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La Xylella si diffonde senza soste. E lo sradicamento degli ulivi convince sempre meno

Incontro presso la sede leccese della Regione Puglia con otto consiglieri e rappresentanti di categoria. Si discute non solo del ristoro per i produttori colpiti, ma anche di una strategia più consapevole e rapida per rallentare il contagio

LECCE – Un quarto del patrimonio di ulivi di tutto il Salento rischia la mannaia dell’abbattimento, mentre i timori di un’estensione dell’epidemia in altre province e regioni rende oramai il problema della Xylella fastidiosa una questione nazionale.

La direttiva dell’Unione Europea inoltrata alla fine della scorsa settimana, d’altra parte, non concede alternative ed entro 30 giorni bisogna procedere: secondo stime attendibili sono interessati almeno 2 milioni di alberi. Un salasso dal punto di vista economico, ma anche uno sfregio consistente all’identità del territorio. La diffusione del batterio che produce l’essiccamento della pianta (ma non ha conseguenze sull’olio in quanto tale) avanza con rapidità, tanto che i 23mila ettari indicati nella direttiva potrebbero già essere diventati molti di più, ma quello che è ancora più preoccupante è il fatto che non è stata ancora dispiegata una strategia efficace quantomeno per il contenimento dell’epidemia.

Sono questi, alla resa dei conti, i due dati certi emersi nel corso della conferenza stampa convocata presso la sede leccese della Regione Puglia. Vi hanno partecipato 8 consiglieri: Luigi Mazzei, Erio Congedo, Aldo Aloisi, Antonio Barba (Pdl – Forza Italia), Andrea Caroppo (Nuovo Centro Destra)  - che sono stabilmente all’opposizione della maggioranza di centrosinistra - Donato Pellegrino (Gruppo Misto), Aurelio Gianfreda (Democratici Autonomi) e Salvatore Negro (Udc).  

Ben presto il motivo della convocazione dell’incontro – la bocciatura da parte della maggioranza dell’emendamento che portava da 2 a 4 milioni i fondi per l’intervento inseriti nella legge di assestamento del bilancio – è stato assorbito da una discussione più ampia alla quale hanno preso parte addetti ai lavori, proprietari agricoli, rappresentanti di categoria nonché l’assessore provinciale con delega all’Agricoltura, Francesco Pacella. E’ parso evidente che a distanza di oltre un anno e mezzo dai primi allarmi non sia stata trovata una soluzione che metta d’accordo tutti, tanto che quello dello sradicamento appare come una misura draconiana di dubbia utilità, cosa che le associazioni ambientaliste dicono da tempo. Anche perché, come sostiene Fabio Ingrosso di Copagri, sarebbe assai più importante agire sul vettore del batterio, la cosiddetta “cicalina”. Non si può d’altra parte attendere l’inverno, quando le condizioni climatiche dovrebbe di fatto costituire un argine naturale al contagio.

conferenzaXylellaluglio2014-2Ecco allora, ha suggerito un proprietario agricolo che si confronta con il problema Xylella in 2 dei 30 ettari di uliveto che possiede, che non è quella del semplice ristoro economico la prospettiva d’intervento migliore. La ricerca scientifica ha bisogno di almeno un paio d’anni per arrivare alle prime conclusioni, ma intanto molto si può fare dal punto di vista del monitoraggio e degli interventi di contenimento. Ma chi li debba fare e come possano essere attuati pare un altro rilevante problema.

Un aspetto che nel corso di più interventi è stato messo in evidenza è infatti la sottovalutazione o per lo meno l’impreparazione con cui è stata affrontata fino ad ora la vicenda. Pacella ha rimproverato all’assessore regionale Fabio Nardoni di non aver voluto istituire un unità territoriale di crisi e quindi di aver preso in carico il problema xylella come una questione di ordinaria amministrazione per risolvere la quale sarebbero stati sufficienti gli strumenti operativi consueti: l’Osservatorio fitosanitario regionale e gli organismi accademici ad esso collegati. Mentre ora sarebbe urgente la richiesta di un commissario straordinario delegato del governo.

E’ anche vero la che la Regione ha da tempo emanato delle linee guida, ma la sensazione è che siano rimaste, per mancanza di risorse e di mezzi, sostanzialmente sulla carta. Nel contempo ciascuno avrebbe fatto da sé. In questa confusione il batterio ha conquistato ettaro dopo ettaro. Non c’è dunque da perdere tempo: i rappresentanti politici sollecitano un consiglio regionale monotematico dal quale far partire una nuova e più consapevole fase di contrasto al contagio. Magari con il coinvolgimento delle organizzazioni di categoria e con una maggiore chiarezza di indicazioni per tutti i produttori della regione.

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