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Guerra di posizione per le primarie: nel centrodestra toni aspri e sferzanti

Il Movimento Regione Salento stronca le consultazioni invocate dai partiti, ma ritenute solo una imposizione dei "notabili" per blindare il loro ruolo egemone

LECCE – Non è uno scontro frontale, ma piuttosto una guerra di posizione con le due parti contendenti che si scaricano a vicenda l'accusa di una eventuale rottura nella coalizione di centrodestra: da una parte i sostenitori delle primarie, dall'altra i suoi oppositori. Tra questi si registra oggi la nota del Movimento Regione Salento che etichetta senza possibilità di appello lo strumento di consultazione preventiva degli elettori e dei simpatizzanti perché ritenuto solo un mezzo per blindare la posizione dei "soliti" notabili e imporre la candidatura da loro desiderata per le amministrative.

Metodo "incerto, affaristico, autoreferenziale, soggetto a pratiche clientelari e inquinamento del voto". Queste sono le primarie per il movimento che interviene a gamba tesa nel dibattito all'interno dello schieramento dopo che sabato si sono verificati due fatti politici significativi: la chiusura netta e definitiva di Adriana Poli Bortone, l’immediata replica dei coordinatori regionali di Fratelli d’Italia, Erio Congedo, Direzione Italia, Francesco Ventola e Lega, Andrea Caroppo che hanno in un certo senso ufficializzato il ricorso alle primarie e sollecitato Forza Italia, che negli altri comuni capoluogo al voto in primavera si è uniformata al resto della coalizione, a chiarire quanto prima la propria posizione per quanto riguarda Lecce. Sul punto è intervenuto anche Luigi Vitali, ex coordinatore regionale degli azzurri, invitando la dirigenza leccese del partito, e tra le righe il commissario regionale Mauro D'Attis, ad accettare la sfida delle primarie, per evitare di essere "irrilevanti".

Il Movimento Regione Salento, tuttavia, conosce le primarie per esperienza diretta: nel febbraio del 2012, in vista delle elezioni comunali, Paolo Perrone si impose con quasi l'84 per cento delle preferenze su 17mila 418 votanti. Paolo Pagliaro si fermò al 14 per cento e da quell'occasione in poi non ha mai lesinato giudizi impietosi sulle primare. Nel maggio del 2015 il presidente del MRS, al contempo dirigente di Forza Italia, descrisse quelle consultazioni come determinate dall'afflusso massiccio del personale delle società partecipate del Comune di Lecce, Lupiae Servizi ed Sgm, e dall'afflusso indotto e massiccio di cittadini di origine straniera.

“Ancora una volta, le imposizioni - recita la nota odierna del Mrs -. Leggiamo con rammarico la nota con cui una parte dei partiti di centrodestra esige, quasi fosse un dettame divino, un metodo incerto, non regolamentato per legge, affaristico e autoreferenziale quale quello delle primarie, magari sempre in un certo albergo. Uno strumento che ben si addice a pratiche clientelari e alla prevaricazione da parte di minoranze organizzate, con evidenti e già vissute esperienze di inquinamento del voto data la assoluta mancanza di regole e di trasparenza”.

Il coordinatore provinciale e quello cittadino di Mrs, Gianluca Montinaro e Giulio Serafino, richiamano la necessità di ragionamenti sui contenuti e di rinnovamento della classe dirigente. “Basta con sistemi chiusi e autoreferenziali, con la finta barzelletta della democrazia e della partecipazione popolare per far scegliere a una piccolissima parte di Leccesi (chi ha voglia di riservatezza e anonimato non potrà mai partecipare alle primarie) dietro cui celare interessi puramente personalistici”.

Diversa dal passato è anche l’impostazione della prospettiva: non più i movimenti civici come ancelle e stampelle dei partiti, ma come migliore rappresentazione delle esigenze della comunità dei cittadini. Da settimane il Movimento Regione Salento insieme ad associazioni e movimenti civici ha intrapreso un percorso che va proprio in questa direzione: il Mrs non cerca lo scontro, ma intende costruire percorsi propositivi avendo bene in mente gli errori del passato perché non si ripetano. L’idea del rinnovamento è quello che noi auspichiamo: un differente modo di fare, un diverso modo di atteggiarsi alla cosa pubblica come esercizio di un servizio a favore del cittadino”.

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