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Il sindaco di Casarano: "La crisi spalanca le porte alle infiltrazioni mafiose"

Gianno Stefano ribadisce con insistenza di voler difendere l'amministrazione da ipotesi di collusioni: "Il nostro operato è blindato" e non risparmia critiche alla Mastrogiovanni

LECCE – Il sindaco di Casarano, Gianni Stefano, non cede di un millimetro. La sua amministrazione, sostiene nell’intervista che segue, è stata blindata da ogni tentativo di perseguire un interesse diverso da quello pubblico.

La criminalità organizzata c’è e si fa sentire, aggiunge, ma il clima in città non può essere definito mafioso e l’istituzione comunale non è collusa con i clan: rispetto a questa ipotesi il primo cittadino non esita a parlare di strumentalizzazione da parte dalla direttrice del Il Tacco d’Italia, Marilù Mastrogiovanni, che nei giorni scorsi ha ricevuto palesi e volgari minacce su facebook da parte di un consigliere comunale Loris Luigi Stefano tirato in ballo da una informativa depositata in procura che contiene intercettazioni del 2012 e dell’anno successivo. L’esponente della maggioranza si è poi dimesso.

Sindaco, lei ha preso le distanze dalle espressioni aggressive e minacciose del consigliere, ma sul merito dell’articolo di Marilù Mastrogiovanni, che riporta stralci di una informativa degli inquirenti in suo possesso, non ha da dire nulla?

Io non so quanto quel merito abbia merito. Io non ho stima della giornalista che ha redatto quel pezzo e questo non per motivi personali: una giornalista che costruisce le proprie inchieste su dati non veritieri, parlo del passato, e palesemente manipolati per giungere alle proprie tesi e mi riferisco a quando scriveva che il Comune ha tenuto fermi i beni confiscati, cosa non vera, quando ha detto che è stata cambiata la numerazione della strada dove insiste l’immobile perché non fosse utilizzato, quando dice che è ancora utilizzato da alcuni dei comproprietari, non dice la verità o dice solo mezze verità. Venendo a quanto riportato nell’ultimo articolo, anche qui ci sono passaggi non veritieri: quando parla dell’impianto di compostaggio che avrebbe ricevuto tutti i pareri favorevoli di Comune e Provincia, non sta dicendo la verità. Per quanto ricordo la Provincia ha tenuto la conferenza dei servizi, si sono espressi sfavorevolmente Asl, Arpa e Comune di Casarano. L’unico nulla osta del Comune è stato sulla compatibilità urbanistica e non poteva essere altrimenti, ma non significa che sia stata acquisita l’autorizzazione per l’esercizio dell’impianto. Per quanto riguarda l’informativa, se non ho la certezza che sia rispondente alla verità, non me la sento di esprimere alcun giudizio.

Alla luce della reazione vergognosa del consigliere Stefano, non ritiene di aver sbagliato a far affiggere quel manifesto pubblico con il quale la collega veniva additata alla comunità? Non crede che quel precedente abbia spinto qualcuno a oltrepassare i limiti della decenza?

No, assolutamente. Non credo sia stato quello  l’elemento scatenante. Quel manifesto era una reazione alla strumentalizzazione di una vicenda che vedeva coinvolta una intera comunità per colpire chi, l’amministrazione, il sindaco? Non è giusto dire che una intera comunità è mafiosa, per giunta sostenendo quelle tesi con dati non rispondenti al vero. Era una reazione a quel modo di fare giornalismo.

L’omicidio di Potenza ha rappresentato un salto di qualità o se vogliamo un ritorno al passato a metodi che forse troppo sbrigativamente abbiamo ritenuto archiviati. Che clima avverta a Casarano in questo periodo?

Si è fatto pesante perché le persone vengono comunque coinvolte da questi fatti, ma anche inculcare l’idea che un’amministrazione sia collusa con la mafia disorienta il cittadino. Per fortuna noi viviamo in una città piccola e sanno bene chi è la persona del sindaco, chi l’assessore, chi il giornalista. Grazie a questo possiamo mantenere i rapporti di fiducia con la città, altrimenti l’informazione per il ruolo che ha, quando è utilizzata male, non può che fare danni.

Lei sente come attuale e concreto il rischio di infiltrazioni nel tessuto economico, sociale e anche politico della città?

