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Giovedì, 18 Aprile 2024
Politica

I docenti delle graduatorie ad esaurimento chiedono l’intervento del Governo

Ancora polemiche intorno alla legge “buona scuola”. Intervengono gli insegnanti per chiedere garanzie e modifiche, così da tutelare i diritti di tutti i precari

LECCE – In riferimento all'incontro tra i precari della scuola ed i cosiddetti "esodati" che si è tenuto qualche giorno addietro presso la Provincia di Lecce, è intervenuto uno dei membri delle graduatorie ad esaurimento (Gae) di Lecce, chiedendo a tutte le forze politiche di intervenire, con la massima urgenza, per quanto sta accadendo a docenti e alunni a causa della legge 107/15 “Buona scuola”.

“In gioco – scrive in una comunicazione ufficiale inviata alla stampa – ci sono il lavoro, la dignità e la possibilità di sostentamento di migliaia di famiglia e non le doglianze di alcuni docenti che il lavoro ce l'hanno, hanno 13 mensilità assicurate grazie ad un posto pubblico, ed ora si rifiutano di rispettare quelle stesse regole che hanno accettato nell'istante stesso in cui hanno inviato la propria domanda volontaria di assunzione, con l'indicazione di 100 province in ambito nazionale”.

“L'effetto immediato di questa politica – si precisa- consiste nello schierare i docenti gli uni contro gli altri, in modo che non abbiano più la forza di lottare uniti”. La lettera definisce, nel dettaglio, gli aspetti normativi più controversi della legge 107/15 evidenziando come l’effetto dichiarato di tale “frettolosa legge sia ufficialmente quello di abolire il precariato per garantire la continuità didattica agli alunni; introdurre nuove professionalità cui affidare la formazione degli studenti italiani tramite l'introduzione delle figure dei potenziatori; introdurre un piano straordinario di mobilità per far rientrare in sede i docenti di ruolo da decenni in province lontane che così, finalmente, avrebbero potuto ottenere il trasferimento nelle sedi di residenza senza necessità di chiedere annualmente le assegnazioni provvisorie”.

Le vere motivazioni del piano però, sarebbero state altre: “Evitare, in extremis, la procedura di infrazione iniziata dall'Ue contro l'Italia per abuso di contratti a termine ed evitare i conseguenti risarcimenti milionari che sarebbero stati riconosciuti dai tribunali del Lavoro”.

“Le fasi previste dal piano straordinario di assunzione sono 4 – puntualizza la missiva inviata alla stampa -: 0, A, B e C. Per le fasi 0 ed A si è proceduto come si era sempre fatto, cioè assegnando il ruolo (assunzione a tempo indeterminato) o in base alle cattedre disponibili nella provincia in cui si risultava inseriti in Gae ( graduatorie ad esaurimento) o dove si era inseriti in Gm a livello regionale ( graduatorie di merito in quanto vincitori dell'ultimo concorso bandito nel 2012)”.

Il problema sarebbe sorto con le fasi B e C per le quali le regole sarebbero cambiate successivamente determinando “il tradimento dei diritti dei più deboli da parte proprio di quello dello Stato che dovrebbe tutelarli ma che, al contrario, li punisce, cambiando le regole in favore di chi ha aderito al piano evitandone il fallimento”.

sit in provincia 3-2“Se la legge è legge, ognuno ha operato la propria libera scelta in base alla propria situazione personale: alcuni hanno fatto domanda, tanto, al più, sarebbero rimasti a lavorare in banca (ed ora si trovano docenti di ruolo senza un giorno di precariato), altri hanno accettato di avere il ruolo subito ma dove l'algoritmo li avrebbe destinati, altri infine, i più deboli, che hanno dovuto scegliere di non presentare domanda per non finire in località sfornite di centri di cura di cui necessitano o, magari, perché essendo soli, senza genitori o coniuge, non può lasciare figli piccoli o genitori bisognosi di cure”.

“Tutto questo avrebbe tutelato un po' tutti: i docenti di ruolo assunti prima del 2015-16, da anni fuori sede, sarebbero rientrati; chi se lo poteva permettere, accettava il patto del ruolo subito su sede ignota; chi non se lo poteva permettere accettava di attendere un poco di più per il ruolo, ma con la certezza di averlo per scorrimento nella propria provincia”, prosegue la missiva.

“Tutto ciò fino a quando il Governo, dati alla mano ad algoritmo completato, non si è reso conto che quasi tutti coloro sarebbero stati destinati presso sedi lontane da casa – si legge ancora-. Quindi è entrato in gioco il famoso emendamento Puglisi dal nome della parlamentare che anziché tutelare i residuati in Gae ha pensato bene di premiare chi aveva contribuito alla riuscita dello stesso, così ha chiesto ed ottenuto che la legge fosse cambiata. Quindi coloro che, secondo l’originario testo di legge non potevano più chiedere alcuna assegnazione provvisoria, hanno avuto la possibilità di chiederla anche per quest’anno,  e non solo sull’organico di diritto, ma anche su quello di fatto”.

I precari inseriti nella Gae chiedono, quindi, il rispetto della legge cui “si sono affidati”; l’abolizione immediata dell'emendamento Puglisi; l’abolizione delle assegnazioni provvisorie “attuate in modo selvaggio ed indiscriminato”. E ancora, chiedono di garantire una quota di assegnazioni provvisorie pari al 50 percento i neo-assunti che abbiano almeno 36 mesi di precariato alle spalle, ed il restante 50 percento alle Gae per ruolo e supplenze annuali; chiedono di impedire incarichi di sostegno a chi non ha il titolo di specializzazione regolarmente conseguito prima dell’entrata in vigore della suddetta legge. E ancora: la diminuzione degli alunni per classe; l’ampliamento dell’organico di potenziamento; l’inserimento dell’insegnamento del diritto in tutte le scuole; un piano quinquennale per lo smaltimento delle Gae.

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