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Gasdotto Tap, interrogazione sui tempi di costruzione del pozzo di spinta

La leccese Veronica Giannone e Sara Cunial, entrambe espulse dal M5S, hanno sollecitato il ministero dell'Ambiente ad avviare una verifica

ROMA - ll gasdotto Tap, e in particolare, il pozzo di spinta del tunnel, sono stati oggetto di una interrogazione presso la commissione Ambiente della Camera a firma delle deputate Veronica Giannone e Sara Cunial.

L'obiettivo delle parlamentari del Gruppo Misto, elette nel M5S e poi in momenti diversi espulse, è quello di spingere il ministero diretto da Sergio Costa ad attivare una verifica essendo stato realizzato nell'inverno tra il 2017 e il 2018, cioè prima della chiusura dell'iter di esclusione dalla Via, valutazione di impatto ambientale, avvenuto con il parere positivo dell'apposita commissione ai primi di marzo. Insomma, la tesi è che l'opera, propedeutica alla realizzazione del tunnel, è stata di fatto portata a termine in anticipo rispetto al via libera.

Per questo motivo, già alla fine del mese di gennaio, il Comune di Melendugno, dopo alcuni sopralluoghi, si rivolse al ministero e a tutti gli enti interessati per chiedere la sospensione della verifica di ottemperanza della prescrizione A 5 che imponeva la presentazione del progetto esecutivo del tunnel e di tutte le oper connesse e la sua sottoposizione a procedura di verifica di esclusione dalla Via. In risposta alla due interroganti, il sottosegretario all'Ambiente, Salvatore Micillo ha confermato che quel parere di esclusione è arrivato il 2 marzo, aggiugendo che non è dato ricavare dalle tavole le segnalate difformità delle dimensioni del pozzo rispetto al progetto approvato.

Giannone e Cunial si sono dette estremamente convinte che la questione non sia più solo di utilità dell'opera, ma di rispetto delle regole: "Non essendo stato assoggettato ad alcuna variante né a preventiva verifica di esclusione da valutazione di impatto ambientale, in quanto il pozzo di spinta è stato realizzato prima che la A5 fosse analizzata e ottemperata, e insistendo infine su terreni sottoposti a vincolo idrogeologico e paesaggistico (per cui eventuali varianti non possono sanare gli eventuali abusi commessi), abbiamo richiesto al ministro dell’Ambiente se non ritenga opportuno attivarsi immediatamente per una verifica, magari valutando anche la sussistenza dei presupposti per segnalare i fatti alla magistratura competente”.

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