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Capone illustra i dati sul lavoro "rosa", Salvemini propone asili nido familiari

La vice presidente della Regione ha spiegato i numeri del Piano straordinario per il lavoro, il promotore di Lecce2.0dodici ha lanciato una proposta per rimediare alla carenza cronica di posti nei centri per la prima infanzia

LECCE - Lavoro e servizi sociali all'ordine del giorno nell'agenda di Loredana Capone e Carlo Salvemini, candidati - con Sabrina Sansonetti, che giovedì alle 11 inaugura il suo comitato in via Foscarini - alle primarie del centrosinistra in programma il 22 gennaio. La vice presidente della Regione Puglia, in mattinata, ha illustrato insieme alla collega di partito nonchè assessore regionale alle Politiche sociali, Elena Gentile, alcuni dei dati del Piano straordinario per il lavoro lanciato di recente per sostenere la figura femminile in un momento di particolare crisi e in un comparto nel quale è spesso svantaggiato, quello occupazionale. 

“In Puglia c’è uno zoccolo duro di donne occupate- spiega l’assessore Elena Gentile che dal 2004 ad oggi si aggira tra il 28 e il 30 per cento, nelle medio-grandi aziende che hanno risposto al nostro questionario siamo a quota 31, lì dove i quadri e i dirigenti sono però solo l’1 per cento. E in più sappiamo da questi rapporti che il part-time è donna". Secondo l'esponente del governo regionale, i risultati dei primi sforzi sono incoraggianti ma molto resta ancora da fare. "Per questo - ha aggiunto - abbiamo appena avviato dei bandi per prolungare il tempo di astensione dal lavoro delle donne dopo il parto, in modo da permettere ancor di più la conciliazione vita-lavoro". 

“I risultati del Piano straordinario per il lavoro cominciano ad essere evidenti - ha afferma  Loredana Capone -, basta guardare al bando per la dote occupazionale: oltre 680 nuove assunzioni previste a tempo indeterminato per Lecce sono un dato in assoluta controtendenza in un momento di crisi come questo. Interessanti, peraltro, anche i dati sulle imprese femminili: anche quelle che operano nel campo della ricerca. Pensiamo che al secondo avviso sulle imprese innovative il 40 per cento delle domande è presentato da donne".

Salvemini: "Asili nido, lista d'attesa troppo lunga per le giovani famiglie.  Facciamo come in altre regioni italiane".

E proprio dal riconoscimento del lavoro fatto in tema di welfare da Elena Gentile, è partita la proposta di Carlo Salvemini per migliorare l'offerta pubblica di asili nido, partendo dal dato (contenuto nella relazione sociale dell'Ambito territoriale di Lecce)  che nella città capoluogo il 41 per cento della richiesta di posti in strutture pubbliche resta senza risposta. Per il promotore di Lecce2.0dodici il rimedio si chiama asilo nido familiare. E' lo stesso Salvemini a illustrare di cosa si tratti.  

"E' struttura alternativa - spiega -, con un numero variabile di bambini in base allo spazio di cui si dispone, all’interno di una civile abitazione, in cui sia presente almeno una figura di educatore, che provvede alla elaborazione di un progetto educativo e alla condivisione dello stesso con i genitori. L’obiettivo è quello di aiutare i genitori a rendere compatibili gli impegni lavorativi con il ruolo genitoriale, offrendo alle famiglie che non possono usufruire dell'asilo nido, un concreto aiuto nell'assistenza ai figli. L'asilo nido familiare in genere è condotto da una mamma, che apre la propria casa ad altri bambini e viene supportata da un educatore per il periodo concordato".
 
Ci sono , in Italia, diverse regioni che hanno già approntanto questo strumento. Solo per citarne alcune: Lombardia, Veneto, Piemonte, Lazio, Toscana, Liguria, Emilia Romagna, Abruzzo, Campania, Sardegna e Sicilia. "Insomma, accanto alle buone pratiche regionali pugliesi, quella dell’asilo nido famiglia, ci sembra essere un’ottima opportunità: risponde ad un bisogno sociale diffuso, il potenziamento dei servizi di assistenza alla prima infanzia; agevola la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro; attiva opportunità di lavoro soprattutto tra le donne, ponendosi come strumento per la crescita dei tassi di occupazione femminile; rafforza un senso comunitario dal forte significato: mamme che aiutano altre mamme a poter lavorare prendendosi cura dei loro figli". Tra l'altro, ha concluso Salvemini, la Regione Puglia già dispone della normativa che consente il ricorso a questa soluzione alternativa, la legge sui servizi sociali del 2006.

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