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Referendum, a due mesi dal voto: "Rischio di concentrazione del potere"

In vista del voto del 4 dicembre intervento di Oronza Renna, consigliera comunale a Trepuzzi per il Partito Democratico. Il suo sarà un secco no

LECCE – Il 4 dicembre, nel quale il governo propone ai cittadini di confermare con il voto favorevole la cosiddetta riforma Boschi che propone la modifica di alcune previsioni della Costituzione. Le principali riguardano il superamento del bicameralismo perfetto e l'attribuzione allo Stato di alcune competenze oggi in capo alle Regioni. 

Il quesito che sarà presente sulla scheda recita testualmente: "Approvate il testo della legge costituzionale concernente 'disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel, e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione"?

A due mesi dal voto il dibattito entra nel vivo. Contro la proposta del governo uno schieramento assortito che va dalla sinistra radicale alla destra. Per contribuire alla discussione LeccePrima mette a disposizione i suoi spazi per coloro che volessero interevenire: basta inviare una mail a redazione@lecceprima.it con oggetto 'intervento referendum' dopo il contributo di Ernesto Abaterusso del Pd, è la volta di Oronza Renna, consigliera comunale a Trepuzzi, anche lei del Pd. Lo stesso partito del premier, Matteo Renzi, che vuole fortemente la riforma.

Il mio voto al referendum Costituzionale sarà convintamente per il No perché ritengo questa una riforma sbagliata, che rischia di infliggere un duro colpo alla nostra democrazia.

Dico no perché il combinato disposto tra riforma costituzionale e legge elettorale sortirebbe come effetto quello di concentrare tutto il potere nelle mani di pochi, privando di forza la rappresentanza politica e affidando ad un’unica persona il potere legislativo e quello giudiziario.

Si fa, poi, un gran parlare del Senato post riforma. Quello che ne verrebbe fuori sarebbe un organo ibrido, depotenziato ed indebolito. Mi chiedo: come potrebbe un amministratore locale svolgere seriamente e bene il doppio ruolo di amministratore e parlamentare? Ruolo che, oltretutto, sarebbe chiamato a ricoprire non perché frutto del voto popolare.

Si dice che con questa riforma si abbattono i costi della politica; per farlo realmente  basterebbe  procedere con un taglio degli stipendi dei parlamentari, accompagnato da un dimezzamento dei deputati e senatori. Il bilancio del Senato, oltretutto, incide in modo trascurabile sul bilancio dello Stato, con una notevole rilevanza in esso delle spese generali e di funzionamento, che ovviamente non sarebbero eliminate con questa riforma. Sarebbe, quindi, più opportuno eliminare i tanti privilegi che ancora esistono e non continuare a ridurre gli "spazi di democrazia".

Credo invece che, qualora a vincere fosse il sì, si consegnerebbe il Paese nelle mani di una sola persona che avrebbe libertà e autonomia sproporzionata e senza contrappesi istituzionali. È davvero questo che vogliamo? È davvero questo lo spirito che ha mosso i Padri Costituenti? Nutro seri dubbi a tal proposito.

Per apportare delle modifiche ad un testo così importante bisogna perseguire la strada del dialogo, del confronto e della discussione costruttiva. Cose che ad oggi sono mancate! Per questo ho deciso di aderire al comitato “Scelgo NO” al referendum costituzionale.

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