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Sabato, 20 Aprile 2024
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Abolizione delle Province: l'Upi fa quadrato e il Consiglio dice no

No all'Italia senza province. Anche il consiglio provinciale di Lecce si è riunito su proposta dell'Unione delle province per ribadire la sua contrarietà: "Verrebbero meno le garanzie democratiche"

LECCE – L’Italia delle province. L’Italia senza province. Il dilemma incalza dopo l’approvazione da parte del Governo Monti del testo di legge costituzionale sull’abolizione degli enti, che potrebbe entrare il vigore, con l’attribuire delle funzioni provinciali ai comuni, a partire dal 31 dicembre di quest’anno. Una corsa contro il tempo che l’Upi (l’Unione delle province) vorrebbe quanto meno rallentare ad iniziare dalla delibera in discussione questa mattina in tutti i consigli provinciali d’Italia. Argomento: “No all’Italia senza province”. Ovviamente. E così, anche a Palazzo dei Celestini, il consiglio provinciale, presieduto dal presidente Antonio Gabellone, si è riunito, 29 presenti, otto i consiglieri assenti, per esprimersi sull’argomento. Tutti, ma c’era d’aspettarselo, hanno detto no alla soppressione delle province.

Ma perché le province d’Italia, ritenute dai detrattori buone solo per la politica e voragine di denaro pubblico se si pensa agli incarichi, ai doppi incarichi, agli stipendi di assessori e presidenti, forza lavoro e quant’altro non dovrebbero essere abolite? Secondo l’Upi perché ci sarebbero meno garanzie democratiche, verrebbero garantite meno opportunità a chi è più debole, diminuirebbe l’identità locale fatta di storia e cultura e le istituzioni si allontanerebbero dai cittadini.

“Oggi tutte le Province italiane – scrive in una nota il presidente dell’Upi Giuseppe Catiglione - saranno impegnate in Consigli Provinciali aperti per ribadire il netto dissenso ad una Italia senza le Province. Si tratta di un evento che riveste una enorme importanza sia dal punto di vista politico, per continuare a sostenere e dare forza al lavoro che l’Upi sta portando avanti neri confronti dei partiti, del Governo e del Parlamento, sia per informare i cittadini e le comunità locali rispetto all’operazione di cancellazione delle Province”.

“Abbiamo più volte sottolineato nei nostri incontri e nelle assemblee – aggiunge - quanto decisivo sia riuscire a fare comprendere alle nostre comunità non solo il valore esclusivamente demagogico e propagandistico della campagna contro le Province, quanto anche cosa accadrebbe all’Italia, ai cittadini, una volta cancellate le Province”.

“Per questo la giornata del 31 gennaio 2012 – conclude - dovrà essere un momento di riflessione e dibattito, ma soprattutto un’occasione per dare sostanza e concretezza all’operazione verità che l’Upi sta portando avanti attraverso Dossier e studi, come quello elaborato dalla Bocconi, sui reali costi delle Province, sui servizi resi ai cittadini, sull’utilità e il valore di questa istituzione e sulle falsità rispetto agli inesistenti risparmi che si avrebbero dalla loro abolizione”.

Cosa propone l’Upi. In realtà l’Unione delle province chiede al Governo e al Parlamento di approvare una riforma organica delle istituzioni di governo di area vasta che sia basata su priorità che, per esempio parla di accorpamento delle provincie. L’Upi propone, più nel dettaglio, l’ntervento immediato di razionalizzazione degli enti provinciali attraverso la riduzione del numero delle stesse amministrazioni: la razionalizzazione dovrà essere effettuata in ambito regionale, con la previsione di accorpamenti tra Province, mantenendo comunque saldo il principio democratico della rappresentanza dei territori, con organi di governo eletti dai cittadini e non nominati dai partiti.

Altra proposta è la ridefinizione e la razionalizzazione delle funzioni delle Province, in modo da lasciare in capo alle Province esclusivamente le funzioni di area vasta. E ancora: l’eliminazione di tutti gli enti intermedi strumentali (agenzie, società, consorzi) che svolgono impropriamente funzioni che possono essere esercitate dalle istituzioni democraticamente elette previste dalla Costituzione. L’istituzione delle Città metropolitane come enti per il governo integrato delle aree metropolitane; il riordino delle amministrazioni periferiche dello Stato, legato al riordino delle Province; la destinazione dei risparmi conseguiti con il riordino degli enti di area vasta ad un fondo speciale per il rilancio degli investimenti degli enti locali.

Salvatore Piconese-13-2Stando ai dati forniti dall’Upi, poi, le province rappresentano solo l’1,35 per cento della spesa complessiva del Paese (813 miliardi di euro), incidendo con una “modesta” cifra si attesta su 11 miliardi di euro. Un carrozzone che in tempi di crisi economica e di riorganizzazione sui costi della politica l’Italia si accinge a staccare.

All’inizio della seduta la consigliera provinciale del Partito democratico,  Loredana Capone, dopo avere vinto le primarie del centrosinistra come candidata a sindaco di Lecce, ha dato le dimissioni, preannunciate, dalla carica, mantenendo quella di vice presidente della Regione Puglia. Al suo posto subentra Salvaltore Piconese, sindaco di Uggiano La Chiesa.

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