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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Il polverone di via Brenta, Marti: "Noi non sapevamo"

L'assessore al Patrimonio si schiera con il sindaco Paolo Perrone e risponde alle accuse mosse dal centrosinistra leccese: "Quell'operazione non ha conosciuto il transito in Giunta o in Consiglio"

LECCE - Via Brenta, gli immobili del tribunale civile e della corte d'appello, ed il polverone politico-giudiziario, nel tutti contro tutti che vede il sindaco Paolo Perrone sospendere il contratto 1999 che impegnava il Comune di Lecce ad acquistare i due edifici di via Brenta, il presidente del tribunale, Mario Buffa, parlare di "scelta saggia, ma tardiva" ed il centrosinistra, per voce di Antonio Rotundo, muovere un j'accuse che, se chiama in causa Adriana Poli Bortone, già sindaco all'epoca, non risparmia neanche l'attuale primo cittadino. E nel dibattito, al fianco di Perrone, interviene ora l'assessore alla Pianificazione del territorio e Urbanistica Roberto Marti. Che sbotta: "Siamo stati tutti Alice nel paese delle meraviglie".

Ovvero? Ovvero, "c'è da preoccuparsi - sottolinea Marti - quando le necessità del ruolo che si ricopre predominano su tutto e tutti, anche sulle basilari esigenze del bene comune. E quindi c'è da preoccuparsi se il centrosinistra a Palazzo Carafa ignora un'azione decisa e trasparente di chiarezza ed un tentativo di scongiurare un gravissimo danno finanziario per il Comune di Lecce e, per ragioni di parte, cerca unicamente di circoscrivere l'intera faccenda al tema della responsabilità e del grado di conoscenza di Paolo Perrone". Per intenderci, alcuni giorni addietro Rotundo aveva chiesto a Perrone "di venire in Consiglio comunale a spiegare perché la decisione di sospendere in via cautelativa il pagamento delle rate per il leasing di via Brenta arriva solo ora". Una scelta che dovrebbe mettere al riparo il Comune da un bagno di sangue finanziario. E tuttavia, per Rotundo, il sindaco "non può raccontarci la storiella che non sapeva niente perché in quegli anni non stava né sulla Luna né su Marte ma era il vicesindaco dell'onorevole Poli e in tutti questi anni non c'è traccia di dichiarazioni di sue presa di distanza da quell'operazione".

E così, ora Marti viene in supporto del primo cittadino. "E' sconcertante doverlo sottolineare - aggiunge - , tanto è banale ed evidente: il punto centrale è il fatto che il centrosinistra ignori il pericolo che questa operazione rappresenta per le casse del Comune. Di un'operazione, peraltro, il cui momento cruciale (la trasformazione dell'oneroso contratto da affitto a leasing) non ha conosciuto il sacrosanto transito in Giunta o in Consiglio. Ed il sindaco Perrone, come me del resto, all'epoca assessore ai Servizi sociali, non solo non ebbe la possibilità di valutare l'opportunità di un'operazione così importante, ma non ne era nemmeno a conoscenza. Per cui - conclude Roberto Marti - se lui è stato Alice nel paese delle meraviglie, lo siamo stati tutti quanti".

Per rinverdite la questione: l'amministrazione comunale dell'epoca, era entrata nella contrattazione di vendita degli edifici di via Brenta tra gli ex proprietari e la società milanese che stava acquistando gli immobili, aprendo un leasing con i nuovi possessori. E dal 1999 ad oggi le casse comunali avrebbero elargito alla Selma circa 9 milioni di euro. "Ma a conti fatti, tra 20 anni - ha detto nei giorni scorsi il sindaco Perrone - il Comune avrà pagato il 60 per cento sul totale definito dal contratto. Una spesa eccessiva e non sappiamo più quanto in realtà conveniente". Quel leasing ha un costo annuo di circa 2milioni di euro. E risulta così che il Comune abbia pagato al momento metà di quella "bolletta" per la prima tranche semestrale, 1 milione di euro più iva. E proprio su quei palazzi, intanto, un'inchiesta della Procura su un presunto caso di maxi tangenti, partorita in seno ad un esposto anonimo, i cui esiti sono ancora attesi.

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