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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica Melendugno

La vicenda del gasdotto Tap in un’interrogazione parlamentare

Gli esponenti radicali interrogano alcuni ministri sul progetto che approderà a San Foca, chiedendo ragione della variazione del percorso iniziale, che prevedeva l'arrivo della condotta nell'area industriale costiera brindisina

MELENDUGNO - Il gasdotto Tap approda in Parlamento, con un’interrogazione a firma della rappresentanza radicale in Parlamento (Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci e Maurizio Turco), indirizzata ai ministri dell'ambiente, della cultura e del turismo. Nel testo si chiede ragione dello spostamento della tratta che, all’origine prevedeva di portare in Italia il gas dal Caucaso, conducendo l'infrastruttura energetica direttamente a Brindisi nella zona industriale costiera e che, “per motivi in gran parte ignoti”, la Tap avrebbe trasferito a San Foca, con l’aggiunta di 20 chilometri sulla terraferma, fino a raggiungere il territorio di San Donato, dove si allaccerebbe alla rete Snam.

Nell’interrogazione, si specifica come l’area industriale brindisina (quella della centrale Cerano-Federico II e della EdilPower ), predisposta urbanisticamente ad accogliere simili infrastrutture la cui “notevole intrinseca pericolosità le rende inidonee in zone balneari e turistico-insediative nonché agricole”, si presterebbe a vedere convertite le centrali dal carbone al gas, come peraltro richiesto da associazioni mediche come la Lilt (Lega italiana per la lotta ai tumori) e quelle ambientaliste come Save Salento, Tramontana e Forum ambiente e salute.

Gli ambientalisti giudicano “infelice” l’approdo a San Foca, e dannosa la realizzazione di “un enorme disastroso serpentone di gasdotto sulla terraferma”, che comporterebbe lo “sventramento, danneggiamento e messa in stato di pericolo, di aree di altissima valenza insediativa, turistica, agricola, ambientale e culturale, assolutamente non industrializzate e vergini del basso Salento ed in particolare dei territori di Melendugno, Vernole, Castrì, Lizzanello, Cavallino e San Donato”.

Le principali preoccupazioni, dunque, si evidenziano per ciò che concerne il tracciato su terra, che “dovrà snodarsi sul territorio della provincia per ben 20 chilometri, un'enormità, superando con una trivellazione orizzontale (circa 800 metri) una falesia, quella di Punta Cassano, già interessata da fenomeni di erosione, e, quindi, tagliando trasversalmente una buona metà della penisola salentina, con un cantiere che avrà un'ampiezza compresa tra i 23 e i 30 metri e una profondità di 4 metri”.

“Il tutto – si legge - comporterà inevitabilmente una notevole movimentazione di terra, suolo e vegetazione, con l'interessamento di una fascia di territorio della costa e dell'entroterra massimamente protetta dai vincoli di carattere ambientale e paesaggistico previsti dal Piano urbanistico territoriale tematico (Putt), nonché caratterizzata da elementi archeologici di cui l'Ecomuseo dei paesaggi di pietra di Acquarica di Lecce è testimonianza”.

L’area del progetto sarebbe peraltro interessata già da “un oneroso progetto di impianto di 11 megatorri eoliche, per la cui difesa i cittadini e le associazioni del Salento hanno dato vita ad un'intensissima mobilitazione proprio a partire dall'inizio del 2011”. L’effetto “combinato” delle due opere di infrastrutturazione porterebbe ad uno “sconvolgimento intollerabile dell'attuale cifra ambientale e paesaggistica dell'area – sottolineano i parlamentari - e a preoccupanti ripercussioni sulla praticabilità quotidiana e sulla fruibilità di quei luoghi da parte di cittadini, agricoltori, proprietari, turisti e studiosi”.

Inoltre, con la realizzazione dell’ultima variante del gasdotto Tap, il basso Salento si troverebbe nella situazione di un “concentramento cumulativo di più gasdotti” poiché una prima condotta della ditta South Stream è già in progetto di sbarco, sempre a partire dai Balcani, nella rada di Otranto, con un percorso di 1,5 chilometri a terra (on-shore). Gli interroganti chiedono come mai sia stato variato l’originario progetto che prevedeva l’attracco del gasdotto a Brindisi e direttamente nella zona industriale costiera.

Ai ministri, invece, chiedono “se e quali azioni intendano promuovere per evitare, secondo una logica di opportunità tecnica e geologica, di economicità, ed ambientale la realizzazione dell'ultima variante progettuale del gasdotto della Tap inerente il passaggio lungo la terraferma, nel cuore del territorio salentino, del pericoloso e impattante gasdotto”; ed ancora “se e quali iniziative si intendano promuovere per la riconversione delle centrali Cerano-Federico II di Enel e Brindisi Nord di EdiPower dal fossile al gas” e “se siano all'esame soluzioni alternative all'approdo del gasdotto della ditta”.

 

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