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L'occasione persa: finanziati cinque progetti salentini, ma Lecce non c'è

Rita Miglietta spiega perché il capoluogo non ha potuto accedere al percorso di riqualificazione che invece ha premiato altri comuni della provincia

LECCE – Melendugno, Ugento, il raggruppamento di Andrano (capofila), Diso, Ortelle e Spongano e quelli di Gallipoli (capofila) Alliste,Racale e Taviano potranno riqualificare il proprio litorale con milioni di euro stanziati dalla Regione Puglia. Lo ha confermato l’assessore regionale alla Pianificazione territoriale, Anna Maria Curcuruto.

Ma perché Lecce non è nell’elenco? La ragione è molto semplice. Spiega Rita Miglietta, di Lecce Città Pubblica: l’amministrazione non ha mai individuato formalmente l’ambito di rigenerazione, per avendo una costa con forti elementi di degrado, condizione essenziale per poter accedere ai finanziamenti.

“Negli anni scorsi la Regione ha individuato con il Piano paesaggistico territoriale un elenco di 16 paesaggi costieri ad alta valenza paesaggistica, da sottoporre, prioritariamente, a progetti di riqualificazione e valorizzazione. Dopo una manifestazione di interesse rivolta ai comuni costieri compresi in quell'elenco  -‘Le marine di Lecce’, rientrano- pervennero 27 proposte, di cui 5 beneficiarie di un percorso di progettazione da avviare con la Regione”. Il quinto è quello del Comune di Torchiarolo.

“Abbiamo ricordato nei giorni scorsi, il dimenticato e mai completato programma di rigenerazione sulle marine. Abbiamo a suo tempo segnalato questa importante occasione per San Cataldo, Frigole, Torre Chianca e Torre Rinalda che imponeva un'urgente revisione della rigenerazione urbana della città. Nulla. Dopo 20 anni Lecce non è in grado di proporre una progettazione a regia pubblica delle sue marine”.

In pratica i comuni che si sono visti attribuire i finanziamenti potranno valorizzare il water front inteso come spazio pubblico,”recuperare gli arenili ma anche i beni archeologici, storici e paesaggistici che insistono sulla costa; realizzare reti di mobilità dolce, valorizzare le infrastrutture viarie esistenti prevedendo parcheggi, servizi navetta, strade parco”.

“Per parlare di San Cataldo – conclude Miglietta - bisogna avere la giusta percezione del tempo perduto, la giusta percezione delle occasioni perse. Per cambiare rotta serve mettere sul tavolo un progetto, il suo disegno, i suoi costi: dov'è?”

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