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Sabato, 20 Aprile 2024
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“Senza soldi, chiudiamo i battenti”. I lavoratori dell’orchestra incontrano le istituzioni

Assemblea pubblica dei dipendenti della Fondazione Ico Tito Schipa di Lecce con gli amministratori di Comune, Provincia e Regione. Individuata la priorità: garantire la chiusura della stagione fino a dicembre, per non perdere il finanziamento del Fus

LECCE – Una carrellata di istituzioni impegnate nella medesima battaglia: salvare l’arte e la cultura messe in ginocchio dai tagli governativi. Tuttavia, dalla prima assemblea pubblica indetta presso l’hotel Hilton di Lecce dai dipendenti della Fondazione Ico Tito Schipa, non se n’è cavato un ragno da un buco.

Tutta colpa del vil denaro. Senza molti giri di parole, ciascun ente locale (dal Comune, alla Provincia fino alla Regione) si è detto ben disposto a fare la propria parte, ma i conti non tornano. Ed in attesa che il governo faccia chiarezza sulle competenze delle provincie, il futuro dei lavoratori di una delle prime dieci istituzioni concertistico orchestrali d’Italia sembra vacillare.

Per comprendere la situazione bisogna fare un piccolo passo indietro: la Fondazione, finanziata per il 90 percento dall’amministrazione di Palazzo dei Celestini, è riuscita a tenere i propri conti in ordine fino alla mannaia del recente riordino delle provincie. Nessuna sbavatura, nessun debito contratto. Nel bilancio annuale è stata prevista anche una voce di disavanzo che si sarebbe potuta coprire attingendo ai soldi di un fondo autonomo. E questo nonostante gli incassi del botteghino, come sempre, risicati per colpa della crisi. E nonostante la fetta più grande della spesa sia costituita dalla retribuzione del personale, a differenza di quanto accade nella Ico di Bari i cui lavoratori sono alle dirette dipendenze dell’ente provinciale.

“Abbiamo risparmiato tanto e anche quest’anno avremmo potuto ottenere il pareggio di bilancio, senza neppure intaccare il fondo autonomo”, ha precisato Grazia Manni, direttrice amministrativa della Ico. Ma i progetti sono completamente saltati per via dei tagli sanciti dalla legge Delrio e dalla legge numero 89 del 23 giugno che stanno mettendo a repentaglio il più sostanzioso finanziamento pubblico.

Quello erogato dalla Provincia, dunque, come denunciato più volte e ribadito nell’incontro odierno anche dal presidente Antonio Gabellone e dalla vicepresidente Simona Manca. “Nonostante le continue sforbiciate abbiamo permesso alla Fondazione di tirare avanti, distribuendo circa 2 milioni di euro l’anno e, nell’attesa che gli altri enti facessero la loro parte, anche quest’anno abbiamo anticipato i soldi per retribuire gli stipendi dei professionisti – ha spiegato quest’ultima -. Ora, per via del previsto bonus da destinare allo Stato, verranno a mancare 5 milioni di euro”.

La programmazione concertistica è stata garantita fino alla fine di luglio, quindi, ma da settembre in poi si spalanca un grande interrogativo. Nonostante la delibera del Consiglio d’amministrazione, che programma l’attività concertistica fino alla fine dell’anno, l’orchestra potrebbe chiudere i battenti per mancanza di fondi. Si tratta di un’ipotesi “sciagurata” per l’intero panorama artistico salentino. Con una conseguenza drammatica: l’Orchestra, nel caso in cui non riuscisse a portare a termine il proprio lavoro, perderebbe il riconoscimento istituzionale ed i requisiti minimi per accedere al Fondo unico dello spettacolo. Il Fus, infatti, è calcolato sulle prestazioni ‘ a consuntivo’. Ed è proprio questa l’emergenza individuata dall’assessore regionale alla Cultura, Silvia Godelli e dall’assessore allo Sviluppo economico, Loredana Capone: “Bisogna capire innanzitutto se riusciremo a completare l’anno finanziario in corso, in modo da non rischiare di perdere il Fus e avere margini per operare pressioni future sul governo”, hanno precisato.

I rappresentanti delle istituzioni hanno scelto di darsi questa priorità. Partendo dai conti fatti a bocce ferme: il contributo della Regione e del Comune ammonta a 120 mila euro ciascuno. La Provincia è chiamata a sborsare, invece, 700 mila euro. “Stiamo facendo il possibile per accorciare la distanza tra quanto avevamo preventivato di spendere e l’attuale taglio deciso dal governo”, ha ammesso Gabellone, sottolineando che, al netto, dei salti mortali, ci sarà da coprire un sostanzioso ammanco. Il problema, dunque, è tutt’altro che risolto. 

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