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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Gasdotto Tap, la Regione preannuncia il "no" alla conferenza dei servizi

E’ passata la delibera dell'assessore Nicastro, proposta nella giunta di oggi in via Capruzzi, a Bari, "che sancisce l’indirizzo del governo regionale di negare l’intesa". Il diniego è vincolante e i tempi si dilateranno, perché la questione slitterà direttamente nelle mani del Consiglio dei ministri

ROMA – Il gasdotto Trans Adriatic Pipeline approderà domani non ancora sulle coste della provincia di Lecce, ma comunque presso il tavolo della conferenza dei servizi. E sarà un momento di passaggio fondamentale nel tortuoso iter verso la costruzione dell’infrastruttura.

Vi parteciperanno tutti gli enti nazionali e locali interessati, con la Regione Puglia che gioca in anticipo e a carte scoperte: sarà un “no” secco all’intesa, in linea di continuità con i pareri negativi già espressi a suo tempo sul gasdotto. Un “no” che ha un valore, perché vincolante. Presso il Ministero dello sviluppo economico si dovrà arrivare domani a un accordo sull'autorizzazione unica all’infrastruttura per il trasporto del gas naturale. E di fatto, per il niet la questione slitterà di qualche tempo. Passerà così nelle mani del Consiglio dei ministri, il quale, entro trenta giorni, dovrà convocare una commissione e risolvere il nodo. Entro altri trenta giorni.

L’annuncio dell’opposizione arriva direttamente per bocca dell’assessore alla Qualità dell’ambiente della Regione Puglia, Lorenzo Nicastro. E’ passata la sua delibera, proposta nella giunta di oggi in via Capruzzi, a Bari, “che sancisce l’indirizzo del governo regionale di negare l’intesa in conferenza di servizi per il progetto denominato Tap, in coerenza con quanto espresso con delibera dello scorso gennaio che ratificava il parere contrario al progetto del comitato Via regionale”.

All’assemblea, dunque, preannuncia Nicastro, “parteciperemo per negare l’intesa che serve all’autorizzazione unica del progetto in forza della deliberazione di quest’oggi. Siamo consapevoli delle evoluzioni delle ultime ore proprio in tema di gas che giungono dal panorama internazionale – aggiunge - e che, se possibile, contribuiscono ad aumentare la pressione e gli interessi per la realizzazione della Tap, ma, allo stesso tempo, fermi nella convinzione che l’attuale progetto presenta dei punti di criticità tutt’altro che superati, nonostante le rassicurazioni”. Il riferimento è allo stop al progetto del gasdotto South Stream che ha portato ai ferri corti Russia e Unione europea.  

“Abbiamo cognizione anche del fatto che, in mancanza dell’intesa, la questione passerà alla presidenza del Consiglio dei ministri e che – prosegue Nicastro – rimangano sul tavolo ben poche opzioni. Cionondimeno – conclude - in ogni sede possibile continueremo a rappresentare le nostre convinzioni rispetto ad un progetto che, pur nelle lodevoli intenzioni di autonomia energetica, resta di difficile integrazione con il territorio”. Si pensa, dunque che passo successivo sia, come ribadito anche di recente, quello di proporre al Consiglio dei ministri un’alternativa all’approdo di San Foca, marina di Melendugno. Che è poi il pomo della discordia principale.

Il progetto di Trans Adriatic Pipeline è stato siglato ad Atene il 13 febbraio del 2013 da Albania, Grecia e Italia. Prevede la costruzione di un gasdotto lungo 871 chilometri per trasportare il gas naturale dalla regione caspica alla costa meridionale della Puglia, con attraversamento dei territori greco (510 chilometri), albanese (151 chilometri) e il passaggio nel mar Adriatico. Il percorso in territorio italiano è di poco più di 50 chilometri, di cui 45 offshore e 8 onshore. Quest'ultimo tratto dovrebbe concludersi sulle coste salentine. In questi mesi la battaglia degli oppositori è stata dura e senza quartiere, partendo da associazioni locali di cittadini e raggiungendo le istituzioni, pur fra ritardi e dissidi. 

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