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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Fumata nera per Lupiae Servizi: tavolo aggiornato e lavoratori su tutte le furie

Nervi tesi sotto la prefettura e poi a Palazzo Carafa. Comune, azienda e sindacati prendono tempo per sbrogliare la matassa, i dipendenti rifiutano ulteriori sacrifici economici

LECCE – Clima incandescente sotto la prefettura di Lecce e, un paio di ore più tardi, anche sotto Palazzo Carafa. I lavoratori della Lupiae servizi, società partecipata dal Comune di Lecce, hanno atteso pazientemente l’esito del tavolo tecnico sulla vertenza: il terzo nella settimana, che ha riunito il Cda dell’azienda, il socio unico e le sigle sindacali.

Poi l’esplosione, covata a lungo, dinanzi all’ennesimo posticipo della soluzione. L’incontro è stato infatti riaggiornato alla prossima settimana, presumibilmente tra il 24 e il 25 ottobre. Ha preso tempo il sindaco Carlo Salvemini per sbrogliare la matassa delle convenzioni in scadenza a fine anno e per assicurare il pagamento degli stipendi fino a quella data: “Non ho certezze riguardo al rinnovo delle convenzioni dei servizi ma abbiamo il tempo di poter sottoscrivere tutte le nuove convenzioni per il 2019. La richiesta della proroga scaturisce dalla necessità di garantire gli stipendi, fino alla fine dell’anno, e la 13sima. Il mio compito sarà quello di interloquire direttamente con i vertici della banca per capire se si potrà avere l’anticipo sulle prestazioni eventualmente prorogate, o meno”.

Il sindaco ha sostanzialmente risposto alle critiche mosse, nuovamente, dall’ex sindaco Paolo Perrone intervenuto al presidio di via XXV luglio. “Il rinnovo delle convenzioni per 3 o 6 mesi è tecnicamente possibile e consiglierei a Salvemi di approfondire meglio la questione: questo periodo sarebbe utile all’amministrazione per approvare il nuovo piano industriale e raggiungere, in seconda battuta, un’intesa con i lavoratori e le organizzazioni sindacali. Non è complicato: basta volerlo”.

Ha temporeggiato oggi anche l’azienda, con Tatiana Turi, la presidentessa, possibilista sulla possibilità di salvare tutti i livelli occupazionali, fermo restando, però, che la spesa per gli anni successivi sarà ridotta con ricadute sul costo del lavoro: “Non ci sono alternative a questo – ha spiegato -. Stiamo solo studiando alcune soluzioni”.

Hanno preso tempo, infine, anche i sindacati divenuti il bersaglio di una dura contestazione da parte di un gruppo di operai inviperiti. Dopo aver inveito contro i rappresentanti delle parti sociali – rei di non essere arrivati al tavolo portando soluzioni concrete e definitive – la situazione è precipitata.

I lavoratori in presidio

La posizione dei sindacati sulla vertenza

“Abbiamo avanzato una richiesta chiara: quella di non mettere di nuovo le mani nelle tasche dei lavoratori senza avere un piano di ristrutturazione aziendale credibile e solido. L’esperienza ci ha insegnato, infatti, che mentre negli anni i lavoratori hanno fatto sacrifici, gli altri livelli aziendali non si sono minimamente posti il problema”, ha chiosato in risposta Antonella Perrone della Uiltucs Uil.

Parole forti sono state spese anche dalla collega della Filcams Cgil, Daniela Campobasso: “La mia sensazione è che qui, nel corso degli anni, ci sia stato qualcuno che è andato a mangiare ad un ristorante di altissimo livello e ha lasciato da pagare il conto a qualcun altro”.

Gli animi si sono scaldati rapidamente in via XXV luglio e un gruppo di manifestanti ha abbandonato il presidio intorno alle 14 in rotta di collisione con i sindacati. La protesta, a tinte forti, è proseguita quindi sotto la sede del Comune di Lecce. Il bersaglio, questa volta, è il socio unico della Lupiae.

I dipendenti pretendevano di interloquire con Salvemini, svincolandosi dalla mediazione delle parti sociali, e 3 di loro sono stati fatti accomodare negli uffici di Palazzo Carafa.

Dirimente è la questione del contratto e del suo passaggio dalla del commercio a quella multiservizi: proposta rispedita al mittente perché peggiorativa dal punto di vista economico. “I lavoratori, di fatto, sono già dentro la multiservizi visto che perdono il 25 percento sugli stipendi – ha chiarito Luigi Ranfino di Slai Cobas -. Ora gli chiediamo di tagliare un altro 30 percento: è normale che a queste condizioni i nervi possano saltare”.

“Siamo in alto mare nella trattativa e preoccupati per il futuro della società dal 1° gennaio in poi – ha confermato Valentina Donno della Fisascat Cisl -. Le convenzioni dovranno essere riviste ma questi lavoratori, lo ricordiamo, vengono fuori da 8 anni di sacrifici tra cassa integrazione, contratto di solidarietà, riduzione dell’orario del lavoro e dal 1° gennaio rischiano di tornare alle 40 ore settimanali”.

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