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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Congedo: "Filobus ed estimi, due errori del centrodestra. Salvemini? Senza coraggio"

Intervista al candidato del centrodestra che, dopo due anni, vuole tornare a Palazzo Carafa. Sull'ipotesi di ballottaggio esclude apparentamenti: "Continuerò a propormi ai leccesi con la mia visione"

LECCE - Ha dovuto vincere le primarie per affermare la sua leadership in un centrodestra confuso e litigioso fino a marzo. Poi ha accettato di presentarsi davanti al notaio per suggellare un patto politico-programmatico con Gaetano Messuti, giunto secondo nella consultazione interna alla coalizione, infine è partito per due mesi intensi di campagna elettorale.

Erio Congedo, consigliere regionale e coordinatore pugliese di Fratelli d'Italia, ha sempre accarezzato il sogno di fare il sindaco di Lecce, ma la scelte del centrodestra sono sempre state altre e, del resto, per due mandati il primo cittadino è stato Paolo Perrone, il cognato. Per gli avversari si tratta di un'ombra pesante, ma il candidato ha sempre rivendicato la sua autonomia, la sua passione, la sua idea di città e di leadership con le quali vuole convincere i leccesi a portarlo a Palazzo Carafa.

Il suo destino politico, negli ultimi 20 anni, l’ha vista tra i banchi del centrodestra in consiglio regionale. In questa campagna elettorale, breve considerando la durata, ma intensa quanto ad agenda e iniziative,  che stimoli ha trovato negli angoli della città che per forza di cose ha vissuto meno di quanto avrebbe voluto?

"L’unica cosa davvero sorprendente è stata la straordinaria voglia di partecipare alle scelte che li riguardano, da parte di cittadini, associazioni e categorie. Di partecipazione ne sentono tanto parlare, ma ad oggi le scelte continuano ad essere calate dall’alto. Ho incontrato tante persone con tante cosa da dire, con idee molto chiare sulla città, ma che non hanno mai trovato interlocutori davvero interessati ad ascoltarle. Io mi candido ad esserlo. Lo vado ripetendo fin dal giorno dell’annuncio della mia candidatura, già alle primarie: ascolto, partecipazione e confronto saranno, per me, metodo e stile di governo".

Posto il giudizio di mediocrità sull’esperienza dell’amministrazione Salvemini che ha più volte ribadito, è difficile davvero pensare che tutti i mali siano maturati in 18 mesi. Cosa c’è della gestione del centrodestra di Adriana Poli Bortone e di Paolo Perrone che lei non rifarebbe e su quali percorsi, invece proseguirebbe?

"Il mio giudizio sull’amministrazione Salvemini è sempre stato un sei politico, non credo si possa definire mediocrità. Possiamo dire che la performance è rimasta molto lontana dalle aspettative. In sintesi potrei dire: mancanza di coraggio. Tutto qui. Della Poli, non avrei fatto la scelta del filobus, mentre proseguirei sulla valorizzazione delle marine. Quello che non rifarei della gestione Perrone, probabilmente, è quella famosa delibera sul riclassamento degli estimi catastali. Proseguirei, invece, il suo lavoro sulle periferie. Ricordo, infatti, che il suo progetto sulle periferie si classificò terzo a livello nazionale, garantendo al comune un finanziamento di 18 milioni che, successivamente, Salvemini non ha saputo mettere adeguatamente a valore".

Un tema “forte” della sua comunicazione è stato il legame che unisce il centrosinistra regionale a quello cittadino, parlando del governatore Emiliano come di una sorta di regista occulto. Se lei fosse eletto, però, per almeno un anno dovrebbe dialogare con la Regione che gestisce strumenti e risorse molto importanti per la vita delle singole città. Ci sarebbe collaborazione istituzionale?

"Il mio senso delle istituzioni è noto. Senza ombra di dubbio ci sarebbe leale collaborazione istituzionale, da parte mia. Piuttosto, sarebbe il caso di rivolgere la stessa domanda anche ad Emiliano".

L'appello video di Saverio Congedo

Il centrodestra, forte della sua storia, ambisce alla vittoria al primo turno. Ma, se fosse ballottaggio, sarà Adriana Poli Bortone la destinataria della sua prima telefonata?

"No. Non me ne voglia nessuno, ma in qualunque caso, con qualsiasi risultato, il mio primo pensiero andrà a mia moglie e ai miei figli. Dopodiché, se proprio ci dovesse essere bisogno del ballottaggio, continuerei semplicemente a propormi a tutti i cittadini leccesi con il mio progetto e la mia visione di città, così come ho fatto fin dal momento della mia candidatura alle primarie".

Nella sua giunta ci sarebbe spazio per competenze tecniche o si rispetterà in toto il principio della proporzionalità delle liste?

"Io penso che una città, di fatto metropolitana, come Lecce sia chiamata, in questa epoca, ad affrontare sfide e delineare prospettive future con visione e coraggio. Sono fortemente convinto che per questo tipo di impostazione dell’attività di governo sia necessaria una squadra politica, più che tecnica. Le liste che mi sostengono rappresentano un perfetto mix di esperienza ed energie nuove, di partiti e movimenti civici, al cui interno sono presenti anche tante competenze professionali provenienti dalla società civile. Sono certo che la pattuglia di consiglieri che entrerà nell’assise cittadina avrà le stesse caratteristiche e conterrà tutte le competenze necessarie a implementare la visione di futuro che propongo alla mia città. Per quanto riguarda le competenze tecniche, abbiamo una macchina amministrativa comunale perfettamente all’altezza di coadiuvare la politica. Una struttura che deve solo essere messa nelle condizioni ideali di esprimersi al meglio".

Domenica si vota anche per le europee e i sovranisti sperano di assestare un gran colpo a socialisti e popolari. Lei che Europa auspica per il futuro, per i nostri figli?

"Auspico meno burocrazia e più politica. Gli italiani in questi anni hanno vissuto sulla loro pelle i disagi causati da una politica europea spesso troppo distante dai bisogni reali delle persone. Proprio da questo è necessario partire per costruire le basi di un percorso diverso e migliore per i nostri figli e per i nostri nipoti".

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