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Giovedì, 28 Marzo 2024
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“Giù le mani dalla sanità pubblica”, sit-in di Cgil presso gli ospedali

Il sindacato scende in campo per difendere il diritto alla salute, con un volantinaggio presso i presidi ospedalieri di Lecce e di altri sei comuni. "Servono proposte alternative per uscire dall'arretratezza"

 

LECCE- La salute è un diritto fondamentale. Il concetto noto, non è più così scontato per Cgil che ha organizzato una giornata di mobilitazione nazionale, per reclamare un servizio sanitario di qualità. Anche a Lecce e provincia, la manifestazione ha visto i sindacalisti impegnati in un’azione di volantinaggio all’ingresso dei presidi ospedalieri di Lecce, Casarano, Galatina, Gallipoli, Scorrano e presso le sedi dei distretti di Martano e Ugento. Particolarmente preoccupante è infatti, lo stato di “salute” della sanità pubblica, aggravata - secondo la segretaria Antonella Cazzato - da scelte politiche che minano il diritto alla salute e considerano le spese per il welfare un costo, anziché un “investimento anticiclico contro la crisi”. Calcolatrice alla mano, si contano 12 miliardi in meno dal 2010 al 2014, un miliardo in meno per l'edilizia sanitaria con la legge di stabilità, la riduzione da un miliardo a 200 milioni per il fondo sociale, introduzione del super ticket sanitario entro il 2014.

Se è vero che l’Italia è il Paese che spende di meno in questo settore, (in rapporto alla media dei Paesi europei), la Puglia vive drammaticamente gli effetti del piano di rientro sanitario: “Un vero ricatto e un colpo mortale, inferto dal Governo nazionale alla Regione”, precisa il sindacato.

antonella cazzato-2L’elenco dei deficit del servizio sanitario pugliese è lungo: “Mancano medici, infermieri e ausiliari e così diventa impossibile garantire i servizi minimi di assistenza – denuncia la sindacalista. -  Scontiamo sulla nostra pelle, l’allungamento delle liste d’attesa mentre la strumentazione diagnostica dovrebbe funzionare almeno per metà giornata”.

Per quanto riguarda la riduzione dei posti letto, che vanno nella direzione di “deospedalizzare” l’assistenza medica, Cgil si dichiara contraria alla “politica dei due tempi”: il progetto originario, infatti, prevedeva la riconversione degli ospedali dismessi in Case della salute. Quest’alternativa, però, è venuta a mancare, così come mancano i posti di medicina, non sono attive le lungodegenze e sui 240 posti letto previsti, ce ne sono appena 180.

La Cgil e le due sigle della Funzione pubblica e del Sindacato dei pensionati, rilanciano una piattaforma nazionale e regionale su sette punti: stop ai tagli indiscriminati e abolizione del super ticket di 10 euro; servizi garantiti 24 ore su 24, con finanziamento vincolato a priorità e urgenze; sblocco delle assunzioni del personale; “piani di rientro” socialmente sostenibili; usare i risparmi per aprire nuovi servizi; garantire i livelli essenziali di assistenza e aprire al confronto con i cittadini nei progetti di riorganizzazione ospedaliera.

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