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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

“Il lavoro è la priorità per il Paese”: Susanna Camusso chiude l’evento di Cgil

Il leader del sindacato ha rilasciato una lunga intervista a Giannini in cui affronta i nodi dell'occupazione, lanciando un appello a ripartire dall'occupazione e dell'aumento dei salari

LECCE – Si è concluso con una lunga intervista a Susanna Camusso, rilasciata al giornalista Massimo Gianni sul palco in piazza Sant’Oronzo, l’evento organizzato da Cgil incentrato sul tema del lavoro: tre giorni di incontri e dibattiti, in cui non sono mancati i momenti culturali e di divertimento, chiusi dal concerto dei Modena City Ramblers che ieri sera ha scaldato il cuore della movida cittadina. La leader del sindacato, impegnata su più fronti e che è anche intervenuta alla manifestazione organizzata dai lavoratori della grande distribuzione sabato mattina, ha salutato il Salento dopo una lunga e articolata riflessioni sui nodi dell’occupazione, del precariato, della flessibilità e delle riforme del governo Renzi con cui la partita rimane aperta.

La premessa è stata centrata sul ruolo giocato dall’Europa nell’affrontare le sfide contemporanee. Duro il suo giudizio a riguardo: “L’Europa ha perso la sua anima, diventando una mera aggregazione di popoli priva di identità, da quando è stato imposto ai cittadini il pensiero unico intorno alle grandi questioni economiche; pensiero che annulla le distinzioni ideologiche tra destra e sinistra, in nome di una visione liberista che non considera centrali i diritti – ha spiegato -. Si guarda con più attenzione alla speculazione finanziaria anziché affrontare il dramma della disoccupazione giovanile, tanto per fare un esempio. Con la Carta dei diritti Cgil vuole entrare nel dibattito per riportare al centro il tema del lavoro: non si può ricostruire un’idea d’Europa se non si riconosce il lavoro come condizione esistenziale delle persone, anziché come un costo da tagliare”.

Camusso non è stata tenera neppure verso l’Italia e le politiche governative degli ultimi vent’ anni che hanno “progressivamente smantellato il diritto al lavoro”. Il colpo di grazia è stato dato dalla crisi globale che ha sconvolto, in un baleno, tutti i mercati presentando un conto salato ai cittadini: “Con quale faccia si continua a raccontare ai giovani, perlopiù disoccupati, che devono abbandonare l’idea del posto fisso, cancellarla dalla loro cultura?”, ha denunciato la sindacalista. Per Camusso esistono, dunque, una serie di priorità su cui sollecitare l’intervento dell’esecutivo guidato da Matteo Renzi: “Innanzitutto una seria riforma fiscale, fondata sul principio di equità e sulla tassazione progressiva, tarata sul reddito, fino ad arrivare alla patrimoniale sui grandi capitali. È l’unica misura capace di restituire serenità alle persone e di aiutare le imprese, chiamate a pagare sulla base del reddito prodotto e non sostenuta con aiuti economici una tantum”. E riguardo all’ipotesi di chiusura di Equitalia, annunciata dal capo del governo, Camusso esprime una posizione radicale, un secco no alla privatizzazione di un’agenzia che svolge una funzione essenziale, ovvero la riscossione dei tributi pubblici.

Entrando nel dettaglio delle condizioni dell’occupazione italiana, la leader del primo sindacato nazionale ha ricordato la critica rivolta all’introduzione dei voucher che risale alle battute iniziali dell’approvazione del Jobs act: “Questo strumento non funziona perché non garantisce la piena tracciabilità e l’emersione totale dal nero ed è inutile metterci, ora, un cerotto sopra. Bisogna avere il coraggio di compiere un’azione responsabile, ovvero abolire i voucher e trovare altre soluzioni per retribuire il lavoro occasionale, che pure esiste, senza incentivarne o regolarizzarne l’abuso”.

La sindacalista ha strigliato il governo anche sui temi delle pensioni, del sistema universitario e dei contratti della pubblica amministrazione, lanciando un monito in conclusione: “Pagare poco i lavoratori non rende migliore il sistema economico migliore: in Germania, ad esempio, i contratti di lavoro vengono rinnovati. L’Italia può ripartire e rendere più competitivo il sistema Paese soltanto puntando sulla qualità del lavoro e aumentando i salari dei cittadini”.

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