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Il carcere e i suoi problemi dimenticati dalla politica

Il senatore Alberto Maritati ha visitato in veste ufficiale la struttura di Borgo San Nicola. Ne emerge l'ennesimo quadro sconfortante "a fronte di un deludente disinteresse delle istituzioni"

LECCE - I sindacati di polizia penitenziaria lo denunciano da tempo: all'interno del carcere di Borgo San Nicola, a Lecce, la situazione è incandescente. Un problema che nasce dal sovraffollamento e, nel contempo, dal ridotto numero di personale. Un caso sul quale il senatore del Pd, Alberto Maritati, ex magistrato, preannuncia "una decisa e dettagliata interrogazione parlamentare". Aggiungendo, però, come "sia assolutamente urgente una mobilitazione di tutti i soggetti privati e pubblici che con il loro intervento potrebbero alleviare lo stato di grave disagio in cui versa il carcere della nostra provincia". Un appello tra gli appelli, dunque. Che finora parrebbero poco ascoltati, stando, almeno, a quanto puntualmente i sindacalisti riportano nelle loro comunicazioni alla stampa.

Maritati ha voluto saggiare di persona il problema, recandosi questa mattina in visita ufficiale presso la casa circondariale leccese. Incontrando la direttrice della struttura penitenziaria, Anna Rosaria Piccinni, il comandante della polizia penitenziaria, Salvatore Colazzo, il responsabile del settore educativo del carcere ed i maggiori responsabili del settore e dell'amministrazione dell'istituto penitenziario. Il senatore spiega che, nel corso del dibattito, "è emersa una situazione complessiva assai critica e delicata per la sicurezza e la corretta funzionalità della casa circondariale di Lecce". L'istituto, infatti, nato come supercarcere per ospitare, in celle singole da 9 metri quadri ciascuna - compresi i servizi - 550 detenuti, mai utilizzando le celle per un solo detenuto, attualmente ospita quasi 1400 persone, con una densità quindi di tre per cella.

E' lo stesso Maritato ad illustrare come il personale del carcere sia costretto a turni incalzanti. "Nei vari settori viene ridotto il numero dei poliziotti che assai spesso operano nelle sezioni singolarmente, cosicché obbiettivamente cresce il rischio per la sicurezza, oltre allo stress per il singolo operatore", scrive il senatore. Che prosegue, ricordando come "nell'importante e nevralgico settore educativo (la Costituzione prescrive che la pena debba tendere principalmente alla rieducazione del condannato), vi sono solo sette educatori e cinque psicologi per un totale complessivo del loro impiego pari a 140 ore, con la conseguenza che, a fronte di 1400 detenuti, sarebbe possibile dedicare non più di 5-6 minuti al mese per detenuto".

E intanto, c'è chi, all'interno del carcere, ha visto passare intere generazioni. "Il ministero non procede a nuove assunzioni da oltre diciassette anni". Senza considerare i problemi di natura igienico-sanitaria. "Il materiale per l'igiene e per la sanità è in progressiva diminuzione, con un conseguente deficitario servizio sanitario per l'intera popolazione carceraria. A fronte di una sì grave situazione - puntualizza Maritati - si registra un deludente disinteresse da parte del mondo politico, sociale, culturale e produttivo dalla nostra provincia. All'interno della struttura operano solo due realtà del volontariato: Comunità Speranza e Fiore all'Occhiello". Si muoverà qualcosa?

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