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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica

Donne e politica: a Lecce le quote rosa fanno discutere

Pankiewicz: "La battaglia per le quote rosa è di retroguardia, espressione di una cultura femminista che offende la dignità della donna. E' la qualità delle persone e non il sesso che fa differenza"

Le quote rosa rappresentano una scelta di civiltà, o un'ulteriore e inutile offesa alla già storicamente martoriata dignità della donna? Tecnicamente lo strumento consiste nell'adozione di regole legislative o disposizioni interne allo statuto dei partiti, che fissano un minimo di donne (o una proporzione da rispettare) nel momento in cui vengono costituite le liste elettorali.

Come a livello nazionale e internazionale anche a Lecce la "questione quote rosa" divide, fra polemiche e prese di posizione, il mondo della politica, e in particolare l'opposizione di centro sinistra, alla coalizione guidata dal sindaco forzista Paolo Perrone, vincitrice delle ultime elezioni comunali. È di stamattina l'ultima dichiarazione di Wojtek Pankiewicz (Centro moderato), che esprime in maniera chiara e decisa il suo secco no, alla proposta avanzata dalle consigliere Rita Quarta e Angela Spagnolo (L'ulivo), di ricorrere a questo strumento: "la battaglia per le quote rosa è una battaglia di retroguardia, espressione di una cultura femminista che offende la dignità della donna. Devono essere la qualità delle persone e non il sesso a fare la differenza".

Critiche di natura etico-sociale quindi, da parte di Pankiewicz, per cui il problema del ruolo ancora troppo marginale della donna nella società e nella politica non si risolve "come fanno le consigliere Quarta e Spagnolo, chiedendo privilegi, alla stregua di una specie protetta. Le donne devono accettare la sfida e battersi ad armi pari". Ma anche problemi giuridico-costituzionali dal momento che "in base al principio della sovranità popolare devono essere i cittadini a scegliere col loro voto un uomo o una donna, un giovane o un anziano".

"Una donna se vale si afferma" dice Pankiewicz. E aggiunge: "Lo hanno dimostrato in campo nazionale le varie Prestigiacomo, Carfagna, Finocchiaro, Melandri ecc. E, in campo locale, dalla Poli Bortone a Loredana Capone, alle stesse Quarta e Spagnolo. Piuttosto, conclude Pankiewicz "facciamo tutti insieme una bella battaglia contro l'eccessivo esibizionismo ed il commercio del corpo femminile che si fa sui mezzi di comunicazione italiani".

Al di là delle polemiche e delle diverse prospettive di valutazione, sia che venga interpretato come un problema da risolvere mediante la diffusione di scelte e atteggiamenti culturali inclusivi nei confronti delle donne, sia che al contrario si ritenga che un cambiamento in tale senso non possa avvenire se non attraverso l'adozione alcune "regole specifiche", il tema dello scarso rapporto donne-politica, rimane tuttora una questione attuale e insostenibile per una società che vuole definirsi moderna ed emancipata.

E nel pomeriggio è arrivata anche la risposta di una donna, Rita Quarta, consigliere comunale del Pd. "Leggo con rammarico le dichiarazioni del consigliere Pankiewicz, che definisce la battaglia per le quote rosa ‘una battaglia di retroguardia'. In realtà ad essere di retroguardia è la sua sterile polemica, in quanto non si intende qui riconoscere alcun privilegio né tutelare una ‘etnia' o una specie protetta ma semplicemente applicare la normativa vigente partendo dalla normativa costituzionale. La nostra battaglia è quindi tutta dentro le norme nazionali e la giurisprudenza che si è via, via affermata in materia".

"Vedesi caso del Comune di Molfetta", spiega Rita Quarta. "Sorprende come il consigliere Pankiewicz, docente di Diritto costituzionale all'Università di Lecce, ignori quanto previsto dall'articolo 51 della Costituzione italiana che cita: ‘tutti i cittadini dell'uno o dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini'. È del tutto evidente - prosegue - che il presupposto, all'interno della ‘battaglia per le quote rosa' è l'affermazione del merito, delle capacità e della professionalità delle donne, presupposto che ovviamente deve valere per tutti. Le donne hanno dimostrato di essere, ampiamente, un soggetto attivo indispensabile per la crescita culturale politica ed economica della nostra società. Egli sostiene: "una donna se vale si afferma" ed allora, mi perdoni il consigliere Pankiewicz, come è inopportuno - conclude Rita Quarta - il riferimento al ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna".

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