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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Il braccio di ferro sui passi carrai. “Tassa dovuta, il Centrodestra non poteva abolirla”

L’ex consigliere Patti rafforza la scelta dell’amministrazione Salvemini spiegando perché la riscossione non poteva essere “abolita” dal Comune. Mazzotta e Monticelli: “Nessun danno erariale, saremo sommersi dai ricorsi”

LECCE - Il clima caldo agli albori della campagna elettorale leccese riverbera ancora sulla questione della reintroduzione della tassa sui passi carrai e sul recupero delle annualità non prescritte. Un atto “doveroso nell’interesse di tutti i cittadini” aveva chiosato l’ex sindaco Carlo Salvemini rammentando “l’arbitrarietà” dell’esenzione del tributo che spetta per legge solo ai diversamente abili. Il tutto rintuzzando, punto per punto, ai rilievi del candidato alle primarie del centrodestra, Gaetano Messuti, al quale hanno poi dato manforte anche i consiglieri comunali uscenti di Forza Italia, Paride Mazzotta e Bernando Monticelli Cuggiò, quest’ultimo recentemente approdato nelle file azzurre. “Salvemini per giustificare i suoi errori, cerca di mistificare anche la storia amministrativa del nostro Comune” hanno replicato congiuntamente gli ex consiglieri, “non vi è alcun errore da parte nostra. Alcun danno erariale è ascrivibile alle amministrazioni di centrodestra, che correttamente hanno operato e che se avessero deciso di ripristinare la tassa l’avrebbero fatto secondo legge, con una delibera del consiglio comunale”.

Ma per sgomberare il campo dalle cattive interpretazioni e dal perdurare della polemica politica oggi interviene anche l’ex consigliere comunale di Lecce Città Pubblica, Pierpaolo Patti, che nella parte finale della legislatura era stato anche eletto presidente della commissione Bilancio, di cui era già il vice. L’organismo consiliare era stato guidato da Antonio Torricelli fino alla data delle sue dimissioni protocollate il 19 settembre scorso a seguito del coinvolgimento diretto nell’inchiesta sulle case popolari. L’avvocato Patti parla quindi anche con cognizione di causa sulla materia legata alla disamina delle voci del bilancio comunale, mentre politicamente non lesina di attribuire le responsabilità di quanto accaduto proprio alle compagini politiche di centrodestra di cui Messuti, Mazzotta e Monticelli fanno parte. “I cittadini che oggi ricevono le notifiche per il pagamento dell’imposta a partire dal 2013 devono ringraziare gli amministratori del centrodestra” pungola l’ex consigliere Patti, “i quali, per un calcolo di consenso legato all’esigenza di presentarsi come coloro che hanno abolito una tassa, cosa che non è mai stata nelle loro possibilità, dato che la tassa sui passi carrai è stabilita per legge, hanno messo il Comune nelle condizioni di dover richiedere ai cittadini quanto dovuto anche per gli anni passati, senza applicare sanzioni e interessi. Bene ha fatto Carlo Salvemini” aggiunge Patti, “a suggerire a Messuti, ex vicesindaco dell’amministrazione Perrone, che ha manifestato l’intenzione di incontrare il commissario Sodano, di chiedere a lui di verificare la sussistenza dei presupposti per la segnalazione alla Corte dei Conti degli amministratori che non hanno provveduto alla riscossione della tassa negli anni passati. Messuti, Mazzotta, Monticelli e quanti ritengono di essere nel giusto, dunque, non esitino: vadano da Sodano oggi stesso”.

Da qui, parafrasando anche quanto esplicitato dall’ex sindaco e candidato alla nuova corsa a Palazzo Carafa, Carlo Salvemini, l’ex consigliere della vecchia maggioranza entra nel merito della questione spiegando tecnicamente quanto è avvenuto sul nodo dei passi carrai.  “La tassa trova la sua origine nella legge dello Stato numero 507 del 1993, che non può essere derogata dal Comune” chiarisce Pierpaolo Patti, “un cittadino che intende usare una porzione di spazio pubblico per tenere libero l’ingresso del suo garage è chiamato a corrispondere un contributo proporzionale allo spazio al Comune di residenza. In cambio ha a sua disposizione lo spazio e può anche segnalare ai vigili l’occupazione indebita del passo carraio, ottenendo l’intervento e la sanzione del mezzo parcheggiato in divieto.  Il regolamento comunale del 2015 prevede come sola categoria beneficiaria della esenzione per la Topsap, i diversamente abili: anche questo mi sembra palesemente giusto. Chi ha maggiori difficoltà fisiche deve essere agevolato. Per una errata interpretazione della norma” incalza l’ex consigliere, “ma anche per volontà politica, negli anni di governo del centrodestra, quelli dei bilanci inattaccabili, la Tosap non è stata riscossa per nessun passo carraio, accordando a tutti indistintamente quella che era una agevolazione prevista solo per le persone disabili. Dunque il tributo non è stato abolito, come mistifica qualcuno, ma semplicemente non riscosso. Ciò ha originato un vulnus di risorse nelle casse comunali” conclude Patti, “che, alla luce delle leggi e dei regolamenti in vigore, deve essere recuperato. Se un amministratore non lo facesse potrebbe essere chiamato a risponderne davanti alla Corte dei Conti per procurato danno erariale alle casse del Comune”.

Nessuna ipotesi di danno erariale invece palesano i già consiglieri Mazzotta e Monticelli per quanto avvenuto in questi anni e che hanno rintuzzato Carlo Salvemini invitando lui, l’ex sindaco ad ammettere il “suo” errore. “E’ vero che la prima delibera che annullò la tassa sui passi carrai, è quella del 27 novembre 2000 e non del 2010” chiariscono Mazzotta e Monticelli, “ed è ben evidente che solo per un refuso è stata indicata la data del 2010. Con delibera del  10 maggio 2004 viene confermata quell’abolizione e nessun altra delibera consiliare successiva ne ha disposto la reintroduzione. In nessun  atto di programmazione economico-finanziaria, e questo Salvemini lo sa, compare una voce con riferimento ai passi carrai. E anche laddove la delibe del 22 dicembre 2015, e così non è possa essere invocata” specificano gli ex consiglieri azzurri, “essa avrebbe avuto valore per il futuro e non in modo retroattivo. Tanta è la confusione di Salvemini che se fosse stata legittima la pretesa, avrebbe dovuto reclamare l’applicazione delle sanzioni  e degli interessi per il mancato pagamento e così non ha fatto. Getti quindi la spugna Salvemini e ammetta il proprio errore” concludono Mazzotta e Monticelli, “chiedendo scusa alle future amministrazioni che si troveranno a dover sostenere i costi  della sua temeraria iniziativa che vedrà soccombere il Comune sotto  il peso dei ricorsi”.

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