buona Scuola” e ha garantito di non fare sconti all’attuale governo al quale però il sindacato intende concedere l’onere della prova per quanto riguarda il reddito di cittadinanza – ha senso solo se si rivoluziona il mercato del lavoro con nuova spinta per i centri per l’impiego - e collaborazione per il superamento della Fornero.

Avviandosi a conclusione Fragassi ha voluto attaccare di petto il paradigma sovranista e il virus della xenofobia, sollecitando l’impegno per un rovesciamento dei cavalli di battaglia delle destre: “Anche perché – ha detto - il fenomeno delle migrazioni non si fermerà attraverso accordi con stati autoritari, un ‘decreto sicurezza’ liberticida, un porto chiuso o un’indagine sgarrupata. O ancora pensando di demolire modelli riconosciuti vincenti in tutto il mondo, come il modello di accoglienza diffusa di Riace. Provvedimenti che vogliono svilire la solidarietà e che invece dovrebbero farci indignare e spingerci alla disobbedienza civile, a seguire l’esempio di Mimmo Lucano”.

Nella relazione non sono mancati due altri campanelli d’allarme: uno per la recrudescenza della criminalità organizzata, oramai capace di un certo livello di infiltrazione nell’economia e negli apparati amministrativi, un altro per alcuni episodi di intolleranza con cui tornano sempre più frequentemente allo scoperto i movimenti neofascisti.

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