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Due sindaci e un candidato: "Le sfide del futuro si affrontano insieme"

I primi cittadini di Taranto, Melucci e Brindisi, Rossi, ospiti nel comitato di Salvemini. Già nel luglio 2018 il lancio del progetto di sviluppo integrato

LECCE - Secondo gli scenari elaborati dalle principali agenzie internazionali, nel 2030 più delle metà della popolazione mondiale vivrà nelle città grandi e nelle metropoli. Per essere competitivi, dunque, i i centri di grandezza intermedia hanno bisogno già adesso di pensare in scala più grande: solo condividendo e integrando risorse e strategie, infatti, si potranno grantire meglio la qualità di vita e le opportunità per le imprese. 

Sulla base di questo convincimento già nel luglio dello scorso anno i sindaci di Lecce, Brindisi e Taranto si erano riuniti per iniziare a discutere di ambiti di intervento sui quali provare un gioco di squadra. La premessa era quella di avere una dotazione infrastrutturale importante, con due porti e un aeroporto civile, un'università, quella del Salento, un patrimonio storico e culturale molto vasto, una filiera produttiva omogenea in alcuni settori, come quello agroalimentare.

Oggi Carlo Salvemini, Riccardo Rossi e Rinaldo Melucci si sono ritrovati per rinnovare la volontà di arrivare a un piano strategico di sviluppo, così come indicato nel programma elettorale del primo, che sindaco non lo è più da gennaio scorso ma che si ripresenta al giudizio dei suoi concittadini per le elezioni amministrative di domenica prossima. Indipendente progressista il primo, espressione del Pd il secondo mentre il terzo viene dalla sinistra più radicale ed è stato eletto alla testa di una coalizione di cui il Pd è il primo partito.

Nel comitato leccese di viale Japigia, il padrone di casa ha chiarito che l'orizzonte della Terra d'Otranto, dalla denominazione storica del Tacco d'Italia, non è quello di una piccola patria separata dal resto della Puglia, ma di un progetto che possa meglio intercettare le opportunità di sviluppo e meglio sopportare gli oneri che oggi si devono affrontare da soli. Non sfugge a nessuno, d'altra parte, che gli enti locali siano alla prese con fardelli e buchi di bilancio frutto di politiche allegre dove le casse pubbliche erano amministrate, soprattutto nel Mezzogiorno, come un vuoto a perdere e non come un patrimonio da custodire con la diligenza del buon padre di famiglia. Del resto, ha spiegato Salvemini, nella direzione di un dialogo interterritoriale stanno già andando in altre realtà del Paese: ne parlano Parma, Ferrara e Reggio Emilia, ma anche Brescia, Bergamo, Mantova e Cremona e gli esempi potrebbero essere anche altri.

La prospettiva di un pensiero lungo, oltre i confini provinciali, è stata molto apprezzata da Rossi che ha citato gli investimenti necessari - circa 80 milioni di euro - per collegare l'aeroporto alla stazione ferroviaria della sua città, una misura ora in fase di progettazione da cui tutto il Salento trarrà beneficio. Melucci, dal canto suo, ha esortato i presenti a lasciare da parte i retaggi identitari e ha passato in rassegna alcune scelte del passato che hanno indebolito il Tacco d'Italia e il suo potenziale d'insieme: la scelta di subordinare il porto di Brindisi alla Port Authority di Bari, quella di consentire all'ateneo barese di insediarsi a Taranto, ma anche l'iniziativa, da parte di Lecce, di lanciare il brand Salento senza il coinvolgimento attivo delle altre due città. 

Dai trasporti, alla formazione universitaria fino allo sviluppo del turismo, le connessioni e le sovrapposizioni delle tre province sono nei fatti già molte: l'ultima, in ordine di tempo, la prospettiva per Taranto di ospitare i Giochi del Mediterraneo del 2025: Melucci ha assicurato che il coinvolgimento di Lecce e Brindisi e già nella bozza di proposta. Esiste poi un tema che sempre più intensamente è condiviso nella coscienza dei cittadini delle tre province, quello delle conseguenze sanitarie delle emissioni inquinanti dei grandi stabilimenti industriali. La questione, introdotta in sede di dibattito, è stata affrontata da Rossi che ha ricordato da una parte l'impegno di Enel di dismettere la centrale a carbone di Cerano entro il 2025 (già adesso il consumo di carbone, distribuito su due centrali, è sceso da 9 a 3 tonnellate), dall'altra che i tempi di latenza delle patologie tumorali è stimato in circa 15 anni. Melucci, il sindaco più drammaticamente investito del problema, ha sottolineato la mancanza di personale medico e la necessità di trattenere sul territorio gli specializzandi del territorio che finiscono per lavorare altrove. 

I tre si sono dati appuntamento al prossimo futuro e Salvemini ha auspicato che, a prescindere dal suo destino politico legato all'esito del voto, quella della Terra d'Otranto possa essere una traccia da seguire per chiunque sarà il prossimo sindaco di Lecce.

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