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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica Via Umberto I

Tre ore sull'impalcatura di Santa Croce. Plateale protesta dei lavoratori Axa

Clamoroso gesto di quattro dipendenti della ditta che per conto della Provincia di Lecce svolge servizi di manutenzione, portierato e front-office. Poi un incontro con il presidente Gabellone, ma senza un intervento del governo sui tagli della legge finanziaria non sembrano poter esserci spiragli

LECCE – E’ durata tre ore la protesta di quattro lavoratori che, armati di bandiere sindacali, nella mattinata odierna sono saliti sul tetto di Palazzo dei Celestini e sull’impalcatura più alta della facciata della basilica di Santa Croce, oggetto di un intervento di consolidamento. La clamorosa iniziativa, partita intorno alle 10, ha richiamato in via Umberto I volanti della polizia, personale della Digos, un’ambulanza del 118 e due mezzi dei vigili del fuoco, tra cui un’autogru.

Solo alle 13 i manifestanti, che fanno parte del gruppo di una trentina di dipendenti dell’azienda Axa che per conto della Provincia di Lecce svolge da anni servizi di front-office, custodia e manutenzione, hanno accettato l’invito a scendere, ma solo dopo aver ottenuto un incontro con il presidente della Provincia, Antonio Gabellone.

Ancor prima, per circa un’ora, i consiglieri di minoranza Sergio Signore, Nunzio Dell’Abate e Mauro Scorrano sono stati ragguagliati dal presidente sul vertice di ieri a Bari con il nucleo interministeriale incaricato dell’attuazione della riforma Delrio. La proposta avanzata dagli enti locali è quella di ridurre i tagli imposti per le funzioni classificate come non fondamentali – politiche del lavoro e polizia provinciale, che per la Provincia di Lecce comportano l’impiego di 9 milioni di euro – e di dilazionare il pagamento dei mutui in modo da liberare risorse per rattoppare i bilanci che sono oramai sull’orlo del collasso.

Nelle more che il governo decida per lo meno come alleviare gli effetti collaterali della sua riforma, i lavoratori attendono risposte concrete che però, al momento, nessuno può o vuole dare. E l’imminenza della campagna elettorale per le elezioni regionali non aiuta certo a sgombrare il campo dagli equivoci rispetto ad una materia – il ridimensionamento della Province e la riorganizzazione delle competenze – che di per sé è complicata. Di certo c’è che il dirigente del Servizio finanziario della Provincia ha ritenuto impraticabile la strada di una variazione di bilancio per una breve proroga, ipotesi che era stata messa in campo durante il consiglio provinciale di venerdì nel corso del quale i lavoratori di Axa avevano occupato l’aula consiliare. Non ci sarebbero, infatti, i presupposti giuridici né quelli economici per pagare una fattura di 70mila euro più Iva al mese.

E così una struttura di utilità pubblica come la splendida bilblioteca Bernardini, dove si registra un afflusso di circa 100 persone al giorno, è costretta ad un’apertura part time garantita con il personale interno all’ente. Peggio ancora per la chiesa di San Francesco della Scarpa, autentico gioiello che meriterebbe di essere visitabile di giorno e anche di notte. Entrambi i siti, giova ricordarlo, fanno parte del complesso dell’ex convitto Palmieri, oggetto di un intervento di recupero e riqualificazione per circa 10 milioni di euro.

Come si è arrivati a questo punto? La Provincia di Lecce, nel maggio scorso, aveva deciso di sottoscrivere un nuovo contratto con Axa che prevedeva l’impegno di 2,7 milioni di euro per tre anni, ma non si è potuto procedere alla stipula – ha ribadito oggi Gabellone ai cronisti – per mancanza di copertura finanziaria. A quella data la riforma delle Province era stata già approvata e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale.

Si è dunque stabilito di procedere con una di proroga del contratto vigente. L’entrata in vigore della legge di stabilità ha però imposto dei tagli drastici e dunque gli impegni di spesa sono stati privati dei fondi necessari. L’ente, il 6 marzo, ha fatto sapere all’azienda di non poter procedere al pagamento della fattura e Axa si è ritrovata a dover comunicare ai dipendenti la mancanza di liquidità per onorare gli stipendi. 

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