Certo, già il fatto stesso che il territorio è in crisi economica spalanca le porte alle infiltrazioni della criminalità, su questo non ci sono dubbio. Viviamo la realtà e non ho difficoltà ad affermare questo perché quando un imprenditore ha difficoltà e non sa a chi rivolgersi – perché le banche non fanno credito, il volume d’affari non è più lo stesso – rischia di cadere nelle mani del malaffare. E’ un rischio non solo di Casarano ma di tutti i luoghi dove la crisi morde. La nostra reazione come amministrazione di Casarano non è negare l’esistenza della criminalità, non possiamo chiudere gli occhi davanti a un omicidio, ma da questo a dire che l’intera comunità è pervasa da un clima mafioso, me ne guarderei bene.

Lo scioglimento recente del consiglio comunale di Parabita, a pochi chilometri da qui, è un segnale chiaro. Secondo lei quanto è forte oggi la criminalità organizzata nel basso Salento?

Questo non sono in grado di dirlo, non ho gli strumenti per farlo né sono un inquirente. Questa domanda dovrebbe rivolgerla a chi fa indagini.

Crede che chi ha responsabilità politica faccia abbastanza per scongiurare la presenza di persone sospette nelle proprie liste oppure si concede troppo pur di vincere una tornata elettorale?

Le posso parlare della mia condotta politico-amministrativa: non ho mai cercato le persone in funzione del consenso o del traguardo del cinquanta per cento più uno. Ho sempre basato le mie scelte su quello che potevano darmi sul piano umano, professionale, di supporto all’attività amministrativa. Questo non significa che non ci possa essere stato qualcuno che sia andato oltre questo mio pensiero o che io non conoscessi abbastanza a fondo da poter magari alzare gli argini, non posso dire di non aver fatto tutto quello che era indispensabile. Ho fatto quello che era necessario laddove mi sono accorto che c’era o potesse esserci qualche interesse che travalicava quello pubblico. Tutte le scelte di questa amministrazione sono state fatte per l’interesse collettivo. Se poi c’è stato qualcuno che avesse interessi personali, nel mio operato non è emerso: io non avrei mai acconsentito. Se c’è stato qualche tentativo, è stato occultato alla mia conoscenza.

Ma come ha reagito alle dimissioni del consigliere, con rammarico per quanto accaduto, con sollievo?

Io le ho recepito come atto dovuto: dopo quelle esternazioni non c’era via di ritorno, se non le avesse presentate gliele avrei richieste io perché uno che rappresenta le istituzioni non può nella maniera più assoluta avere certi atteggiamenti.

Il 21 marzo, tra pochi giorni, ci sarà qui a Casarano la manifestazione provinciale di Libera: una scelta non casuale. Che messaggio manda ai suoi cittadini e più in generale all’opinione pubblica salentina?

Chiaramente io in qualità di sindaco non posso garantire ciò che non mi compete. L’unica cosa che posso garantire e lo faccio ad alta voce è che l’operato di questa amministrazione è stato blindato da qualsiasi interesse diverso da quello pubblico. Non ho nessuna difficoltà a dirlo e sono gli atti a parlare. Così come ho detto davanti al prefetto in consiglio comunale: se c’è qualcuno che sa qualcosa, parli, dica se ha dei sospetti qualsiasi cosa che possa indirizzare gli inquirenti. Purtroppo non si è fatto nulla in questo senso, si è rimasti sul piano del chiacchiericcio, sull’utilizzo delle informazioni e dei social per avere benefici politici. Da un punto di vista concreto mi aspetto che qualcuno dica l’amministrazione ha agevolato Tizio o ha impedito a Caio di fare la tale cosa, ma ci devono essere degli atti altrimenti stiamo parlando del nulla.

Mi consenta sindaco. ma in questo momento a Casarano il problema principale è il presunto uso distorto dell’informazione oppure un omicidio così grave e la presenza della criminalità?

Io non voglio metterle assolutamente sullo stesso piano, sono due questioni diverse, per certi versi entrambe importanti. Da una parte la criminalità organizzata che ha fatto sentire la propria presenza e la propria influenza sul territorio, cosa che c’è ed è innegabile ed è un fatto gravissimo per questa comunità, dall’altra l’utilizzo dell’informazione che non va solo nella direzione di rappresentare verità e conoscenza ma viene utilizzata per i propri scopi. 

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