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Giunta, istruzioni per l’uso: “Paolo, dacci un taglio. I numeri sono con te”

Sette assessori, tre deleghe fuori giunta e centralità di welfare e politiche comunitarie. La proposta di Carlo Salvemini al sindaco alle prese con gli equilibri di maggioranza. Nel 2010 ai 19 dirigenti quasi due milioni di euro

LECCE – Dopo le proposte per combattere gli sprechi di Palazzo Carafa, le indicazioni per una soluzione  del rebus relativo alla composizione della giunta. Carlo Salvemini non perde tempo e, in attesa che il sindaco riconfermato Paolo Perrone trovi la formula esatta per non alterare gli equilibri e gli appetiti di minoranza, presenta una possibile soluzione che, in realtà, è una rivisitazione dell’impostazione complessiva di tutto l’apparato politico e amministrativo. 

Non si tratta, evidentemente, di interferenze nel merito politico delle scelte, ma di una “proposta quadro” che riflette non solo un’esigenza di semplificazione avvertita dall’opinione pubblica, ma che attiene anche ad una questione di specifica sofferenza finanziaria del Comune di Lecce. “Cominciare a ragionare su come determinare l’assetto di governo è una premessa indispensabile alla scelta degli uomini e delle donne - speriamo tante - chiamati a costituirlo” ha commentato Salvemini. 

Il contributo parte da una premessa politica molto radicale: che il successo elettorale del sindaco Perrone lo autorizzi, in pratica, a rompere la logica degli schemi da manuale Cencelli che però rischiano, paradossalmente, di indebolire la governabilità di una città in un momento di drammatica emergenza finanziaria. Chissà se il primo cittadino terrà in considerazione il suggerimento, ma intanto il consigliere di Lecce Bene Comune – al quale potrebbe essere riconosciuto il ruolo di leader dell’opposizione – tira fuori dal cassetto uno schema che aveva preparato già nella campagna per le primarie del centrosinistra, vinte poi da Loredana Capone.

carlosalvemini-4-5Sette aree di governo affidate ad altrettanti assessori, tre deleghe senza portafoglio e rimodulazione del settore amministrativo imperniata sui dirigenti che, tanto per intendersi, nel 2010 sono costati un milione e 850mila euro circa. Se da un parte dunque, le nuove disposizioni di legge assegnano ai comuni con meno di 100mila abitanti un numero massimo di nove assessori, Salvemini ritiene che tale limite possa essere abbassato di due unità. A ciascuno verrebbe affidata una competenza estesa: l’area economica includerebbe bilancio, fiscalità locale, patrimonio. A quella per il territorio la pianificazione urbana, i lavori pubblici, la mobilità, il verde e l’arredo urbano.

Riacquisterebbe centralità il settore delle politiche sociali che comprenderebbe i servizi sociali – con l’eliminazione dell’Istituzione oggi esistente -, istruzione e formazione, volontariato, immigrazione. L’area Sviluppo locale si occuperebbe di cultura, commercio, artigianato e turismo. Quella dell’Innovazione di trasparenza, partecipazione, innovazione, qualità dei servizi, controllo della gestione.  Sport, politiche giovanili, lavoro e università sarebbero appannaggio dell’area Giovani, mentre quella dell’Ambiente controllerebbe la gestione dei rifiuti, l’igiene e la salute pubblica.

Al sindaco spetterebbe una delle tre deleghe previste, quella alle politiche comunitarie, nella convinzione che sia un ambito trasversale a tutta la giunta perché buona parte dei fondi per gli enti locali, lo si sa, vengono oramai dai bilanci dell’Unione Europea. A due consiglieri di maggioranza poi, potrebbero essere affidate la supervisione di Polizia municipale e Personale. 

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